Tanti anni fa alla Librarie Francese di Via del Babbuino a Roma ho trovato un libro che mi ha seguita per molti anni, era pieno di immagini che evocavano tempi passati e presenti, vite straordinarie ancora aleggiavano nelle stanze, nei giardini fotografati, sugli scrittoi zeppi di carte e penne stilografiche: erano le case degli scrittori.
Il titolo Post Restant apriva alla ricerca e riscoperta di luoghi, di case sopravvissute ai tempi, dove gli scrittori che amiamo e ricordiamo sono vissuti, hanno scritto lasciando un segno indelebile.
Un capitolo era dedicato a DH Lawrence, inquieto viaggiatore che dalla grigia Inghilterra attraverso la Francia era, ai laghi, alla riviera e poi sempre più giù, fermandosi a Taormina. Proprio qui, voltando le spalle a Castel Mola era possibile intravvedere, sul monte a sinistra, in direzione Forza d’Agrò una casa rossa, nel verde, a metà collina. Spiccava per il colore rosso scuro in mezzo al verde lucido degli aranci.
Lì aveva abitato D.H. Lawrence tra il 1919 e il 1920, lì aveva scritto capitoli di Donne in Amore, ispirato da Frieda von Christhoffen sua musa, compagna di vita da molti anni. Nel loro peregrinare alla ricerca del sole erano poi approdati in Messico, a Chapala dove DH scrisse Il serpente piumato; mi raccontava Giorgio Soavi di aver voluto percorrere le tappe di questa singolare vita e proprio a Chapala aver avuto in dono da un barbiere la vestaglia di Lawrence.
Altre fotografie documentavano la villa affittata da Shelley a Lerici , da cui era partito per il suo sfortunato ultimo viaggio in mare, a Siracusa la casa di Pirandello, il Caos. Era il capitolo italiano di Post Restant.
Il libro sarà finito alla Sormani con l’immensa biblioteca di Giancarlo, vorrei rileggerlo ma non ricordo il nome dell’autore e, nel tentativo di ritrovarlo ho scoperto che Post Restant è il titolo di una commedia di successo scritta da Octavian Sava, autore romeno.
Le case degli scrittori esercitano un richiamo irresistibile per che ama i libri, Gian Paolo Serino organizzava passeggiate per le strade di Milano alla ricerca dell’abitazione di Quasimodo, di Carlo Emilio Gadda, di Lalla Romano e di fronte ai portoni, alle finestre che ormai racchiudevano altre vite, ci parlava degli autori e ci commuoveva.
Ma le abitazioni appartengono a altri, soltanto una targa e non sempre ricorda il passaggio terreno dello scrittore, difficilmente lo Stato, il Comune, L’Associazione si sono fatti carico della conservazione dei muri, dei ricordi di chi potrebbe significare molto per un futuro meno banale.
Questo libro Le case dei miei scrittori, Di Evelyne Bloch – Dano, è un viaggio straordinario iniziato a Illiers, non ancora Combrai, dalla casa di tante Lèonie dove Proust passava qualche estate e proprio questa “recherche”, mi si perdoni, ha mosso l’autrice per le strade d’Europa e non solo, perché Karen Blixen e Marguerite Yourcenar l’hanno portata lontano, in Africa e in Acadia, nel nord degli Stati Uniti, Edith Wharton nel New England, Ernest Hemingway a Key West a ritrovare le atmosfere, gli oggetti, i paesaggi nei quali queste straordinarie e dolenti creature hanno vissuto, sofferto, meditato, scritto.
Presente e passato convivono, forse il messaggio è che la forza della scrittura supera i tempi. Leggiamo di Balzac, di Voltaire e dai muri che hanno scelto per passare un po’ della loro vita, e scrivere, e meditare, e amare. Emergono storie senza tempo, scelte coraggiose, e George Sand lascia la sua grande e bella casa, per vivere con il suo nuovo amore Alexandre Manceau tra mura umili che le assicurano la libertà.
