In queste cronache da una libreria indipendente mi piacerebbe poter dare buoni suggerimenti su altre narrative, su case editrici che sperimentano e osano ma soprattutto su scrittori che vanno a rinvigorire un panorama italiano fiacco. Scrittori che diventano voci inconsuete capaci di sorprendere con i loro libri. Scrittori che con i loro romanzi sono capaci di raccontare storie perfettamente a fuoco e senza sbavature. Scrittori capaci di raccontare storie scegliendo le parole giuste che devono abitare dentro un libro. Abitare è anche la parola chiave di questa cronaca.
Mercoledì 25 settembre è venuto a trovarci uno di questi scrittori per la quarta volta. Accompagnato dall’editore Alberto Ibba, è tornato lo scrittore Gian Luca Favetto e ci ha condotti, in maniera impeccabile, tra le pagine di un libro dalla straordinaria forza narrativa e dal titolo Si chiama Andrea, da poco pubblicato per la casa editrice 66thand2nd.
Favetto è un grande affabulatore e tutte le volte che è passato dai Diari di Parma, che parlasse di Viaggi o di Letteratura, del processo di scrittura o della lettura come condivisione, di grandi scrittori o di grandi libri, ci ha sempre affascinati con la sua voce.
In questo ultimo romanzo ha saputo raccontare la storia di un agente immobiliare che verso il suo lavoro ha un atteggiamento particolare: più che dei clienti si preoccupa per le case, le vede indifese e vuole proteggerle da presenze indesiderate. Si chiama Andrea, il personaggio protagonista, e tutto il primo capitolo del libro è giocato sull’ambiguità di questo nome. Alberto Ibba ha fatto una cosa inusuale per un editore: parlare e spiegare un libro di una casa editrice che non era la sua. Ed è stato proprio lui a raccontarci che per le prime nove pagine si evitano accuratamente pronomi, declinazioni, e che occorre arrivare ai capitoli sucessivi per capire che Andrea è una femmina. Andrea è figlia di due genitori piuttosto assenti ed egocentrici, Anita, che è «l’incarnazione del sublime», ed Attila, che da sempre coltiva una certa arte della fuga. Riesce ad avere un’infanzia quasi felice grazie a due nonni affettuosi, Cêtìn e Domenica. Crescendo, con l’adolescenza cominciano, però, ad apparire altre persone, che iniziano ad abitarla. Scopre di ospitare in sé una compagnia di diverse personalità che a turno, come sul proscenio di un teatro, tentano di affacciarsi all’esterno per reclamare spazio: Mariobianchituttoattaccato, suo fratello, Mario Bianchi staccato, soprannominato lo Straniero, Danton Call, il Pischello, Elide, la Vecchia, Carmen… Un subbuglio di coinquilini che la popola, come in una casa, e in maniera tutt’altro che remissiva. Ci sarebbe un nome per questa condizione: Disturbo di personalità multiplo. Con una prosa incalzante e musicale e un uso della lingua mirabilmente studiato, Gian Luca Favetto racconta proprio di un personaggio afflitto da questo disturbo. Un personaggio unico e molteplice che con una vita sola ne abbraccia molte o forse infinite. Tanti novelli personaggi in cerca d’autore in questa indagine polifonica sulla identità dove l’unica certezza, poi, è che alla protagonista piacciono le case. Andrea vede e vende case, e cerca abitanti adatti alle case che sceglie perché le case sono la metafora migliore per ognuno di noi. Andrea le sceglie, le cura ed è sempre consapevole che le case non sono oggetti ma hanno un’anima. Le case parlano e lei le capisce e sa trovare gli inquilini giusti. Perché, proprio come accade per gli inquilini che ha dentro di sé, non sono loro a scegliere la casa, ma la casa a scegliere loro.
Gian Luca Favetto in libreria ha raccontato che il romanzo ha avuto un tempo lunghissimo di scrittura, quasi sette anni. Un tempo lungo e necessario per giungere al risultato che abbiamo sfogliato oggi, un oggetto di tutto pregio. Fondamentale nella svolta l’incontro con il giovane Raffaele Riba, che ne ha curato l’editing. Un amico dei Diari di Parma anche lui. Proprio nel gennaio scorso, Raffaele Riba ci aveva fatto conoscere la storia del custode di cascina Odessa, Gabriele, protagonista del suo romanzo La custodia dei cieli profondi, sempre edito da 66thand2nd.
Sempre per 66thand2nd era già uscito di Gian Luca Favetto Il giorno perduto, un romanzo lieve scritto assieme a Anthony Cartwright sui fatti di Heysel e quella finale di Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool.
Tra i tanti libri scritti da Favetto ci piace ricordare i due pubblicati da NN editore e entrambi presentati, con successo, da noi : Premessa per un addio, nella collana da lui curata, “ViceVersa” e Qualcosa che s’impara, uscito nel 2018 per la collana curata da Alessandro Zaccuri, CroceVia.
Del protagonista di Premessa per un addio, il geografo Tommaso Techel che misurava le distanze e si occupava di uomini più che di confini, poi, Favetto aveva portato, nel novembre del 2016 in libreria ai Diari, uno straordinario Reading in coppia con il cantautore Federico Sirianni. A quella serata e a quel Reading, unico evento a cui non ho partecipato in libreria, è legato un episodio molto significativo: l’ultimo sabato passato abbracciato nel letto al mio compagno di una vita, che dopo 23 anni, da lì a pochi giorni, mi avrebbe lasciato per sempre, stroncato da una leucemia fulminante.