“Dino Egger reagirà. Sarà il primo a controllare l’elettricità approfittando della potenza dei fiumi, canalizzando questa energia dispersa che serviva solo alla migrazione libidica dei salmoni; la domerà, l’addomesticherà, non per accecare di luce il teatro del dramma come abbiamo fatto noi, ma per sublimare le cose stesse, per rivelarne lo splendore intrinseco. La Terra sarà inondata da una gioia sconosciuta. Il corvo scintillante. Il rospo radioso. Tutto risplende. Il sasso scialbo era quindi una pepita.”
Non mi sembra ancora vero che a maggio di quest’anno, al Salone del Libro di Torino, io ho conversato con piacere, come con un amico di vecchia data, con in mano uno spritz servito al tavolo da un simpaticissimo cameriere che si è fatto strada tra stand e lettori, ho conversato dicevo con Éric Chevillard, e ho avuto pure l’ardire di chiedergli dei consigli, e lui mi ha risposto serenamente, amichevolmente, non mi ha liquidato come un fan rompiscatole. È forse per questo che mi sono innamorato subito della sua scrittura, che mi hanno affascinato fin dalle prime righe i suoi libri, uno in particolare, lo sanno tutti ormai, anche mia nonna che non c’è più. Da oggi, giorno in cui ho concluso il suo ultimo romanzo pubblicato in Italia dalle meravigliose persone che sono i titolari e collaboratori di Prehistorica Editore, ho avuto ulteriori conferme, non si può che rimanere affascianti nell’intelletto leggendo ciò che ci dona questa persona, non si può che desiderare di tornare a leggerlo dopo averlo scoperto, e lasciatemelo dire: l’invidia sarà un peccato, ma come mi piacerebbe essere come lui, o meglio, in lui per vedere cosa succede all’interno del suo cervello mentre lui pensa ciò che poi scrive.
Mi piacerebbe essere Éric Chevillard mentre “Dino Egger”, il suo nuovo romanzo, è in potenza, e conversare con lui dopo che l’atto della scrittura è compiuto, subito dopo, come quando io ho finito di leggerlo, ho chiuso il libro e ho iniziato a parlare con me stesso.
Potenza e Atto, due vocaboli, temi, concetti fondanti il pensiero di Aristotele, sono ciò a cui ho pensato immediatamente a libro concluso, è stata come un’illuminazione, ma in realtà è il risultato della potenza racchiusa nel romanzo e sprigionatasi appena sfiorato il tappo che la custodiva, preziosa.
Dino Egger è appunto un romanzo, ma è anche un saggio filosofico, è una biografia (o forse una autobiografia? ai più curiosi scoprirlo), è un memoir, un flusso di pensieri e considerazioni meditate, un elenco lunghissimo di idee.
Dino Egger è un’opera grandiosa.
Dino Egger, la persona, non è mai esistita. Non ce n’è traccia. Ce lo assicura Albert Moindre, che aggiunge a sostegno della sua certezza, che il mondo sarebbe completamente diverso, nettamente migliore, perché ognuno di noi beneficerebbe delle decine e decine di invenzioni che avrebbe realizzato se avesse deciso di venire tra noi, di nascere. Dove, non è nato, Dino Egger? Questo non ha molta importanza, il nostro ricercatore, deciso a dimostrare questa drammatica non-esistenza, ha viaggiato e viaggia ovunque, anche nel tempo oltre che nello spazio. Raccoglie valanghe di informazioni e testimonianze, teso a raggiungere il suo scopo: spiegarci che “questo mondo è tale perché Dino Egger non è mai esistito.”
“Voi scrivete e succede qualcosa. Lo sentite; quando scrivete, succede qualcosa che supera i limiti della vostra pagina e quelli della vostra mansarda; Parigi è ben piccola per contenere l’evento che si produce quando scrivete. La penna scricchiola…e poi l’inchiostro è un olio prodigioso: s’alza il vostro canto. Il dolore e la collera sanno adesso farsi sentire…Meglio, il dolore e la collera ottengono il risarcimento.”
Ma quanto sono potenti queste parole che ho riportato? Quanto sono potenza esse stesse, da generare atti indicibili? Éric Chevillard scrive non-storie, scrive generatori di storie, innesca atti meravigliosi con questa anomala biografia di Dino Egger.
Lo stesso Albert Moindre se ne rende conto passo dopo passo, idea dopo idea che va elencando. Ve ne riporto un paio:
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L’ombrello indimenticabile
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La produzione di energia per registrazione tramite sottili ricettori e successiva trasformazione in elettricità di tutti i movimenti e i riflessi del nostro corpo, in modo che ognuno alimenti la lampadina che illumina i propri gesti, il cui voltaggio aumenta in funzione dell’intensità drammatica della situazione e diminuisce analogamente quando preferiamo agire con discretezza e modestia.
Giunge così, Moindre, a trovare un diario, che potrebbe aver scritto proprio Dino Egger. Ma questo pensiero si dissolve ben presto, per lasciare invece spazio ad una embrionale ansia che avvolge il nostro ricercatore. Sarà o non sarà causa del diario (che pare presto non essere stato scritto da Dino Egger), ma dalla sua lettura in poi cresce uno stato di agitazione interiore, il clima si fa molto più rigido e lo si percepisce chiaramente. Sembra che come nel più classico dei libri gialli, si stia per arrivare alla scoperta inequivocabile dell’assassino, sale la tensione. E allora vi lascio alla lettura, non aggiungo altro se non la speranza di avervi invogliato a leggere questo scritto geniale, curiosissimo, frutto di una mente eccezionale che abita in una bella persona.
Vi lascio con una delle più belle idee di Dino Egger, per realizzare la quale mi piacerebbe che Dino Egger decidesse un giorno o l’altro, il prima possibile, di esistere:
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L’arte di respingere nell’età più avanzata, già gravata dai mali, e che non aspira ad altro che al sollievo del trapasso, le malattie infantili che colpiscono penosamente gli esseri più piccoli frementi di vita e di disegni gioiosi.”
Buona lettura e grazie Éric.
Claudio Della Pietà
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DINO EGGER
Éric Chevillard
PREHISTORICA EDITORE
Collana Chevillardiana
Traduttore Gianmaria Finardi
Pag. 181
Euro 16,00
ISBN 978-88-31234-27-6