Nel bicentenario della nascita di Dickens riemergono anche le interpretazioni che ne diedero famosi colleghi e parenti, interpretazioni che ci restituiscono l’autore di “Grandi speranze” come un “classico però misterioso, tutto nel segno di un’ambiguità suscettibile di nuove e insospettabili interpretazioni”. Per la figlia, Dickens era un “uomo cattivo, anzi cattivissimo”, Virginia Woolf lo deride con ironia salottiera definendolo un autore “inconsapevole”. Dalla parte di Dickens si schierano critici come Edmund Wilson che lo definisce “il più grande scrittore drammatico che gli inglesi abbiano avuto dopo Shakespeare” e Manganelli per cui lo scrittore inglese è un animale letterario tra “Giaguaro e gatto domestico”.
(Antonio Debenedetti, La Lettura, Corriere della Sera, p.8, 22.1.2012)