Questo brillante romanzo è stato scritto da un autore francese che all’epoca del suo esordio nella narrativa aveva trentadue anni (2017).
Sellerio lo ha portato in Italia da un mese, con la fascetta ampiamente elogiativa di Les Inrockuptibles. “Il feudo” si riferisce alle zone o case in cui gli amici, tutti Millennials, regnano, ma vi regnano perché sono lì da soli.
Infatti, il romanzo è incentrato sull’estrema solitudine di un gruppo di ragazzi che vive alla giornata e non guarda mai al futuro. Fra questi amici, Jonas un pugile non ancora passato trai professionisti, è l’io narrante: dotato di grande empatia riesce a raccontare una storia triste e affascinante, ambientata in una cittadina di quindicimila abitanti (non a Parigi!) con frazioni rurali fortemente snobbate.
Qualcuno legge molto, ma non è in grado di far passare questa sua passione: quando cita Céline, tutti gli altri non sanno chi sia e trovano strano il suo nome. Le paure più potenti sono quella di cadere e la noia che si combattono con alcol e canne, continuamente fumate, anche per questo Jonas non riuscirà a entrare nei professionisti col suo fisico devastato:
“La noia richiede gestione. Si costruisce. Si stimola. Ci vuole un certo senso della misura. Il rimedio lo abbiamo trovato, ci divertiamo ad appallarci. Disinneschiamo. Capita di sentirci frustrati, ma l’essenziale per noi è restare al nostro posto. Perché qua dove siamo non rischiamo di cadere.”
Lo stile è asciuttissimo, carveriano, e mescolato a molti tratti gergali, l’argot dei personaggi, reso come possibile dai bravi traduttori Marina Di Leo e Giulio Sanseverino. Se vi abbandonerete al ritmo ipnotico del romanzo, riuscirete a cogliere la tenerezza, i piccoli gesti d’amore e amicizia, la fugace felicità di Jonas, Iks, Truc, Poto e tutti gli altri.
Un libro essenzialmente concentrato sulla solitudine e il male di vivere, che gli amici non hanno “spesso […] incontrato”, ma ci convivono ogni singolo istante, ogni respiro: “alla fine è che non sappiamo cosa farcene di tutto questo male.”
Tutti i protagonisti sono presi dalla frenesia d’incontrarsi per fumare e bere e giocare a carte, ma soprattutto sentirsi in gruppo ed è proprio nell’incontro tra anime solitarie che scaturiscono gli ottimi dialoghi del libro; un romanzo incredibile nella sua scrittura realista, e scandita da frasi brevi, brevi frasi che colpiscono dritte al cuore.
“In acqua, appena mi fermo, colo a picco. Come sul ring. Invece nella vita vado solo dove si tocca. La differenza è che in acqua so quali movimenti eseguire per non annegare.”
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David Lopez, “Il Feudo” (Sellerio). Recensione di Enzo Baranelli
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