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Fabio Massa anteprima. Il lobbista

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Al suo esordio letterario con Il lobbista, in uscita il 7 giugno per Laurana Editore, Fabio Massa ci catapulta nel mondo di un lobbista di professione, quello di A.F.M. acronimo di Alberto Francesco Morelli (ma anche di Affari Finanza Milano?).

Non è una storia vera quella che ci racconta ma è certamente una storia verosimile e si svolge in una Milano che con i suoi grattacieli e i suoi hotel stellati crea ambientazioni con innumerevoli chiaroscuri favorevoli a giochi di potere, scandali giornalistici e infamie di ogni genere. In questo sfondo A.F.M. si muove giorno e notte operando con grande destrezza. Anzi, è riconosciuto come uno dei migliori sulla piazza nella sua professione, uno di quelli che ha intuito e non sbaglia mai le pedine da muovere per far fluire le informazioni, in situazioni dove il denaro circola senza freni tra gli intrighi dei palazzi, a contatto con imprenditori, politici, donne affascinanti e, ovviamente, anche giornalisti.

Raccontato in prima persona con un utilizzo marcato dell’ironia e del sarcasmo, il romanzo ha una narrazione dinamica e veloce, rapida tanto quanto rapidi sono i passi del protagonista sulla scena. Ma, leggendo, d’improvviso l’azione sembra fermarsi come se rimanesse sospesa nell’attimo esatto in cui lui sta per fare il passo successivo: agganciato a un ragionamento, un viso, un ricordo che è sopraggiunto nella sua mente e che sembra potergli concedere qualche attimo di respiro in cui prendere fiato. È in quella interruzione, in quel cambiamento di ritmo che lui ci racconta aneddoti della sua vita, i più disparati, come per esempio i suoi incontri con industriali o con manager, facendo affiorare qua e là anche i suoi ricordi di ragazzo.

Poi, l’andatura riprende, frenetica e incalzante, pungolando il protagonista che grazie a queste svariate digressioni è riuscito a creare nuovi intrecci, a fare supposizioni e a inserire tanti, molti personaggi e avvenimenti: non reali, come detto, ma facilmente riconducibili alle nostre cronache moderne e che quindi hanno l’intento di stimolare nel lettore precise suggestioni. E lo provocano. Quasi a chiedergli un suo commento, una sua opinione. A cui non rinuncerà affatto.

Voleva anche fare il sindaco di Milano, a un certo punto. Me lo ricordo bene. Si recò da un vecchio tessitore di trame, a Roma. Uno che era stato il grande burattinaio in quel di Arcore”.

E non mancano neppure commenti espliciti su argomenti di stretta attualità: “Va in giro sempre in bicicletta perché lei è green, dice. È l’ultimo must dei milanesi, pure quelli di destra. Che poi abbiano in garage una Maserati nuova fiammante fa niente”

In definitiva, A.F.M. vive per il proprio lavoro, frequenta i migliori ristoranti e i migliori locali fashion di Milano dove beve cocktail costosi, e conosce tutti: ma non ha una vita personale che lo coinvolga, seppure sia sposato e con un figlio. È un uomo del tutto solo e questo sembra bastargli e dargli soddisfazione.

Ma c’è un prima e un dopo nella sua storia e il Prologo ben ce lo rappresenta:

Non avrei mai pensato di finire così, ma non c’è problema. Me lo merito. Mi merito di essere felice, al termine di una parabola discendente. (..) Perché io ero un lobbista, e ora sono tornato a essere un uomo”.

Una discesa violenta la sua, una caduta in verticale senza paracadute alcuno.

Un crollo necessario che riesca a riposizionarlo nella sua esistenza come essere umano, visto che ha sempre vissuto estraniato dalla sfera dei sentimenti, ed è un uomo che, ironia della sorte, ha fatto della comunicazione il suo punto di forza ma non ha mai fatto suo il linguaggio per poter avere una condivisione affettiva ed emotiva con l’interlocutore. Non è in grado di coinvolgersi e, ancor meno, di appassionarsi: non ha mai conosciuto il sentimento dell’amicizia né quello dell’amore.

Tutti fanno un percorso. A volte virtuoso, a volte vizioso. Quasi sempre solitario, senza punti di riferimento, navigando in acque aperte e perdendo di vista la costa. Tutti si muore in mare aperto, su barche troppo piccole e senza strumentazione.”

Un crollo necessario, sì, perché A.F.M. possa finalmente arrivare a chiamarsi Alberto e così identificarsi come individuo, un uomo nuovo in una prospettiva di solitudine ben differente da quella sin qui conosciuta e che, per paradosso, assomiglierà molto alla libertà.

Chiara Gilardi

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Non avrei mai pensato di finire così, ma non c’è problema. Me lo merito. Mi merito di essere felice, al termine di una parabola discendente. Nella mia vita sono stato tante cose, ma soprattutto sono stato nei palazzi del potere, quello vero. Quello che è talmente distante dalle persone che neppure le vede, le sente, le capisce. Sono stato nei luoghi della politica e della ricchezza, tra terrazze sui grattacieli e ristoranti stellati. E adesso ho la guancia appoggiata a questa grata, scaldata dal respiro grande della metropolitana di Milano.

Questo calore è la mia felicità.

Il bacio notturno della città sulla fronte di chi è abbastanza fortunato da fermarsi, mentre intorno tutto gira come gli elementi in un atomo, elettroni che si scontrano producendo piccole frazioni di energia per un motore che non si deve mai arrestare.

Milano è una città che non si ferma.

Crudele con chi si mette in gioco, corre, la sfida a una gara di velocità nella quale è imbattibile. Ma è una città amorevole con i figli che, coperti di stracci, guardano le notti gelide stesi sotto la Madonnina, con una coperta e quel soffio caldo ad ogni treno che passa. Quel soffio birichino che alza le gonne alle signore, d’estate. E che mi fa ripensare a tutte le donne che ho avuto, senza amarne nessuna. A tutti i baci che ho dato e ricevuto. Vuoti e senza anima. Come me. Perché io ero un lobbista, e ora sono tornato a essere un uomo

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Fabio Massa, Il lobbista, Laurana Editore, pp 232, euro 18,00

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