Boris Vian sopravvive alle sue vicissitudini, alla malattia, alla depressione e si aggira nella mansarda parigina, siede sulla poltrona che si è costruita, è presente in maniera struggente, intorno a lui Parigi si ferma nel tempo, ci restituisce voci, rumori, profumi che sembravano perduti. Frenaud guarda dalle finestre della scuola elementare dove suo padre insegna, ascolta il rumore della pioggia, lo stridio dei cerchioni dei carri sull’acciottolato di pietre, è il paesaggio del Grand Meulnes, l’unico grande romanzo che scriverà prima di morire a 28 anni.
In verità la loro vita non finisce mai, continua nelle opere, nelle emozioni che ci trasmettono le loro pagine, a secoli di distanza. Per Balzac è la Grenadiére, a Saint-Cyr SurLoire, casa che lo ospita per i primi quattro anni della sua vita. La sorella gli darà l’amore che la morte della madre gli ha sottratto , poi vi tornerà e sarà l’amante a riempire quel vuoto esistenziale.
Samuel Beckett che si dedica alla campagna, ha un pittore come unico amico, si allontana definitivamente dalla moglie. È a Ussy sur Marne, ha comprato un campo con i diritti di Aspettando Godot.
Una Pagina Particolare è dedicata alla Villa di Malaparte a Capri. Evelyne vi arriva dopo tante peripezie di viaggio e se ne innamora. Voluta da Curzio che ne cura personalmente la costruzione e il disegno, si serve dell’architetto unicamente per avere i permessi, è come una salamandra in pietra, dipinta di rosso, che si affaccia sul mare e non ha nulla intorno .
Grazie a un muratore del posto, Amitrano, Malaparte realizza esattamente quel che ha voluto e sognato. Ho avuto l’avventura di abitare la villa che lui occupava a Tonfano, in via Cortona, capisco come dopo la Versilia,( ma a Forte amoreggiava con Virginia in Villa Wilhelmina , affrescata da Boeklin, che lo suocero fece abbattere per cancellare il ricordo di quella trasgressione), dopo la piatta e uniforme bellezza di Marina di Pietrasanta abbia voluto sentirsi come un gabbiano e librarsi verso il cielo.
La casa ha avuto mille vicissitudini, compreso un assalto della camorra che l’avrebbe voluta trasformare in pizzeria panoramica. Curzio l’avrebbe lasciata per testamento alla Cina comunista, dove lui viaggiava e soggiornava lungamente sulla fine degli anni ’50 e dove ricevette le prime cure per il cancro che lo andava devastando, il nipote ne ha fatta una fondazione privata, non aperta al pubblico.
Camus, Breton, i nomi si susseguono e il libro è un grande romanzo di vite raccontate attraverso i muri che ancora ne recano tracce e incanti. Leggo che all’origine queste pagine erano una serie di articoli, poi rivisitati e corretti dall’Autrice che ha la grazia del racconto fluido e incisivo, dove i particolari non appesantiscono mai il testo ma aggiungono charme e nostalgia in chi legge. Per il tempo passato, per tutte le vite non vissute, che ognuno di noi vorrebbe aver l’avventura di ripercorrere e dove Evelyne ci introduce con garbo regalandoci emozioni, rimpianti, e consapevolezza che, in fondo, niente finisce, mai, finché qualcuno lo saprà raccontare.
In coda a questo bellissimo e documentatissimo libro vorrei ricordare l’omologo scritto, non recentissimo di Jan Brokken su San Pietroburgo, dove ogni strada, ogni porta , ogni finestra ricorda lo scrittore ,il poeta , il musicista che l’ha abitata in tempi di enorme sofferenza, ma di ineguagliata creatività.
Recensione di Carla Tolomeo Vigorelli a Le case dei miei scrittori di Evelyne Bloch- Dano, Add Editore, pagg. 256, euro 18.
Leggi anche questa recensione di Carla Tolomeo Vigorelli.