Benvenuto su Satisfiction   Click to listen highlighted text! Benvenuto su Satisfiction

Diego Zandel anteprima. Un affare balcanico

Home / Anteprime / Diego Zandel anteprima. Un affare balcanico

Bei tempi: “Solo per i campionati di calcio del ’90, svoltisi in Italia, Telecom aveva distribuito ai giornalisti mille telefonini, senza considerare poi i biglietti in Tribuna Monte Mario che settimanalmente venivano devoluti ai giornalisti economici e ai loro amici e parenti tifosi di una delle due squadre della capitale.”

I trucchi di Tito per prendere l’Istria spiegati da un console serbo: “Sì, con trucco di iluzionizam… facendo credere a grandi potenze che Istra era tutta abitata da croati e sloveni e pochi italiani… anche nostro primo presidente serbo Dobrica Ćosić e ministro Esteri Jovanović diceva che Istra era Italia no Croazia.”

Personaggi ingombranti: “Vedemmo venire verso di noi un bell’uomo, i capelli appena brizzolati, con una giacca di seta su una maglietta blu Armani. Lo riconobbi immediatamente, ma mi guardai bene dal mostrare stupore. Anche lui si inchinò per baciare la mano a Stella, e poi si presentò. “Željko” disse, evitando di aggiungere il cognome Ražnatović. Conosciuto nelle cronache di guerra come comandante Arkan”.

Dal 28 giugno sarà in libreria Un affare balcanico di Diego Zandel (Voland 2024, pp. 200; € 18,00).

Diego Zandel figlio di esuli fiumani è nato nel campo profughi di Servigliano nel 1948. È autore di una ventina di romanzi, nel 2023 ha pubblicato Eredità colpevole per Voland. Esperto di Balcani, Zandel è anche coautore del docufilm Hotel Sarajevo, prodotto da Clipper Media e Rai Cinema nel 2022. Recentemente, ha ricevuto il Premio Fulvio Tomizza.

A fine aprile 1997, dopo lunghe trattative, Telecom Italia acquisisce il 49% delle azioni di Telekom Serbia. L’affare, che coinvolge anche i servizi segreti dei due paesi, viene facilitato da figure enigmatiche, i cosiddetti “facilitatori”, legate al presidente serbo Slobodan Milošević. La compagnia italiana sborsa una cifra astronomica: 1.500 milioni di marchi tedeschi, che Milošević esige in contanti. Parte del denaro viene consegnata tramite un jet privato in diciotto sacchi di juta delle Poste serbe.

Diego Zandel, all’epoca responsabile della Stampa Aziendale di Telecom Italia, si ispira a questa inquietante transazione per creare un romanzo in cui mescola con maestria verità storica e finzione. La sua narrazione si dipana tra donne misteriose, orsi ballerini, cantanti folk serbe e raffiche di kalashnikov, offrendo al lettore un’esperienza avvincente.

Con un romanzo coinvolgente, l’autore ci trasporta in una pagina scura della cronaca italiana, rievocando il contesto e i risvolti politici di quello che è passato alla storia come l’affare Telecom Serbia.

Carlo Tortarolo

#

Telecom, mi spiegò l’ingegner Gubetti, intendeva acquisire quote di minoranza in società estere che operavano in condizione di monopolio, situate in paesi emergenti sull’evoluzione e crescita dei quali si scommetteva. Come la Serbia e il suo gestore di telecomunicazioni Telekom Serbia, oltre ad altri naturalmente, dove la nostra società era già presente – “Come saprà certamente per averne parlato sull’house organ,” mi specificò Gubetti “dall’Argentina al Brasile, dalla Bolivia a Cuba.”

Acquisire quote di Telekom Serbia, mi spiegò Gubetti, rientrava in quelle strategie per lo sviluppo internazionale già avviate dall’azienda, per avere un proprio portafoglio di attività internazionali che ne aumentasse il valore in vista di una privatizzazione della nostra società, ma anche di Telekom Serbia, al momento gestita dalle Poste serbe.

Mi scusi… e quale ruolo giocano Vadinović e l’altro… Jov… Jos…” balbettai il nome che Gubetti mi aveva appena citato, non volevo dare l’impressione di conoscerlo già.

