“Nova” di Fabio Bacà (Adelphi, 2021 pp. 279 € 19.00) è un libro complesso che accerchia l’atmosfera erudita della ricerca interiore, riconduce la definizione spirituale della mente alla deriva dell’elemento psicoanalitico. Una storia narrata sul carattere cerebrale di una scrittura saggia, consistente, mantenuta nell’incubo ricorrente della realtà quotidiana, contaminata dal danno improvviso, sottomessa alla difficoltà e alla barriera della debolezza dell’uomo. Fabio Bacà esamina spietatamente la comune e normale consuetudine della vita, indaga la sfumatura deflagrante dell’animo umano, approfondisce l’oscura crudeltà dell’impetuosità. Sollecita il territorio più profondo, inconfessato, indecifrabile della facoltà intellettive, attraverso l’enigmatica voragine nella mente, decodifica l’occulta inquietudine dell’istinto, confida l’incontrollata volontà dei sentimenti contrastanti. La trama assorbe la sua fatalità, in particolare in relazione all’avvenimento che disorienta la vita del protagonista Davide, neurochirurgo. Davide è testimone impotente di una azione di violenza nei confronti di sua moglie, intimorita e spaventata da un ubriaco in un ristorante. Si trova implicato nella lacerante dicotomia della sua immobilità, testimone inerte della sua sospensione, inadeguato nella capacità di attivare una reazione. La situazione subita travolge le sue sensazioni, ma improvvisamente rovescia la trama con l’ingresso di uno sconosciuto che con la valida fermezza di un coltello blocca l’aggressore. L’ignoto salvatore Diego, monaco zen, incrina le convinzioni borghesi di Davide, risveglia la profonda consapevolezza, la natura ultima della realtà, il richiamo illuminante dell’interpretazione verso un universo rivelatore, insegna il profondo cambiamento della coscienza, nella motivazione di una affermazione personale oltre l’aggressività, oltre la prepotenza e la sfrontatezza. Il romanzo tiene vivo l’assillante tormento monologante di Davide e la cognizione della propria paura, alla ricerca di una credibile giustizia. Nella coraggiosa intensificazione delle spiegazioni scientifiche e mediche sulle manifestazioni impreviste e brutali del cervello umano, sull’ineluttabile spostamento dell’equilibrio nelle relazioni vitali, sul cedimento degli impulsi ancestrali, Fabio Bacà risponde al dubbio problematico della violenza, presente nella vita comune e ordinaria, avvertita e dichiarata nella tensione lacerante delle pagine. Insegue gli interrogativi malvagi dei sentimenti estremi, incrocia le esistenze dei personaggi, tutti completamente avvolti in una contorta elucubrazione di sospetto e di diffidenza nei confronti degli altri, sovraccarica la conoscenza dei gesti, domina la trasformazione inesorabile e irrefrenabile dell’incastro narrativo. “Nova” rispetta, nella selezione colta di un’accuratezza linguistica, l’insensatezza e la distorsione dei comportamenti umani, la minaccia incombente tra il confine ragionevole e l’assurdo, allestisce l’architettura inattesa della casualità. Fabio Bacà guarda alla prospettiva liberatoria della realtà che lo circonda e nell’intento di sorvegliare l’abisso, immerge il vincolo provocatorio della psiche nella spinta emotiva della riflessione e incoraggia nella frase: “Dominare la violenza o esserne dominati?” lo smarrimento di ogni conseguenza, l’invocazione alla opportunità di stare al mondo.
Rita Bompadre