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Fottutamente Scorretta

Io vivo nel passato. Non ho computer, né cellulare, né tv. Dunque non guardo né le notizie, né Internet. Non me ne importa un cazzo. Quello che i recensori faticano a comprendere, cercando agganci con l’attualità, è che io vivo in un mondo di finzione. E mi ci trovo benissimo.

James Ellroy intervistato da Riccardo Staglianò per Il Venerdì di Repubblica.

Scrivo dal mio buen retiro sul lago, a Bellano, il borgo degli artisti, dove ho deciso di trasferirmi a vivere in pianta (in)stabile, un progetto, per una che non progetta nulla, coltivato da anni e per anni rimandato. Chiamatemi Signorina Procrastina-zione. Ci voleva l’epidemia e l’imbecillità di gregge a spingermi sempre più verso l’allontanamento dalla cosiddetta civiltà. Oddio, non andrò a vivere in una capanna nel bosco come una novella Walden, dal capolavoro filosofico dello scrittore americano Henry David Thoureau, ma l’assembramento urbano ormai, quasi allo scoccare del mio 48esimo compleanno, mi ha ampiamento fracassato i cabbasisi.

Al pari del romanziere noir Lee Earle Ellroy, vero nome di James Ellroy, dell’attualità, delle notizie mainstream, delle magagne di questo nuovo mondo a me importa sega. Non guardo la TV ma non rinuncio a Internet. E non solo per il porno che abuso per masturbarmi quando, indolente e irrequieta, opto per la sveltina onanistica.

Rivendico una dimensione ridotta e selezionata dei rapporti umani e non la frenetica calca che produce solo chiacchiericcio e nessuna sostanza. Detesto una vita basata sulle apparenze e nella mia persona social ho sempre difeso l’autenticità dei miei contenuti, esponendomi nuda e cruda, come già iniziai a fare con la rubrica cartacea La Mia Vita Orizzontale sulla leggendaria rivista Playboy, dove spregiudicata narravo le mie avventure e disavventure sessuali e dove teorizzai la filosofia del “Trekking del Cazzo”: Non si conquistano le vette del piacere senza un duro allenamento e innumerevoli campi base, in quello che io chiamo il trekking del cazzo. Non si può pretendere di riuscire nell’ardita e ardente impresa sessuale senza sottoporsi a miserevoli performance, incidenti di percorso e scadenti compagni di scalata. Insomma, per arrivare in alto, bisogna partire dal basso. Ventre. La pratica, del resto, rende perfetti. 

Forse la mia sfacciata sincerità è solo frutto di un’innata pigrizia che mi porta a raccontare piuttosto che a nascondere. Non narro balle. Che palle il fake. Di cui detesto fintanto l’orgasmo simulato.

O ti metti a nudo o rimani vestito. Non sono persona da mezze misure. Quelle le lascio alle mezze calzette, ai poveri di spirito e di ingegno. Altresì aborro il futile buonismo e l’eccesso del politicamente corretto ormai naufragato nel politicamente abbietto.

In una sola settimana, ho dovuto leggere di HBO che ritira Via col Vento per pruderie razziale.

Del caso dei moretti, pessimi ma irresistibili cioccolatini svizzeri, ritirati dal mercato perché offensivi – the world has gone mad – nei confronti dei mori. Quindi, Il Moro di Venezia lo rinomineranno il ‘diversamente bianco’?

Paladini, sardine, sentinelli (togliere la statua di Montanelli ai Giardini di Milano) mi avete solennemente frantumato le palle!

Prevedo roghi di libri quali il capolavoro di Nabokov, Lolita, perché chi lo legge o lo ama non può che essere un fottuto pedofilo.

Allora che dire della Bibbia e dei suoi zelanti predicatori che tanto, da tanto e, mi sa tanto per sempre, amano inchiappettare i loro pargoletti chierichetti? Gesù disse lasciate i piccoli fanciulli venire a me. Mica noi su di loro!

Al diavolo OGNI religione e tutti i loro adepti, schiavi delle più bieche superstizioni.

Il vero cancro è il pensiero unico, l’assoggettamento al gregge e l’ignoranza di massa fattasi tracotanza.

Ormai ordinare un Negroni è roba da reduci e combattenti. Per non parlare dell’Amaro Montenegro, che qualche illuminato protettore di qualsivoglia discriminazione potrebbe voler rinominare Amaro MonteDiColore. Ma il bianchino non è scorretto al contrario?!

Appartengo, letterariamente e umanamente, a quella schiera di scrittori cinici, caustici e diretti, come Woody Allen – di cui ho già scritto a proposito (di niente!) di tutta la fuffa, per non dire letame, di cui è ingiustamente vittima – Bret Easton Ellis (che nel suo primo libro di prosa, White, ha messo alla berlina gli eccessi del politically correct) e Michel Houellebecq, una tra le poche voci fuori dal coro del “volemose bene e andrà tutto bene” che in un articolo sulla pandemia ha scritto che ne usciremo, se ne usciremo, solo peggiori. E come potrebbe essere diversamente in un mondo popolato da un genere (sub)umano terrificante e terribilmente ignorante?

