Di là dalle pianure di flanella, i grafici d’asfalto e gli orizzonti di ruggine sbilenca, e al di là dal fiume tabacco sormontato dagli alberi piangenti e monetine di sole che filtrano sull’acqua della foce, nel punto oltre il frangivento, dove i campi incolti rosolano striduli al caldo antimeridiano: sorgo, farinello, leersia, salsapariglia, cipero, stramonio, menta selvatica, soffione, setaria, uva muscadina, verza, verga aurea, edere, terrestre, acero da fiore, solano, ambrosia, avena folle, vecciua, gramigna, fagiolini spontanei invaginati, tutte teste che annuiscono dolcemente a una brezza mattutina che è la morbida mano di una madre sulla guancia.
David Foster Wallace, Il re pallido
– trad. Giovanna Granato –