«Durante la vita di un uomo non c’è niente di impossibile, l’impossibile arriva solo con la morte. E anche in quel caso, non necessariamente».
Sono molto contento di raccontare la mia lettura di questo meraviglioso romanzo, L’aviatore, scritto da Evgenij Vodolazkin, e pubblicato in Italia da Francesco Brioschi Editore.
Il libro ha attratto la mia attenzione fin dalla lettura del programma del Salone Internazionale del Libro del 2019, e l’evento della presentazione del romanzo alla presenza dell’autore è stato fra i primi che mi sono appuntato nel mio programma personale. Potete quindi immaginarvi a che livello è salita la mia emozione quando, mentre acquistavo il volume allo stand Brioschi, ho capito che chi avevo vicino era l’autore stesso, appena atterrato a Torino, proveniente dalla Madre Russia. Il primo volume autografato è stato quindi il mio.
E mi permetto di dire che ci ho visto davvero bene. Questo a mio parere, il parere di un lettore, è un capolavoro, un romanzo che vorrei leggervi dieci pagine al giorno, invece che recensirlo. Un romanzo che contiene così tanto, da risultarmi complicatissimo ridurlo a poche battute che possano esprimere la grandezza dell’opera. Ma ci provo.
Innokentij Petrovič Platonov si risveglia senza alcuna memoria di se stesso e della sua vita precedente, in uno strano ospedale di San Pietroburgo, dove sembra essere l’unico paziente, assistito dall’unico medico presente, il Dott. Geiger, e dall’unica infermiera, la signorina Valentina. Lo smarrimento di Platonov è sostenuto dalla assoluta dedizione di Geiger e Valentina, che dedicano il loro tempo e le loro amorevoli attenzioni a quest’uomo in balia degli eventi.
Il dottore propone presto a Platonov di tenere un diario, dove annotare tutto ciò che gli passa per la testa, così da aiutarlo secondo lui a recuperare elementi del suo passato, mentre Valentina lo consola con poche parole e visite sporadiche per le terapie da somministrare. Lui, il medico, sa molte più cose di quel che da a vedere, ma desidera che il paziente faccia un suo percorso personale di riappropriazione della sua vita.
La scrittura si rivela così protagonista indiscussa di questo romanzo fin dalle prime pagine e costantemente fino all’ultima, dando vita a un romanzo che celebra al meglio questa indiscussa forma d’arte.
E dopo le prime cento pagine, dopo aver conosciuto abbastanza bene Innokentij grazie alla sua attività evidentemente terapeutica, e al sostegno indiscusso del personale medico, ci viene regalata una prima sorpresa che stravolge le sensazioni fino a qui maturate dal lettore. Purtroppo no, sembra siamo costretti a dire. Niente a che fare con un incidente, con un’azione spericolata, con una bravata giovanile, con un imprevisto. Eh no! La memoria di Platonov è svanita per ben altre cause, e la sorpresa è indicibile.
Rovinerei a tutti la lettura se svelassi la scoperta, e se svelassi quella immediatamente successiva, che coinvolgerà la storia del Paese d’origine di Platonov e la storia del mondo intero che con quel Paese continua ad avere rapporti controversi. Il protagonista del romanzo farà, come detto, scoperte incredibili, e più ne farà, più sarà stimolato a voler comprendere, a voler andare a fondo, soprattutto dopo che incontrerà una persona importantissima per lui, una persona per la quale ha riempito pagine e pagine del suo diario.
Sorpresi vero? Ma non spaventatevi e non giudicate prima di leggere. Non leggete la quarta, la seconda, nulla. Leggete il romanzo perché vale davvero il tempo, i soldi, l’impegno. Evgenij Vodolazkin, non lo dico io, è definito l’Umberto Eco dell’Est e il Márquez russo, e la sua scrittura raffinata, coinvolgente, e rivelatrice essenziale della realtà descritta, conferma queste valutazioni, e invita accrescendo gradualmente l’entusiasmo a proseguire appassionati la lettura.
Questo romanzo, scritto da un autore premiato nientemeno che con il premio Solženicyn, esalta la scrittura come forma d’arte sublime, come strumento terapeutico formidabile, ma soprattutto come percorso naturale di riscoperta di sé, di incontro con il proprio io, con le proprie origini profonde, alla ricerca inesauribile del senso della vita.
Insomma, un libro davvero straordinario, scritto in modo sublime, un diario sempre vivo che pur non riportando mai le date ma solo i giorni della settimana, scorre entusiasta verso il futuro, dimenticando a un certo punto il rincorrersi dei giorni, e diventando gradualmente un diario non più personale ma corale, un diario condiviso di una esperienza umana indimenticabile. Grazie, grazie molte a Evgenij Vodolazkin per questo capolavoro.
Claudio Della Pietà
«A me interessa la quotidianità spicciola, le cose di un’epoca che per chi vive nel proprio tempo sembrano scontate e degne di nessun attenzione. È la quotidianità che accompagna tutti i grandi eventi, ma poi sparisce, senza che nessuna la descriva, come se tutto fosse accaduto nel vuoto.
…sono uno che descrive la vita».
Evgenij Vodolazkin
Recensione al libro L’aviatore di Evgenij Vodolazkin, Francesco Brioschi Editore, traduzione di Leonardo Marcello Pignataro, 2019, pagg. 409, euro 20.