“Non è logico supporre che persino le favole più stravaganti celino un fondo di verità?”
Ho letto DRACUL di Dacre Stoker e J.D. Barker, pubblicato dalla Casa Editrice Nord nella traduzione di Francesco Graziosi, poco tempo dopo aver letto un altro libro sulla storia di Dracula: I poteri delle tenebre, di Valdimar Asmundsson (Carbonio Editore), una versione tradotta dall’islandese e di recentissima scoperta.
Vi dico questo non per dare più o meno importanza all’una o all’altra storia, ma per farvi sapere che la vicenda letteraria di Dracula ha dato vita a un vero mondo letterario. Ce n’è di che divertirsi, appassionarsi, scandalizzarsi; c’è una tale vastità di materiale da studiare che non immaginate, con la conseguente possibilità di continuare ancora per molto a fare scoperte straordinarie.
Della vicenda originaria – molti si chiedono ancora oggi quale sia veramente – sono state date innumerevoli versioni alternative, e sono certo che questa di cui vi racconto non sarà l’ultima che leggeremo.
Tutto inizia nella più tradizionale delle realtà. Siamo all’interno di una nobile famiglia, genitori, figli e abbondante servitù. Il contrappeso a tutto questo “star bene” è la malattia di uno dei figli, costretto a vivere a letto, nel chiuso della sua stanza, protetto da madre e fratelli, curato dallo zio medico, e prediletto della tata Ellen.
Quest’ultima si rivela presto una tata molto particolare, non certo una Mary Poppins, ma anche in questo caso sono i bambini i primi a crederle, a vedere con i loro occhi speciali cose che gli adulti non vedono o non vogliono vedere.
Ellen scompare. Un giorno, all’improvviso, dopo che in casa è successo un fatto meraviglioso e inquietante insieme, Ellen se ne va.
I bambini sanno qualcosa, ma diventeranno grandi prima di agire. Solo leggendo scoprirete se le loro tardive azioni saranno state vane.
Questo libro di cui racconto oggi, Dracul, è un libro corposo, che si degusta con facilità e piacere nonostante il tema di fondo sia uno tra i due principali della letteratura di tutti i tempi, il male.
L’autore semina con cura e misurata gradualità piccoli particolari, pagina dopo pagina, soprattutto nel primo centinaio. Così la scrittura sembra anch’essa farsi rapire dal mistero, dalla storia, animandosi di vita propria e regalandoci a pagina 171 una prima svolta importante, forse proprio la crisi definitiva del romanzo, tanto che da lì in poi – e di pagine ne mancano molte – nulla sarà più come prima.
Arriviamo alla seconda parte del romanzo e, dopo che la prima si era svolta tutta al calduccio di casa, ora si esce. I bambini sono diventati uomini e donne adulti, l’autore continua a seminare indizi che ci preparano a conoscere lui: Dracul.
Cambia tutto, cambia la prospettiva, cambia la scenografia, si aggiungono attori e comparse in questa tragedia inimmaginabile o quasi.
Bram, Matilda e Thornley hanno bisogno di maggiore aiuto. La vicenda si fa più complessa, faticosa, terribile, a tratti insolubile e disperata.
Sembrano esserci mille vie d’uscita; ma ognuna ha dei limiti, presenta degli intoppi che non la rendono percorribile.
Ci sarà da faticare moltissimo per giungere ad un risultato sorprendente.
Prima ho parlato di “tragedia inimmaginabile o quasi” perché l’autore ha compiuto una scelta tecnica che scoprirete leggendo il libro, scelta molto interessante che stuzzica dall’inizio e fin quasi alla fine l’immaginazione del lettore. Questo romanzo è scuola di immaginazione.
E l’ultimo pensiero con cui vi lascio alla lettura di Dracul è una delle domande che io mi sono posto mentre leggevo: perché tanto male? Quanti Dracula dovremo ancora leggere per conoscere la verità ultima?
Buona lettura.
Da una nota degli autori:
“Bram Stoker non considerava Dracula una storia di fantasia, ma un avvertimento riguardo a un male estremamente reale.”