Claudio Magris dialoga di valori individuali e collettivi nell’Europa di oggi con Rob Riemen, direttore dell’istituto olandese Nexus, che da anni conduce — con incontri, congressi, con l’omonima rivista — una battaglia contro la crisi dei valori umanistici, della stessa civiltà europea ed occidentale. “La perdita di valori non è una questione solo intellettuale, ma implica sempre gravi conseguenze politiche ed economiche e oggi lo vediamo più che mai”, dice Riemen.
“Mann ha amato profondamente la grande borghesia liberale e la sua cultura e ne ha intravisto e patito senza illusioni la fine. Marx parlava di unLumpenproletariat di un proletariato intellettualmente pezzente, buono ad essere operato per le manipolazioni più reazionarie, diversamente dal proletariato cosciente e impegnato. Oggi abbiamo una Lumpenbourgeoisie – sostiene Magris una borghesia spesso moralmente e intellettualmente pezzente, che non ha nulla della borghesia classica, dei suoi valori, della sua cultura, del suo stile di vita e di comportamento, ma che è pronta e incline ad ogni indecenza, negando se stessa e perdendo il diritto di definirsi borghese, parola che per Mann, Croce, Einaudi e tanti altri significa tutt’altra cosa”.
Ribatte Riemen: “Credo che Mann e Croce sapessero troppo bene come una democrazia di massa sia una contraddizione. Una democrazia si basa sulla libertà, libertà che implica l’impegno a liberarsi da violenze, arroganze, pregiudizi, angustie mentali, paure, odi. Ma se non si crede più a valori universali che trascendono il tempo, anziché un libero popolo si ha una massa che teme la libertà. Al posto dei valori subentrano passioni irrazionali e aggressivi risentimenti e partiti che li incentivano, che coltivano i bacilli del fascismo”.
(Claudio Magris, pag. 38, Corriere della Sera, 19-1-12)