Mi ritrovo nuotatore sospeso nel mezzo di una fossa oceanica: io, puntino di vita senza approdo alcuno, sotto di me chilometri di acqua nera, gelida, pronti ad abbracciarmi per sempre.
Tutto chiede salvezza è il nuovo romanzo di Daniele Mencarelli candidato all’edizione 2020 del Premio Strega. Dopo il successo del suo libro d’esordio La casa degli sguardi che ha visto otto ristampe e un notevole successo di critica (si è aggiudicato il Premio Severino Cesari Opera Prima, il Premio Volponi e il Premio John Fante Opera Prima) Daniele Mencarelli, poeta e narratore, ci regala una nuova intensa storia che pone al centro della narrazione il difficile e delicato tema del disagio mentale.
È la storia del TSO (il trattamento sanitario obbligatorio) che Daniele ha vissuto quando aveva vent’anni, nell’estate del 1994, anno dei Mondiali americani. È la storia di un ragazzo che si risveglia nella stanza di un reparto psichiatrico dopo che nella sua vita c’è stato un black out dovuto a una potente esplosione di rabbia. L’istinto, guardandosi intorno, è quello di scappare, ma quali potrebbero essere le conseguenze di un simile atto e soprattutto, si chiede, “da dove scappare”? Questi e altri interrogativi affollano la mente del giovane che deve fare i conti con quanto non può trovare una spiegazione del tutto razionale ricercando un senso, una via di salvezza, da quel “motore impazzito che gli gira in petto”.
Nella settimana del ricovero – sono sette giorni il tempo in cui si svolge questa storia che si dilata a dismisura fino ad abbracciare una dimensione fluida senza tempo e orologi a scandirne il battito – Daniele conosce Gianluca, Madonnina, Giorgio, Mario “che tanto assomiglia a Brian May dei Queen” e Alessandro, suoi compagni di stanza, ospiti del reparto psichiatrico.
“Cosa abita nei loro corpi?” – si domanda. Una malattia, forse, o un demone che a un certo punto ha invertito quell’ordine costituito che fa sì che possiamo definirci “normali”. Sono uomini ai margini del mondo quelli raccontati da Mencarelli, personaggi inquietanti e teneri, scombinati e allo stesso tempo dotati di una certa saggezza, travolti dalla vita proprio come Daniele, incapace di non soffrire e di non amare a dismisura.
Sono lì in quella stanza d’ospedale perché tutto a un certo punto è andato in frantumi come uno specchio che si rompe e non riesce più a rimandare un’ immagine d’insieme che abbia un senso compiuto. A far loro compagnia ci sono la paura, le ossessioni, i fantasmi che nella notte assalgono con una forza superiore i pensieri che vagano disordinati, senza riuscire a placarsi neanche per un attimo. Fuori da ogni giudizio ma con estrema compassione per la fragilità umana insita in ognuno, Daniele Mencarelli tratteggia i compagni di stanza, raccontandoceli attraverso il suo sguardo di poeta, facendoceli amare nella loro assoluta delicatezza esistenziale. Sospesi in una dimensione altra, senza alcuno schermo per proteggersi da emozioni tanto forti da non riuscire a farsi contenere tutte, saranno per lui come fratelli, dentro a quella realtà così distante da quella “fuori”. Nelle stanze dove si svolgono le vicende del romanzo infatti le abitudini scontate perdono di significato e ogni più piccolo gesto diventa fonte di immensa gioia come la possibilità di ordinare una pizza per cena la sera in cui gioca l’Italia ai Mondiali.
Daniele Mencarelli nel suo romanzo Tutto chiede salvezza racconta una dimensione spesso dimenticata dove si nascondono storie che ci ricordano una volta in più l’equilibrio precario su cui poggiano le nostre fragili esistenze, restituendo profonda dignità a tutte quelle vite dove la pazzia prendendo il sopravvento, ha fatto sì che non ci si potesse più riconoscere. E non è forse questo il compito di un poeta? Dire il vero che c’è in ogni anfratto di mondo.
Silvia Castellani