Dialogo tra uno scrittore di racconti e il suo editore
– Parlami del tuo prossimo libro. È un romanzo, vero?
– Certo che è un romanzo, ci mancherebbe.
– Bene, e allora com’è?
– Oh, è difficile riassumerlo, ne succedono di tutti i colori, dentro ci sono tanti racconti diversi.
– Racconti?
– Racconti era per dire. Vicende, accadimenti.
– Il protagonista chi è?
– Non c’è un solo protagonista.
– Come sarebbe a dire?
– È un romanzo particolare.
– Particolare in che senso?
– È un romanzo per quadri.
– Non vorrai mica dire che son racconti?
– Figurati, dico che è come un concept album.
– Cioè son racconti?
– No, però i capitoli possono leggersi in modo autosufficiente.
– È o non è un libro di racconti?
– È un romanzo fatto di storie, storie slegate che spezzano la tradizionale linearità narrativa.
– Parliamoci chiaro, son racconti?
– Potrebbero, ma assolutamente no, scherzi?
– Io ti conosco, tu mi vuoi fregare, tu hai scritto proprio un libro di racconti.
– Ma se ti dico di no! È solo un romanzo atipico.
– Atipico un cazzo, tu mi hai descritto un libro di racconti!
– Figuriamoci! Ti sto solo dicendo che non è il classico romanzo-romanzo.
– Allora è un libro di racconti per forza!
– È solo un romanzo sperimentale, non troppo sperimentale, bada bene, un po’ sperimentale, un tantino sperimentale.
– Non è che la tua sperimentazione è spacciare un libro di racconti per un romanzo?
– Macché, guarda al limite potrei dirti che è un romanzo fatto di racconti, ma confezionati con una tale abilità che non si nota neppure una cucitura!
– Lo vedi che son racconti!
– Prova a rovesciare la cosa, non sono racconti, sono romanzi bonsai.
– Non scherziamo, mi avevi detto che era un romanzo e ora mi dici che son racconti.
– Sai come chiamava Giorgio Manganelli i suoi racconti? Piccoli Romanzi Fiume.
– Non mandarmi in confusione, ormai è chiaro che son racconti.
– Ti giuro che anche un libro di racconti può essere un romanzo. Basta barare in copertina.
Luca Ricci