Per la prima volta in Italia pubblichiamo un inedito di Don DeLillo che invita i lettori a (ri)scoprire tutta la grandezza dei due romanzi di William Gaddis.
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RICORDO LA LIBRERIA, ormai lontana, sulla Quarantaduesima Strada. Ero in piedi nello stretto corridoio a leggere il primo paragrafo de Le Perizie di William Gaddis. E’stata una rivelazione, un pezzo di scrittura con la bellezza e la consistenza di un monologo shakespeariano o, forse più appropriato, un’opera d’arte rinascimentale impossibilmente trasformata da immagine a parole. Ed erano le parole di un americano contemporaneo. Questa, per me, era la meraviglia.
Anni dopo, quando io stesso ero uno scrittore, lessi JR, e mi sembrò, all’inizio, che Gaddis stesse lavorando contro i suoi doni
per la narrazione e la descrizione fisica, lasciandosi il grande mondo alle spalle per entrare nella confusione da piccionaia delle menti intente a fare affari e a contendersi l’anima. Non si trattava di abnegazione, cominciai a capire, ma di uno scrittore con un coraggio e un intuito fuori dal comune che scopriva un metodo che gli avrebbe permesso di realizzare il suo senso di ciò che il grande mondo era diventato.
JR infatti è un romanzo realistico, così spietatamente reale che potremmo non riconoscerlo come tale. È il mondo reale nei suoi termini, senza lo schermo percettivo che tendiamo ad erigere (romanzieri e non) per vivere e lavorare in sicurezza al suo interno.
Due romanzi straordinari. E l’autore che manovra la sua macchina fuori da un vialetto buio e angusto, l’ultima volta che l’ho visto, con quattro o cinque amici e conoscenti che chiamavano le istruzioni mentre la macchina tornava sulla strada di campagna, i fari che brillavano sulle nostre buonanotte salutate.
Don DeLillo