Quando questo libro è arrivato tra le mie mani era privo della fascetta del “concorso” a cui è candidato. Quel pugno giallo nell’occhio che assume la forma sonora di un grido di appartenenza e che a me, bambina aborigena dei luoghi di “nascita” del Premio Strega, evocava minacce di leggende notturne, quelle della Strega di Benevento. Questo è stato il segno. Io che vivo di interpretazioni regalatemi dalle formiche della coincidenza. Il segno che mi sarei accostata alla lettura di Due vite senza sovrastruttura di giudizio. Lo avrei letto così, nudo, essenziale: catarsi lessicale che lega chi scrive a chi legge. Ha puntellato ogni pensiero con una camicia di cemento diventando la mia. Volevo assorbirlo, riscriverlo attraverso altri occhi ringraziando chi elargisce la generosità di un’esperienza privata. Possono tre vite (più la mia) inseguirsi, intrecciarsi , sciogliersi, morire e risorgere in 120 pagine?
E’ ciò che si compie in questa biografia che non è biografia. E’ ciò che accade in questo romanzo che non è un romanzo. E’ ciò che occorre in questo pezzo di mondo in cui Trevi ci catapulta senza chiedere il permesso. A metà lettura ho avuto una visione: questo non è un libro, questo è un Vangelo di sentimenti”. Il libro stesso è un discepolo a cui viene affidato il compito di annunciare la buona novella della vita attraverso le imperfezioni esistenziali. Non si fanno sconti in queste pagine. Si descrivono i difetti di corpi ormai memoria attraverso un’analisi che diventa relazione d’amore . Le parole avvolgono il lettore come fosse una protezione alla freddezza dei rimproveri. Sembra un ossimoro “difetti” e “amore” eppure è il miracolo che Trevi compie. Così il racconto della presunta bipolarità di Rocco Carbone insegue ancora l’eco delle Sacre Scritture in quella dualità Padre/Figlio; Vecchio/Nuovo Testamento. Le sue assenze diventano veri mediatori iconici dei tanti momenti di presenza. I ricordi che straripano abbattendo le paratie della lontananza. E’ forte l’essenza delle persone oltre i personaggi in cui la Storia li ha trasformati.
E poi la delicatezza di Pia Pera, il suo rimanere ingabbiata in domande adolescenziali su giudizi altrui che le procurano sofferenza e vita. Immaginare che Rocco Carbone sia stato assassinato, volerlo protagonista di un giallo pensato e quasi desiderato, mi ha trafitta con un dolore: quello della ricerca di strade alternative quando non siamo disposti ad accettare la responsabilità della vita. La scrittura di Trevi è puntuale, limpida e porta , negli spazi bianchi tra le parole, la poesia che solo il cuore può ispirare. La scrittura di Trevi è una traccia su una vecchia tela di lino che torna in vita. Le parole entrano ed escono dalla trama del tessuto formando il disegno che si disvelerà al lettore alla fine.
Anna Verlezza
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Emanuele Trevi
Due Vite
Neri Pozza editore (pagg. 120)