Non è raro notare, cari amici, come all’uomo comune non basti far bene il proprio «compito» personale e privato per godere di una vita soddisfacente. A volte – anzi, piuttosto spesso – ci si mette di mezzo la Storia con i suoi rivolgimenti terribili e l’agognata vita di equilibrio e crescita personale viene spazzata via in men che non si dica. È ciò che capita al protagonista di “Indignazione” (Einaudi), l’ultimo romanzo del grande Philip Roth. Marcus Messner, giovane ebreo di belle speranze, si trasferisce da Newark, nel New Jersey, in un college del lontano Ohio per sfuggire alle paranoiche paure del padre a proposito del suo presente e avvenire. Tuttavia, anche Marcus cova una grande paura, quella di essere arruolato come soldato americano nella guerra di Corea, la sanguinosa carneficina tra cinesi e americani degli anni ‘50. Dall’altro capo del mondo, con un anticipo di un decennio abbondante rispetto alle pene del giovane Messner, era andata in scena la più odiosa tra le repressioni, quella di matrice etnica e razziale. Quando la Storia del continente europeo arrivò al suo nefasto culmine (la seconda Guerra Mondiale) il regolamento di conti nei confronti degli ebrei di vari Paesi fu truce e definitivo. L’israeliano Nir Baram ne parla in “Brave persone” (Ponte alle Grazie), un composito affresco sulla vita e la morte nella Germania nazista e nell’Unione Sovietica stalinista alla fine degli anni ‘30. Alcune persone comuni si troveranno alle prese con l’ineluttabilità di un destino che non hanno cercato né voluto…
(PHILIP ROTH “Indignazione” , Einaudi, pp. 142, 17,50 Euro)
(NIR BARAM “Brave persone”, Ponte alle Grazie, pp. 564, 22 Euro)
(Sergio Roic – Corriere del Ticino, settimanale Extra Pag. 11, 22.1.2012)