«È stato un viaggio inutile?, mi chiedo. No, nessun viaggio lo è mai davvero».
La settimana scorsa ho raccontato la lettura di un romanzo intitolato L’aviatore e ora sono qui a raccontarvi un romanzo che sembra la sua prosecuzione naturale, o qualcosa di simile: L’arte sconosciuta del volo di Enrico Fovanna pubblicato da Giunti Editore. Nulla di tutto ciò. Il primo è di un’autore russo e in Russia ambienta la sua storia, Enrico Fovanna è evidentemente italiano e in Italia ambienta il suo romanzo. Entrambi i titoli evocano determinati contesti, sorprendendo poi i lettori nel corso delle loro storie.
Il romanzo di cui vi racconto oggi, è un romanzo di formazione scritto con incredibile delicatezza, con grande amore per la vita, con attenzione estrema alle singole persone così da renderle quasi tutte protagoniste del romanzo alla pari del personaggio principale e voce narrante, Tobia.
La sua storia ci viene raccontata tutta, da quando inizia le scuole elementari fino all’età adulta, con un focus sugli anni delle elementari nella prima parte e un approfondimento quarant’anni dopo in una seconda parte.
Tobia vive a Premosello, un paesino del Piemonte ai confini con la Svizzera alla fine degli anni sessanta, e lì con un gruppetto di amici si appresta a iniziare le elementari carico come tutti di enorme curiosità, tanti desideri, voglia di scoprire il mondo, coraggio sbarazzino e con addosso anche le prime paure dell’uomo nero. Gli adulti, invece, l’uomo nero e cioè la guerra conclusa da soli due decenni, sanno bene chi è, e fanno di tutto per tenerlo lontano, soprattutto dai bambini.
La vita dei piccoli vive quindi uno dei tempi più belli, quanto di più spensierato e divertente possibile, la libertà è la loro compagna quotidiana. Tutto prosegue senza eccezioni di sorta e con analoga serenità ce lo racconta l’autore. Fino a quando uno dei bambini scompare, e subito dopo una bambina viene trovata uccisa.
La storia precipita inaspettatamente nel buio più oscuro, in atmosfere kinghiane, e il pensiero del lettore viene subito attratto da Padre Camillo, un frate che vive solitario in un vecchio convento del paese, ed è molto amico di Tobia, Carolina, Gioacchino, Theo e di tutti gli altri. E gli adulti, pur privi dei social, si scatenano: «L’avevo detto io!».
Ma l’autore si dimostra ulteriormente bravo, abile, non si fa prendere la mano e il romanzo non precipita in percorsi banali o stereotipati, anzi evolve in una narrazione se vogliamo ancora più pacata, attenta e che coinvolge non con la suspense di un giallo banale, ma continuando ad accompagnare raccontando, il protagonista verso l’età adulta, periodo della sua vita che occuperà la seconda parte, con sorprese e anche conferme, oserei dire certezze.
Tobia non vive più a Premosello, il lavoro e l’amore, ma prima ancora un’eredità ricevuta da suo padre (stupendo il capitolo sul suo rapporto con suo papà), lo hanno portato prima in Liguria e poi a Milano dove fa il medico legale.
Pensate, non è più tornato al suo paese d’origine per una promessa fatta a un albero, ma uno dei fatti più normali nella storia di un essere umano, e il più pesante nella vita di una persona, un funerale, lo porta a rompere la promessa. E questo tradimento al suo vecchio impegno è il trampolino di lancio verso una nuova storia nella storia.
Il lettore incontra Tobia nella sua dimensione più interiore, accennata nella prima parte e che ora si rende manifesta, e con essa appare via via sempre più chiaro l’obiettivo che l’autore si è posto in questo suo lavoro. Chi legge ha in mente i delitti della prima parte, ma sono passati quarant’anni e Tobia ha ben altri sospesi accumulati e da chiarire, e lo potrà fare solo tornando alle origini.
Il romanzo che Enrico Fovanna ci regala è stupendo, scritto magistralmente, lineare, equilibrato, intriso di grande passione, non strappalacrime, ma vero, carico di sentimenti profondi.
Chi perde tempo a leggere le mie “recensioni”” che io da sempre chiamo “racconti delle mie letture”, sa che non sono un critico, un esperto, ma nel caso di romanzi come questo vorrei proprio esserlo per poterne parlare al meglio, per esaltarne al meglio le qualità positive. E siccome non sono niente di ciò che ho appena detto, leggetelo. Sarà il modo ideale per comprenderne e gustarne la bellezza.
Claudio Della Pietà
«E se di là ci fosse luce, come disse qualcuno, sarebbe bellissimo».
Enrico Fovanna
Recensione al libro L’arte sconosciuta del volo di Enrico Fovanna, Giunti Editore, 2020, pagg. 341, euro 18.