Jovanović…” mi aiutò l’ingegnere, e continuò: “Loro sono i nostri mediatori nell’affare, viste le ottime entrature che hanno presso l’establishment serbo. Vede, noi dobbiamo fare i conti con la concorrenza, prima di tutto con Deutsche Telekom, che si è fatta avanti… Deve sapere che Belgrado è uno snodo importante per le telecomunicazioni provenienti dal mondo orientale, visto che la lunga distanza costa molto, mentre la telefonata urbana è quasi gratis. E in certi paesi, lei mi insegna, bisogna avere le entrature giuste… anche a costo” abbozzò un sorriso malinconico “di ungere le ruote.”

Quindi anch’io entravo nel prezzo della consulenza? mi chiesi tra me e me. In ogni caso non volevo dare l’impressione di non essere all’altezza dell’argomento. Avevo seguito la guerra nella ex Jugoslavia per la storia dell’esodo che mi portavo dentro ma anche per il fatto che gran parte della mia famiglia, materna e paterna, era rimasta a Fiume e in Istria, tutti coinvolti nel conflitto in quanto cittadini croati. Adesso era tornata la pace con l’Accordo di Dayton, ma la Serbia aveva ancora un contenzioso aperto con il Kosovo, che annunciava altri guai, forse una nuova guerra.

Gli dissi tutto questo, e conclusi che, per quanto potevo giudicare, la Serbia non era ancora un paese in grado di garantire la crescita che si aspettavano, per il rischio ancora altissimo di instabilità.

Lo dico da osservatore, senza pretese né interessi personali… Sarebbe stato molto meglio agire in Croazia, a mio avviso!”

Gubetti però liquidò il mio riferimento alla Croazia dicendomi che era ormai in mano alla Germania, che si era mossa molto prima, già all’inizio del conflitto, tant’è che in Croazia il marco era stato assunto come moneta di riferimento interno.

Per quanto ci riguarda, abbiamo affidato alla società Mak Environment la consulenza e l’assistenza al nostro progetto per acquisire quote rilevanti di Telekom Serbia. Mak Environment ha svolto un lavoro molto impegnativo, protrattosi per oltre sedici mesi, e secondo i nostri esperti assai efficace.”

Non potei fare altro che allargare le braccia, anche se restavo poco convinto, considerate le avvisaglie – i fallimenti di Ibrahim Rugova, l’uscita dall’ombra dell’Uçk, l’esercito di liberazione del Kosovo – che preludevano a un conflitto sempre più probabile.

D’altra parte,” continuò Gubetti “vista la situazione politica dopo la firma del trattato di Dayton, il crollo verticale del PIL e il valore stesso di Telekom Serbia, le prospettive, stando alle nostre analisi, sono positive. Bisogna però tenere ben presente che Telekom Serbia non è un operatore economico qualsiasi, ma il gestore delle telecomunicazioni in condizioni di monopolio e quindi è subordinata ai rapporti con il governo, con le istituzioni. Non le nascondo che l’intera trattativa è stata oggetto di una serie di stop, di rinvii, di riprese, al punto da mutarne un po’ alla volta il profilo… eravamo partiti da un accordo per rinnovare la rete di telecomunicazioni e siamo arrivati a una transazione di acquisto di una quota di Telekom Serbia, dove a contare non sono i dirigenti della società ma i politici che li hanno destinati a quel posto… Da qui, capisce, l’importanza del ruolo di Vadinović e di Jovanović.”

Annuii. Tuttavia feci una domanda che poteva forse apparire provocatoria.

Ma come sono diventati consulenti di Telecom, se posso chiedere…”

Noi li chiamiamo facilitatori… purtroppo, vede, in certi paesi le grandi imprese occidentali, se vogliono costruire un’autostrada o una fabbrica, avviare un commercio e così via, devono ungere le ruote, con la speranza naturalmente che gli affari vadano a buon fine… i nostri amici servono a questo…”

Lei mi ha detto cosa fa Vadinović nella vita, l’uomo d’affari, e ci sta… ma Jovanović?”

Jovanović ha qui a Roma un’agenzia che organizza viaggi e battute di caccia grossa… sa, agli orsi, ai cervi…”

Interessante” esclamai.

Sì, e hanno entrambi tutto l’interesse, personale naturalmente, affinché i rapporti tra i nostri due paesi restino buoni…

Click to listen highlighted text!