Monaco, settembre 193 Una ragazza, sui vent’anni, bellissima, viene ritrovata in una stanza, chiusa dall’interno, in una pozza di sangue. Stretta tra le mani.
Il suicidio è chiaro per gli investigatori giunti sul posto.
C’è solo un particolare: la ragazza si chiama Angela Raubalm, detta Geli, e è la nipote di Adolf Hitler. Ed è con la sua pistola che si è sparata. Jeli da anni abita nella casa dello zio, figlia della sorellastra di Hitler: lui stravede per lei. L’ha incoraggiata negli studi (mai terminati) e come cantante lirica (un fallimento).
Hitler la porta sempre con sé in tutte le occasioni pubbliche: alle cerimonie, nei ristoranti, alle serate di gala, al cinema e al teatro (che adorava). Jeli è la sua prediletta malgrado sia un rapporto burrascoso perché Geli lo accusa spesso di essere asfissiante. Lo “Zio Alf”, come lo chiama, è sin troppo premuroso: le voci sul loro “stretto rapporto” in quella Monaco degli anni ’30 non tardano a girare perché Hitler dal 1929 è fidanzato ufficialmente con Eva Braun, che diventerà poi sua moglie.
Hitler, approfittando di una Germania in ginocchio dopo il crollo della Borsa americana di Wall Street, è diventato ricco e famoso grazie alla pubblicazione del “Mein Kampf”, quello che sarà il manifesto del Terzo Reich, e la sua ascesa alle ultime elezioni politiche sembra inarrestabile.
Certo, sono ancora molti a criticare le sue idee – la voce comunista dei quotidiani si fa ancora sentire-ma è chiaro che Hitler, capo del “Partito Nazional -Socialista dei lavoratori” riesce a intercettare la “pancia” del popolo. Unica ombra il rapporto con la nipote e quello strano suicidio avvenuto proprio nella stanza di Hitler e con la sua pistola che custodiva in cassaforte.
Gli investigatori sono costretti a interrogare, ma ma ha un alibi di ferro: proprio quel mattino, di ritorno da un comizio di Norimberga, perché lui e il suo autista sono stati fermati i commissariato per eccesso di velocità. Il caso investigativo è aperto il sabato mattina e chiuso il sabato pomeriggio. Dalle alte sfere qualcosa non quadra. L’indagine è riaperta il lunedì successivo e richiusa il lunedì sera. Dei governanti nessuno sa nulla, il medico che ha svolto una veloce autopsia il giorno dopo va in pensione, alcuni testimoni sono morti.
Nel frattempo le voci si rincorrono: sono coinvolti tutti i maggiori protagonisti di quello che sarà il Terzo Reich, s tutti Himmler. Il rapporto di Hitler con nipote si rivela incestuoso (per questo Eva Braun, che tutti conoscono come l’unica compagna di Hitler, tenta il suicidio), emergono dei dipinti che Hitler (pittore fallito in gioventù tanto da diventare imbianchino) che ritrae la nipote nuda, dato che si offriva come modella e dai taccuini di Hitler righe sconvolgenti dove scrive che è “schiavo d’amore” della nipote e che “lei è l’unica donna che ha veramente amato nella sua vita, insieme alla madre”. Quello che è certo è che Hitler era completamente soggiogato dalla nipote (verso la quale nutriva un’attrazione masochista), quasi un’ossessione.
Potrebbe essere una storia di fantasia e invece è tutta la realtà: Fabiano Massimi ha ricostruito, dopo anni di studio, la verità in un thriller storico che ha rivelato quel mistero completamente rimosso dalla Storia.
Un capolavoro di scrittura di genere, con pagine di tensione alternate a interrogativi che nel lettore nascono spontaneamente : “Sarà vero”? Purtroppo è tutta realtà. Compreso il fatto che stranamente, in quella casa abitata per anni Hitler, oggi non si possa entrare.
Adesso c’è il Commissariato della Polizia Baverese e non è possibile accedere oltre l’atrio, anche per gli studiosi. Come un muro di omertà cementificato per nascondere ogni inizio.
Gian Paolo Serino
Recensione a L’angelo di Monaco di Fabiano Massimi, Longanesi, pagg. 486, euro 18