Esce oggi da minimum fax Pistoleros! Una storia di anarchia (traduzione di Valerio Camilli) romanzo dello scozzese Farquhar McHarg, che fu membro dell’Internazionale anarchica e prese parte alla Guerra civile spagnola.
Pistoleros! prende le mosse dal quartiere di Belleville, a Parigi, in una notte piovosa dell’ottobre del 1976, nel Café de l’Europe, in rue des Couronnes. Nel bar siede Edward Prince, in attesa dell’arrivo dell’amico Laureano Cerrada Santos, esponente del movimento anarchico rivoluzionario che è anche la persona che procura ai compagni d’anarchia le identità necessarie per svolgere le loro azioni. Improvvisamente, colpi di pistola risuonano per strada, seminando il panico tra gli avventori del bar, ed Edward Price ha un brutto presentimento. La costatazione della morte del compagno sarà seguita dalla certezza che le prossime pallottole toccheranno a lui. Da qui l’idea di raccontare la loro storia.
Così, per mano di Edward Price, Farquhar McHarg prende a raccontare un’altra storia, che inizia nel 1918, anno in cui un giovane marinaio di Glasgow si imbarca su una nave diretta a Barcellona, dove conoscerà Laureano, vivrà un grande amore, e si legherà profondamente alle vicende e alle sorti del sindacato anarchico catalano. Le cadenze del racconto diventano avventurose, tra ufficiali inglesi incaricati di una missione per interrompere i contatti tra servizi segreti tedeschi e un gruppo di industriali spagnoli, via via dando corpo a un testo che è, allo stesso tempo, un avvincente memoir, un saggio storico dedicato al movimento anarchico ma, anche, un romanzo d’avventura e una storia d’amore, che assume le cadenze e la forza narrativa dei migliori romanzi dell’800 francese.
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Otto anni più tardi, quando incontrai Makhno a Parigi, mi raccontò che all’incirca in quel periodo, a giugno del 1918, aveva incontrato a Mosca Lenin e Jakov Sverdlov, il segretario del Comitato Centrale bolscevico. Era andato in città per discutere di strategie e tattiche da adottare in Ucraina con alcuni compagni anarchici, ma mentre era lì aveva deciso di impulso di visitare il Cremlino e di andare a parlare con Lenin.
Lenin e Sverlov lo trattarono con condiscendenza, non avendo la minima idea di chi fosse, cosa facesse o quali fossero le sue idee politiche; l’unica cosa che sapevano era che proveniva da quello che chiamavano il «sud tormentato di Russia», un eufemismo per descrivere l’Ucraina, l’equivalente russo delle zone del Red Clydeside1. I capi bolscevichi non sapevano che i gruppi di contadini di Huljajpole guidati dagli anarchici stavano resistendo sia alle truppe di occupazione austroungariche che ai soldati della Central’na Rada, il governo nazionale ucraino. Per quanto ne sapevano i bolscevichi, tutti i contadini del sud erano o kulaki o sostenitori della Central’na Rada. Quando gli fu finalmente chiaro che il suo visitatore era un anarchico Lenin si agitò, balzò in piedi e iniziò a camminare avanti e indietro gesticolando spasmodicamente come se avesse una malattia del motoneurone e disse:
Sì, sì… voi anarchici fate un gran parlare di futuro, ma è sul presente che non riuscite a mettere gli occhi. È un vero peccato. Non capite che il vostro non è che vuoto fanatismo? Che col futuro non avrete nulla a che fare? C’è mai stato un anarchico che si sia accorto della sua mancanza di realismo nella vita presente? No! Mai che vi venga in mente!
Lenin inspirò con aria meditabonda e sputò goffamente, mancando la sputacchiera sulla sua scrivania. Makhno, con ammiravole autocontrollo, rispose calmo ma con palese irritazione e un velato sarcasmo:
Perdonami compagno Lenin, sono solo un povero contadino illetterato, e non posso seguirti nella tua concezione incredibilmente contorta di cosa pensa e di come si comporta un anarchico. Ma non potresti essere più in errore quando dici che gli anarchici non hanno presa o legami con il presente.
