Quando ci si incammina per una vetta, si cerca di alleggerire il proprio zaino il più possibile. Per questo motivo si rinuncia alle cose pesanti e non indispensabili, e la coerenza è tra queste. Non avrete successo in nessun caso se sarete coerenti.
Così come il povero non teme di lasciare i suoi averi, tantomeno chi fosse privo di coscienza dovrebbe rinunciare ai propri scrupoli: se non hai niente, non avrai mai paura di perdere qualcosa.
Quella vineria di Merano ti serve due grissini e poco affettato di salame di cinghiale con il primo bicchiere di vino rosso di Termeno. Al secondo bicchiere, avrai solo grissini e crackers senza ulteriori delicatezze: “Zitto e mangia, stronzo! La cortesia l’abbiamo esaurita.”
Quella farmacia di Merano non prende il bancomat perché ha finito la pazienza con le banche e gli interessi: “Se non le va bene, lasci pure qui la pomata per gli ematomi e si cerchi un’altra farmacia!”
Quel panificio di Merano preferisce non vendermi il pane autoctono perché non ha parole italiane per raccontarmelo: “Ich esse es, es ist besser als italienisches Brot!”
…Se non avessi avuto, da bambino, tutti quei venticinque aprile da festeggiare, non sarei uscito dalla panetteria con le mani in alto: un riflesso condizionato, temo, alla lingua tedesca.
Avere poco non basta per essere incolumi: non bisogna avere niente.
Il mio amico Roberto Fieramosca, a diciotto anni intraprese una carriera da fotomodello. Al casting si occupò di lui la Signora Monica Passion: una sessantasettenne genovese super allergica con il vezzo di massaggiare i suoi pupilli starnutendogli sulle parti intime.
Con il nuovo nome di Bobby Proudfly (che presto divenne Bob Fly), Roberto riuscì a girare alcuni spot pubblicitari per un paio di merendine per bambini, fu il testimonial -su ogni autobus cittadino- di una crema ligure salata e spalmabile, il cui gusto era riconoscibile solo grazie al nome, divenne inoltre protagonista indiscusso delle notti più piccanti di ogni otto marzo insieme ad altri statuari spogliarellisti.
Bob Fly aveva un fisico d’atleta, uno sguardo seducente e un volto rassicurante, era abbronzato integralmente sino alle vene, mangiava più che sano e pisciava trasparente.
La sua ipotesi di vita sembrava perfetta, la sua vita reale stentava invece a renderlo felice.
Ai media, Bob Fly era stato presentato come un fotomodello canadese di acclarata fama internazionale e, in qualche salotto televisivo, Bob si lanciava in brevi conversazioni del tipo: “Yes, I think Italy molto bella, and I am very happy to stare qui!”
Ma, accade una mattina che Bob conobbe una giornalista di Merano: bionda e alta, alta e bionda, occhi… forse celesti. Ci fece sesso dopo una cena a base di canederli e strafalcioni anglo-italiani e anglo-tedeschi: la loro stentata conversazione suonava come il trattato di pace di Parigi, tra una scollatura di lei sulle Venezia Giulia e un imbarazzante erezione di lui in zona Dodecaneso.
I due si innamorarono, e la Signora Monica Passion dovette farsene una ragione: non avrebbe più ansimato tra le braccia di Bob, né avrebbe più sparso germi sul suo scroto.
A Bob, quelle scene di sesso asmatico con il Ventolin sul comodino parevano ormai un peccato originale che aveva macchiato la sua coscienza di cui non si era mai accorto sino a quel momento, non prima di conoscere Elke.
Quando della fedeltà si diventa praticanti, si sviluppa una coscienza densa come i muscoli addominali, e Bob stava scolpendo la propria con giorni interi di vigorosi sguardi negli occhi sfuggenti di Elke, con serie di romantiche parole sussurrate e con le gocce di sudore di ogni possibile promessa.
La carriera di Bob terminò in un lampo, lungo quanto il flash in chiesa che immortalò lo scambio degli anelli.
Bob tornò a essere solo Roberto, iniziò a lavorare come apprendista presso il panificio Schüttelbrot und Strudel, mise su pancia, cominciò a stempiarsi, si intestò un mutuo prima casa, divenne pallido, molto pallido e si accorse di avere un tumore ai testicoli.
Circa novanta persone su cento, con una diagnosi di tumore al testicolo, sopravvivono sino a dieci anni, in molti guariscono… ma Bob morì in pochi mesi.
Elke lo aveva lasciato dopo la prima rata di mutuo insoluta: si era messa con un vecchietto milionario, un professore universitario di Vienna di settantacinque anni, famoso per essere l’autenticatore dei dipinti dell’artista fiammingo Pieter Paul Rubens.
Due giorni prima che Bob morisse Elke lo andò a trovare nel reparto oncologico dell’Ospedale di Merano.
“Sei sempre bella! Sul serio hai gli occhi celesti? Non li avevo mai visti davvero.” disse Bob, “Vorrei chiederti un favore.”
“Tutto quello che vuoi, chiedi pure Bob!”
“Mettiti in contatto con la Signora Monica Passion… E dille che, a modo mio, l’ho amata.”
“Ma come?”
“Ringraziala anche per aver amato Roberto, e dille che Bob è stato un coglione, sino in fondo, come da copione.”
“Ma Bob, non ti capisco!”
“Non preoccuparti Elke. La colpa del nostro amore è solo mia, tu non c’entri. Ma ora, prima di morire, ho deciso di smettere.”
Angelo Orazio Pregoni