Fu solo alla sua morte, nel 1886, che la vera portata della poesia di Emily Dickinson fu scoperta e apprezzata dalla famiglia e dagli amici, molti dei quali avevano solo intravisto il suo talento nelle numerose lettere piene di poesie che scriveva.
Trovò un pubblico ancora più ampio nel 1890 con la pubblicazione postuma di un volume delle sue opere; una raccolta delle sue lettere seguì nel 1894. La sua più frequente corrispondente, e una persona che ora si pensa sia stata l’ispirazione per molto del suo materiale appassionato, era l’amica intima (e, dal 1856 in poi, cognata) Susan Huntington Gilbert, una signora che provocò alcune lettere innegabilmente intime e romantiche del poeta, la cui intensità genera ancora oggi speculazioni sulla loro relazione.
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Non ho che un pensiero, Susie, questo pomeriggio di giugno, ed è per te, e ho una sola preghiera, cara Susie, che è per te. Che tu ed io, mano nella mano come facciamo nel cuore, potessimo scorrazzare via come bambini, tra i boschi e i campi, e dimenticare questi molti anni, e queste dolorose preoccupazioni, e diventare di nuovo bambini – vorrei che fosse così, Susie, e quando mi guardo intorno e mi trovo solo, sospiro ancora per te; piccolo sospiro, e vano, che non ti porterà a casa.
Ho bisogno di te sempre di più, e il grande mondo si allarga, e le persone care sempre meno, ogni giorno che stai lontano – Mi manca il mio cuore più grande; il mio va in giro, e chiama Susie – Gli amici sono troppo cari per separarli, Oh sono troppo pochi, e quanto presto andranno via dove tu ed io non possiamo trovarli, non dimenticare queste cose, per il loro ricordo ora ci risparmierà molte angosce quando sarà troppo tardi per amarli! Susie, perdonami cara, per ogni parola che dico – il mio cuore è pieno di te, nessun altro che te nei miei pensieri, eppure quando cerco di dirti qualcosa che non sia per il mondo, le parole mi mancano. Se tu fossi qui – e oh, se tu fossi qui, mia Susie, non avremmo bisogno di parlare affatto, i nostri occhi sussurrerebbero per noi, e la tua mano nella mia, non chiederemmo la lingua – cerco di avvicinarti, caccio via le settimane finché non sono del tutto scomparse, e immagino che tu sia venuta, e io sto attraversando il viale verde per incontrarti, e il mio cuore va così veloce, che devo fare molta fatica per riportarlo indietro, e imparare ad essere paziente, finché la cara Susie arriva. Tre settimane – non possono durare sempre, perché sicuramente devono andare con i loro fratellini e sorelline alla loro lunga casa all’ovest!
Diventerò sempre più impaziente fino a quando quel caro giorno arriverà, perché fino ad ora ho solo pianto per te; ora comincio a sperare per te.
Cara Susie, mi sono sforzata di pensare a cosa ti piacerebbe, a qualcosa che potrei mandarti – finalmente ho visto le mie piccole Violette, mi hanno pregato di lasciarle andare, così eccole qui – e con loro come Istruttore, un po’ di erba cavalleresca, che ha anche chiesto il favore di accompagnarle – sono solo piccole, Susie, e temo non fragranti ora, ma ti parleranno di cuori caldi a casa, e di qualcosa di fedele che “non dorme mai né si assopisce” – Tienili sotto il tuo cuscino, Susie, ti faranno sognare di blue-skies, e casa, e la “contrie benedetta”! Tu ed io passeremo un’ora con “Edward” ed “Ellen Middleton”, quando tornerai a casa – dobbiamo scoprire se alcune cose che vi sono contenute sono vere, e se lo sono, a cosa tu ed io stiamo arrivando!
Ora, addio, Susie, e Vinnie manda il suo amore, e la mamma il suo, e io aggiungo un bacio, timidamente, per paura che ci sia qualcuno! Non lasciare che vedano, vero Susie?
– Emilie –