Noi anarchici dell’Ucraina – o della Russia del Sud come dite voi bolscevichi – abbiamo già dato prova di essere ben saldi e calati nel presente. E, perché tu lo sappia, la lotta rivoluzionaria della campagna ucraina contro la Central’na Rada è merito dell’ispirazione e della guida degli anarcocomunisti e dei socialrivoluzionari. A voler essere onesti, combattiamo la Central’na Rada per ragioni diverse. I tuoi bolscevichi non esistono nelle nostre zone e, dove pure ce ne sono, la loro influenza è minima. In Ucraina la maggior parte delle comuni e delle associazioni di contadini è guidata o ispirata dai comunisti anarchici, e devo aggiungere che l’intera resistenza ai tentativi controrivoluzionari e agli eserciti invasori di tedeschi e austroungarici poggia esclusivamente sulla guida ideologica e organizzativa degli anarchici comunisti ucraini. Potrà non piacerti, ma questi sono i fatti e non li puoi discutere. Immagino che sarai informato sui numeri e sulle capacità di combattimento dei contingenti di rivoluzionari irregolari ucraini? Dopotutto hai fatto riferimento al coraggio che hanno mostrato nel difendere eroicamente le nostre comuni conquiste rivoluzionarie, e più della metà di loro combatte sotto la bandiera anarchica. Mokrousov, Nikiforova, Chernyak, Garin, Lunev e molti altri comandanti partigiani, potrei farne una lista infinita, sono tutti comunisti anarchici, per non parlare del mio gruppo, o di tutti gli altri gruppi partigiani, e dei volontari che abbiamo schierato per difendere la rivoluzione e di cui il comando della Guardia rossa sarà certamente al corrente.
Tutto questo dimostra, con una certa forza, compagno Lenin, fino a che punto ti sbagli quando sostieni che noi comunisti anarchici non abbiamo i piedi ben radicati a terra, che il nostro atteggiamento riguardo al presente sia da deplorare, per quanto è vero che amiamo pensare molto al futuro. Quello che ti dico è la verità, e contraddice il verdetto che hai appena emesso su di noi. Tutti, te compreso, hanno davanti agli occhi le prove della nostra dedizione al presente. Ma abbiamo anche gli occhi puntati su tutto ciò che può avvicinarci al futuro, al quale, è vero, noi pensiamo, e ci pensiamo molto seriamente.
Almeno Sverdlov ebbe la decenza di arrossire di fronte al rimprovero e abbassò lo sguardo a terra. Lenin, tuttavia, scosse dubbioso la testa e continuò a vagare per la stanza agitando le braccia come un vigile demente di fronte al semaforo: «Be’, forse mi sbaglio», borbottò Lenin cupo, tirando su col naso e sputando rumorosamente, centrando questa volta la sua sputacchiera. «Chi è che non commette errori, specialmente in una situazione come la nostra?» Percependo la crescente irritazione di Makhno, Lenin smise di camminare su e giù e si mise a sedere. Cercò di spostare la conversazione su temi meno controversi, ma il piccolo uomo di Huljajpole ne aveva avuto abbastanza della sua arroganza e se ne andò poco dopo.
«Avrei voluto essere una mosca per restare in quell’ufficio», mi disse Makhno quando ci incontrammo nel 1926, «gli avrei cacato nel caviale».
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Farquhar McHarg Pistoleros! Una storia di anarchia
minimum fax, 2022
Traduzione di Valerio Camilli
380 pagg.
1 Movimento politico popolare, socialista e anticoscrizionista che, a partire dalla zona di Glasgow e delle aree industriali del fiume Clyde, si diffuse in tutta la Scozia dando vita a un periodo di aspre lotte e rivendicazioni dal 1910 fino ai primi anni Trenta. [n.d.t.]