L’oro, dal colore giallo splendente e universalmente considerato il principale dei metalli nobili, nell’ultimo romanzo di Fabio Genovesi diviene Oro puro, il racconto del viaggio intrapreso da Cristoforo Colombo nell’agosto del 1492 grazie al quale scoprì il Nuovo Mondo. Tra le onde dell’oceano, a bordo della Santa Maria, ci sono i due protagonisti, i due opposti sulla scala gerarchica della nave, il più alto in grado e l’ultimo tra gli ultimi: il capitano Cristoforo Colombo che con le sue tre caravelle vuole arrivare ai tesori d’oriente e Nuno, un ragazzo ebreo sedicenne, imbarcato per sbaglio e senza esperienza alcuna, orfano di una madre prostituta e di un padre che non ha mai conosciuto.
Lui – Colombo per voce di Nuno – è un sognatore con una fede incrollabile e intuisce fin da subito che il ragazzo, benché giovane e inesperto, non è da considerarsi un ingenuo, tutt’altro, perché egli racchiude in sé un dono raro, la forza di chi sa osservare e ascoltare le persone, e tanta è la fiducia in lui che lo farà diventare suo scrivano privato. Inoltre, seppur così diversi tra loro, vedrà nel giovane una caratteristica che li accomuna: una fiducia incrollabile verso l’esistenza, ossia la gioia di chi sa accogliere la quotidianità perseverando nelle proprie visioni e nei propri sogni, con la certezza incrollabile che essi si realizzeranno, sempre.
Intrapreso con tutto l’equipaggio, questo viaggio è certamente un viaggio d’amore, un percorso sull’oceano laddove nell’elemento acqua potremmo simbolicamente intravvedere anche la profondità e la vastità dell’inconscio umano. Se così fosse, si paleserebbe l’idea che Genovesi stia utilizzando questo accadimento storico, fondamentale per l’umanità tutta, con un preciso e non secondario obiettivo: arrivare a raccontarci anche le vicissitudini interiori e le più nascoste dei suoi due protagonisti. Essi, infatti, attraendosi fortemente così come solo due nuclei opposti possono fare, col passare dei mesi sembrano ricongiungersi e riconoscersi in un’anima unica e universale che, benché si manifesti in molteplici e diverse sfaccettature, dichiara di avere il sentimento d’amore quale punto di inizio e di arrivo di ogni personale progetto di vita.
Così, con descrizioni suggestivamente poetiche, è amore quello tra due sguardi che si incontrano senza che le parole debbano tradurne l’intensità o spiegarne le ragioni; è l’energia dirompente sprigionata da occhi che con naturalezza uniscono le loro anime. È amore per Dio, il Creatore, che diviene fede e preghiera e si affida al disegno celeste per seguire la strada maestra. È l’amore per la bellezza della natura incontaminata che riempie la vista di colori e suoni antichi, del tutto sconosciuti. È amore per il tempo che scorre quando attraverso i grani di una clessidra il destino si palesa. E ancora, è amore incondizionato per la scrittura, quando essa può trascrivere i pensieri altrui e li condivide per renderli immortali, sia che si tratti di lettere o del diario di bordo più significativo della Storia.
Altresì, l’amore tutto può deformare quando diviene vorace ed egoista, avido e violento, aspirazione alla supremazia totalitaria di uomini su altri uomini. Quando diventa colonizzazione. Per questo Oro puro è anche un viaggio che, seppur con estremo tatto ma con nitidezza e senza lasciare dubbi interpretativi, mostra qui il lato più bieco di un amore fagocitante e svilito, che accresce in potenza nutrendosi delle contraddizioni dell’essere umano, perché, smarrita la propria identità e trasformato il sogno in brama di possesso, anela a depredare la magnificenza offerta dalla natura violentandola, schiavizzandola.
E allora, l’oro puro negli occhi degli indigeni che hanno guardato Nuno e Lui attraverso la vegetazione in isole incontaminate, purezza così simile al sole che tutto illumina e irradia di calore, non esiste più. Esso torna a diventare il metallo nobile simbolo di potere e di ricchezza, perdendo tout court il proprio valore metaforico; diviene l’egemonia del prendere e del possedere senza scrupoli, supportata dalla violenza sul proprio simile che soggiace e a cui non viene lasciato scampo.
L’oro non tornerà più puro, l’oceano è tornato a celare i suoi abissi, l’uomo a nascondervi le proprie nefandezze. I confini non esistono più. Il Nuovo Mondo è stato scoperto, identificato.
Il grido di dolore di intere popolazioni rimarrà per sempre un urlo di voce muta.
Chiara Gilardi