Edwin A. Abbott scrive “Flatlandia. Racconto fantastico a più dimensioni” nel 1884 «uno dei libri intellettualmente più eccitanti che mi sia accaduto di leggere da gran tempo», scrisse Giorgio Manganelli in una nota che si intitola “Un luogo è un linguaggio” (Manganelli era eccezionale per i titoli). E aggiunse «non intendo con ciò dire che si tratti di un libro supremo, ma piuttosto unico: una invenzione provocatoria».
Novantotto anni dopo Michele Emmer ha realizzato questo corto.
Bisogna “leggere” questo video tenendo a mente la geniale intuizione di Manganelli, questa: «… il linguaggio, pipistrello pendulo dai propri piedi, universo che si impedisce di precipitare nel nulla reggendosi alle proprie mani allacciate, assoluta contraddizione che è tuttavia l’unica sede abitabile, è intimamente imparentato ad altro, a gesti ambigui, tra frivoli e cerimoniali: al gioco. (…) L’universo, esplodendo alla nascita, si scopre segnato da tutte le proprie future cerimonie. Un linguaggio è un gigantesco «come se», una legislazione ipotetica che in primo luogo inventa i propri sudditi: i luoghi, gli eventi. Con gesto arbitrario fissiamo i valori delle carte, ma da quel momento subentra il rigore del gioco e del rito.»
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