“La bambina dagli occhi d’oliva” di Davide Grittani (Arkadia Editore, 2021 pp. 183 € 15.00) è un romanzo concentrato nella densa suspense, nello smarrimento della distorsione sensoriale, nell’espediente della tensione emotiva. L’opera stimola fortemente e vorticosamente gli stati d’animo del lettore e mette in risalto il cammino spietato, malvagio e vertiginoso compiuto dal protagonista del libro Sandro Tanzi. Lo scenario assillante trascina la trama in una morsa ostile che avvolge la seduzione funesta della paura, nell’artificio perverso del presentimento, nel fascino sospeso delle verità nascoste, nelle imprevedibili rivelazioni. Davide Grittani esegue un’interpretazione macabra e violenta, cruda, svela la soggezione a un male oscuro e ambiguo, esplora il processo psicologico della mente umana scoprendo dall’ombra interiore l’incoscienza fatale dei personaggi. Intuisce l’estrema insidia della percezione, diffonde nelle pagine parole come indizi, frammentati nelle svolte improvvise degli intrecci narrativi, dissacrando la soglia della coscienza. L’essenza spettacolare dello stile e la permanenza ossessiva delle descrizioni, imprimono in modo subliminale il malessere sottile e inquietante, tramandando nell’impronta espressiva la relazione umana con la perquisizione dei sentimenti, l’entità di una istanza grondante dettagli incatenati al risultato inconscio della colpa. L’autore avverte il disagio lugubre e impenetrabile di un labirinto esistenziale immerso nei fantasmi del passato, nel groviglio ermetico dei segreti. La memoria deturpata e viziata scava nelle stanze innocenti, commette il delitto dell’anima, consuma la maledizione dei peccati. La diabolica sceneggiatura del libro scalfisce nello stile visivo e stregato l’atroce minaccia dell’orrore, rintraccia nella contestualità realistica di un appartamento da ristrutturare l’inesorabile crittografia di un disegno premonitore, la lacerazione incosciente. “La bambina dagli occhi d’oliva” non concede sconti di pena ma divulga la responsabilità non avvertita e non ascoltata, deformando l’accordo con il male, con il cedimento criminale di un reato della psiche. Il dolore e la sua drammatica conseguenza non offre consolazione e con eccessivo realismo, intenso e crudele, la scrittura mantiene la sua lucidità impietosa, l’inesorabile indifferenza, l’accusa della sedimentazione dei contrasti e nasconde in un mondo sinistro e occulto la sepoltura degli eventi rimossi, respinti nell’inconscio attraverso il rivestimento della carta da parati. Ogni dichiarazione è un’intermittenza nella ragione dell’autore, una lettura decodificata attraverso pensieri, immagini e residui connessi alle pulsioni dei conflitti repressi, esiliati dal giudizio. Davide Grittani promuove la condizione interiore dell’angoscia nella misura oppressiva della condotta morale degli esseri umani, responsabili della profanazione della purezza e del raggiro deplorevole, insegue il respiro macabro del danno, il senso avverso del castigo, la punizione irrevocabile del crimine, sollecitando la dissonanza cognitiva tra l’essenza della violazione e la preghiera dell’innocenza.
Rita Bompadre