Vista: Occhi / ad osservare deserti / e fiori di violette / nell’abbraccio distante / e troppo distratto / nel bosco indisciplinato: come osserva il poeta per trarne parole?
In maniera assorta, e vicina, ma pure distante e fabbrico i versi.
Tatto: Toccami / velluto di aria. / Toccami / possente visione // Il vento leggero / corteggia la rosa /deposta nel vaso: se potessimo toccare i versi del “Frammentario del mattino” cosa avvertiremmo?
Avvertiremmo concretezza e levità ed un io prepotente ed esasperato.
Udito: Il sole sussurra, / fuori, / palpiti di eccitazione: che musica fanno le tue poesie quando si scrivono e che musica, invece, quando si leggono?
Quando si scrivono provocano una musica come di “andante”, e poi i versi si inceppano, e poi ancora ritornano a scorrere ed a correre. Quando, invece, si leggono – per la mia soggettiva esperienza -, rovinano e danno suono di corno, di oboe, e di violino.
Odorato: E non ho più / un mattino, // che imperversi // candido / sublime, // come gelsomino, // in questo appartamento / – solitario – // e illustrato / di giallo – sole: fossero fiori, le tue pagine, che odore farebbero?
Mi sovviene l’immagine di una gerbera rosa, anche se vorrei scarlatta, che, se non sbaglio, è abbastanza inodore. Mischiato (questo “inodore”) all’odore della carta di incunaboli.
Gusto: E l’ambrosia / che suggo, / nella giornata, // qui, /acquiescente , / mi indora: se si potesse bere, che sapore avrebbe la tua scrittura?
Mi immagino che, la mia scrittura, avrebbe un sapore di un “liquore di mandorle” con l’aggiunta di “acqua di rose”.
Mi fa una domanda in forma di poesia?
Come sarà alto il cielo
voi che intendete
trascorrere sulla terra
ed io tra fango e nubi?