Fondare la prima agenzia per clochard al mondo: è questa l’idea del protagonista di “Siete tutti perdonati”, un romanzo che non fa sconti, fa prigionieri noi sia come lettori che come cittadini ormai sempre più persi non tanto dai decreti ministeriali ma da quei decreti personali che ci incollano ognuno nella nostra casetta, nel nostro salottino, sprofondati nelle nostre poltroncine a guardare passare la vita giudicando il mondo secondo parametri che paiono soggettivi ma che non sono altro che un pensare comune.
Questo romanzo di Enrico Dal Buono, nato a Ferrara nel 1982 e che vive e lavora come giornalista a Milano, ha il merito di disvelare tutte le falsità di una società che vive la sua massima espressione di profondità nei “ciao-come-stai?-Bene-grazie- e Tu? Bene- A presto”.
Certo non è tutto così, ci sono anche i dibattiti: peccato siano finiti tutti in televisione.
E mai come di questi tempi è nella lettura che possiamo trovare un dialogo: con l’autore ma soprattutto con noi stessi.
Questo succede in “Siete tutti perdonati” che già dal titolo ci fa intendere il doppio registro narrativo del romanzo: quello civile, di una società che perdona tutti persino se stessa e quello ironico dove l’ironia e il confine tra verità e falsità ci accompagnano in tutte le pagine.
Un’agenzia – The Beautiful Loser” (“il magnifico perdente”)- che ha raccolto “centoventi professionisti dell’elemosina pura distribuiti su tutta Milano. Li dotiamo di POS e celle fotovoltaiche, di cenci d’ordinanza, di cani lecca-sciure. Ne curiamo l’immagine e reputazione digitale. Coniamo le campagne pubblicitarie d’accattonaggio, gli hashtag, valorizziamo specificità genetiche e culturali. Africani in centro per radical chic, terroni in periferia per terroni con lavoro. Da contratto ci teniamo il cinquanta per cento sui ricavi. La mia vita sarebbe a un passo dalla perfezione, sulle elemosine non ci paghi le tasse”.
L’agenzia organizza persino le “Homeless Fashion Night”, vere e proprie passerelle di moda in Montenapoleone per senzatetto. E accanto a questo panorama desolante come quello che troppo spesso facciamo finta di non vedere, ci passiamo accanto o scansiamo, Enrico Dal Buono fa sfilare una serie di personaggi che non sono solo i magnifici perdenti costretti alla carità (caratterizzati da nomi di pura comica inventiva geniale) ma anche la storia d’amore tormentata tra un ragazzo e una ragazza sotto le ceneri di un fuoco mai domo e che potrebbe far scoppiare una rivoluzione a Milano. E anche l’alta società, che attraverso fotografi, artisti o blasonati, qualche volta si affaccia sul romanzo è caratterizzata da nomi che traducono perfettamente una Milano che pare abbia perso la propria nobiltà: dal cuore in mano al cuore nel portafoglio il passo non è poi così lontano.
Meglio la finzione, meglio fingersi chi non si è per non apparire un “magnifico perdente”.
Dal Buono ritrae non tanto Milano ma un’Italia drasticamente cambiata che si è ridotta a vivere a proiezione di se stessa, in un mondo dove la finzione è la realtà e la realtà è finzione. Già autore de “La vita nana” (edita sempre da Baldini e Castoldi) quattro anni fa in questo nuovo romanzo Dal Buono è riuscito a far emergere tutte le potenzialità che già si intravedevano nel precedente. Soprattutto nei dialoghi: che in questo nuovo romanzo sono serrati, quasi cinematografici e coinvolgenti. Una vera rarità in tempi narrativi in cui proprio i dialoghi sono spesso i peggiori nemici di lettori e scrittori: sanno troppo di costruito e di recita. E un altro regalo di questo libro è il farci capire la nostra recita quotidiana: che tutti perdoniamo perché ne facciamo tutti parte. Forse.
Gian Paolo Serino
Enrico Dal Buono
Siete tutti perdonati
La nave di Teseo, pagg. 200, euro 17