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David Joy anteprima. Dove tende la luce

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È in libreria dal 3 febbraio Dove tende la luce di David Joy, (Jimenez, 2023, PP. 240, € 19,00) la sua opera d’esordio finora inedita in Italia e oggi tradotta da Gianluca Testani.

David Joy, autore di romanzi e racconti, nonché collaboratore di riviste quali Time e New York Times Magazine, con il suo ultimo romanzo, Queste montagne bruciano (Jimenez, 2022), ha vinto l’edizione 2020 del prestigioso Dashiell Hammett Prize per il miglior romanzo crime di Stati uniti e Canada.

Il suo Dove tende la luce è un capolavoro, un dono che ti lascia qualcosa su cui riflettere.

Il diciottenne Jacob McNeely della Nord Carolina degli Appalachi è figlio di un criminale efferato che gestisce un traffico di metanfetamine con la complicità di poliziotti corrotti.

Il ragazzo è stretto in una vita di violenza, illegalità e di rapporti familiari degenerati fino alla follia.

Il giovane è così intrappolato da non riuscire a concepire un futuro diverso da quello che gli è stato dato, almeno fino a quando ritrova Maggie, la ragazza che ama e con la quale arriva a progettare di fuggire per vivere un’altra vita lontano dal padre. Ma alcuni inconvenienti che riguardano l’attività del padre si mettono di traverso.

L’ambiente è quello di un’America perduta, lontano dai riflettori, da nascondere come polvere sotto il tappeto. È la storia di un ragazzo che lotta e si chiede se avrà la forza di vincere contro un destino ingombrante. È la storia della nuova generazione americana e di ogni suo possibile futuro. È il romanzo di quando il sogno americano diventa un incubo di sangue e denaro che può travolgere le speranze di tutti, tranne quelle di chi conserva una solida ambizione per la luce.

Carlo Tortarolo

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«Raccontami di ieri sera».

«Non c’è niente da dire».

«Non dire stronzate. Forza, raccontami la tua serata».

«Niente ha funzionato come volevi tu…».

«Cavolo, che chiacchierone che sei! Non voglio neanche parlarne!

I ragazzi sono venuti qui ieri sera tardi e mi hanno raccontato tutto. Quelle sono storie che devono essere raccontate una volta sola. È meglio così. È meglio non svegliare il cane, come si dice. È l’unica maniera per far sì che una cazzata del genere si avvicini a essere dimenticata».

«Ma allora che cazzo vuoi sapere?».

«Ti sto chiedendo della tua serata. Cerco di fare un po’ di conversazione amichevole con mio figlio, se non ti suona strano. Insomma, che cos’è che ti ha tenuto fuori tutta la notte e ti ha fatto rovinare tutta la mia forsizia?».

«Sono passato sopra ai cespugli?».

«Sei passato sopra i cespugli? Sei entrato nel vialetto sgommando, cavolo. Stavo correndo a prendere i pantaloni e la pistola, poi dalla finestra ho visto che eri tu».

«Non me lo ricordo».

«E ci credo».

Presi di nuovo la tazza e bevvi tutto quello che riuscivo a sopportare.

«Sono andato a un party per festeggiare il diploma».

«Si sono diplomati ieri? Non lo sapevo».

«Già, si sono diplomati ieri, e la sera davano una festa dalle parti di Foxfire, a casa di Charlie Mitchell. Non credo che mi ci volessero, e sinceramente non so perché ci sono andato. Ma una cosa tira l’altra, e ho lasciato Avery Hooper lungo disteso sul pavimento».

«Ci deve essere dell’altro. Non è da te entrare in un posto e picchiare qualcuno. Da uno come me me lo sarei aspettato, ma tu hai sempre evitato cattiverie del genere. No, sono sicuro che doveva essere successo qualcosa che ti ha spinto ad andare a pestare qualcuno».

«Maggie Jennings».

«Ecco qua. Una cazzo di donna».

«Lei non è una donna qualunque, prima di tutto, e tu lo sai».

«Be’, io so un sacco di cose. So che voi due eravate più stretti di un nodo, da piccoli. So che siete stati insieme per un bel po’ e che, cavolo, magari l’hai pure sverginata. Ma so che una donna è solo una donna, e questo non si può cambiare. Se non avessero la fica, le discariche ne sarebbero piene».

«Falla finita».

«So che una cosa che riesce a sanguinare una settimana di fila ogni mese e sopravvivere, be’, non può essere che opera del diavolo» disse papà ridacchiando.

«Chiudi quella cazzo di bocca! Non è così. Non è mai stato così. E non è come la spazzatura che continui ad accumulare qui dentro».

Ero seduto sul divano, sporto in avanti, e le mie nocche premevano sulle croste aperte. «Puoi dire quel cavolo che ti pare di chiunque cavolo ti pare, ma tieni fuori il suo cazzo di nome».

Papà si risistemò sul divano in una posizione più comoda. Fece un sorrisetto vedendo come mi ero irritato e sapendo che non c’era alcuna possibilità che lo prendessi a botte. Penso che mi stesse stuzzicando solo per vedere se riusciva a tirarmi fuori i geni che mi aveva dato, per ispezionarli. «Mi sa tanto che il mio ragazzo è innamorato».

Sapevo che l’aveva detto solo per farmi ribollire il sangue, ma non aveva importanza. Per quanto mi riguarda, non c’era una donna di cui si potesse parlare in quel modo, nemmeno Josephine, ma sicuramente non una ragazza come Maggie, sicuramente non una persona così innocente.

«Insomma, me la racconti questa storia o no?».

«Lei era lì con Avery, e lui voleva farle fare una cosa che lei non aveva alcun bisogno di fare, così l’ho colpito».

«Che cosa voleva farle fare?».

«Questo non è importante».

«Eccome se è importante. Le storie si basano su cose come queste. Perciò, dimmelo». Papà mi guardava con un sopracciglio abbassato che gettava una lunga sporgenza sui suoi occhi.

«Lui era fuori di testa e stava provando a infilare quella merda nel naso di lei. Sei contento adesso?».

«In effetti, lo sono. In effetti, questo mi rende tremendamente, fottutamente felice».

Papà si spostò verso di me, mi diede un buffetto dietro la testa, poi mi posò il palmo della mano sulla corona e mi diede una scrollata al cranio. Mi passò un braccio nudo intorno al collo, e il calore che mi trasmetteva era la cosa più paterna che mi fosse capitata da tempo. «Tremendamente, fottutamente felice» disse.

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