Forse dovrei rinominare il mio blog FalliFelici in FalliFuori ma anche in FalliNeri per farli(vi) incazzare e polemizzare tutti irati sulle tastiere che hanno sostituito il confronto con lo scontro.

Dopo un mese di libertà qui sul lago, immersa nella mia dea, la natura, e persa tra i sentieri boschivi, torno a sentire il panico da confinamento e mi rendo conto che il conto da pagare per la prolungata sospensione della vita è pesante. I miei livelli di misantropia, già elevati ma tenuti a bada nell’era pre-Covid, sono esplosi in un fragoroso disprezzo per gli assembramenti stolti e decerebrati e per le urticanti narrative edulcorate di qualsiasi elemento che possa arrecare offesa a chicchessia.

In Italia non abbiamo raggiunto i deliranti apici di pulizia verbale imperanti oggi negli Stati Uniti, una delle nazioni più razziste e bigotte al mondo, governata da armi e croci-fessi, posseduta dai farneticanti evangelisti e dalle milizie white trash, la spazzatura bianca, ossia i bianchi lardosi e buzzurri del MAGA, Make America Great Again di Trump, che nell’ultima sparata du jour su Twitter ha definito il Covid Kung Flu.

Detesto Trump e la sua base ma ammetto – scorticatemi online – che la battuta terribilmente scorretta sul virus cinese a me ha fatto ridere. Soprattutto quando mentre vi scrivo, in Cina sta andando avanti il festival della carne di cane di Yulin, per non parlare dei malefici e pericolosi mercati umidi ancora aperti e funzionanti. Che impellente desiderio di darli in pasto ai pangolini … Non i cani, gli umani.

Si può stare a sentire un governo dittatoriale che ha mentito sul virus, e continua a farlo, arrivando addirittura ad accusare il salmone norvegese di essere la causa della seconda ondata di contagi a Pechino? Il virus europeo … Con il puzzone arancione che controbatte con il virus cinese (in effetti, la gran parte dei virus zoonotici di proviene dall’Asia mica da Oslo…).

WTF … Ossia Eccheccazzo!

Mi torna alla mente la prefazione1 del libro Hanno Tutti Ragione del regista Paolo Sorrentino, dove Mimmo Repetto fa un elenco assai prolisso e inclusivo di tutto ciò che non sopporta – dai vecchi sbraitanti ai giovani arroganti, dai bambini capricciosi ai genitori ossessivi, dai manager spietati ai disoccupati spiantati – per concludere con Non sopporto niente e nessuno. Neanche me stesso. Soprattutto me stesso. Solo una cosa sopporto. La sfumatura.

Chissà forse sono uno spirito svagato e sbandato, una Tony Pagoda (il cantante melodico napoletano protagonista del romanzo) in gonnella che ama gli anfratti bui delle osterie dormienti, dove la gente culmina nell’eccesso del canto, a me piacciono le cose bestemmiate e leggere, e i calici di vino profondi, dove la mente esulta, livello di magico pensiero… per citare le liriche parole della poetessa milanese Alda Merini, l’Alda.

Sopporto solo la verità, brutta, sporca e puzzolente com’è la vita, senza rivestimenti di zucchero a indorare la pillola. A me basta l’oblio del nettare degli dei.

Voglio assoluta, e dissoluta, libertà di espressione anche se scomoda e fastidiosa. Il problema non è nei termini politicamente corretti da usare ma nella (in)capacità intellettiva di distinguere e selezionare nel marasma, meglio miasma, degli webeti.

In Italia solo una frazione minuscola di cittadini ha scaricato l’app Immuni. Chi non l’ha fatto avrà le sue ragioni ma cosa dire di chi sbandiera l’attacco alla privacy quale motivazione per il mancato download e poi regala qualsiasi privatissimo dato all’app russa Faceapp per vedersi in versione trans? Ossia in transizione uomo-donna e viceversa.

Fatemi scendere dal carrozzone dell’imbecillità. Anzi no, io sul carrozzone non sono mai salita perché piuttosto di scroccare un passaggio nella massa, me ne vado a piedi, anche nudi, sul mio sentiero di vita che se non trovo battuto, me lo batto io per bene. E me lo devio pure.

Non mi assembro.

Io mi assento.

Perché ardo di uno scontroso desiderio di solitudine.

Concludo con un battuta, ovviamente scorretta e geniale, di quel lestofante ebreo – cit. da A Proposito di Niente – di Woody Allen:

La bocca è quell’organo sessuale che alcuni depravati usano per parlare.

E quanti non sanno usare, né osare, la lingua …

Vostra Bocca di Rosa

PS. I reperti fotografici sono stati scattati nella mia amata New York, che ahimè non ritroverò quest’anno, davanti al locale Shuka, diventato SUKA in post-produzione e al Bar Pisellino, proprietà di un’irriverente coppia lesbica, nel West Village. Notare la cheeky t-shirt con la bocca e la scritta BLOW di Corso Como 10 NYC.

Note

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