Benvenuto su Satisfiction   Click to listen highlighted text! Benvenuto su Satisfiction

Francesca Cencetti. Il viola e la pietra

Home / Recensioni / Francesca Cencetti. Il viola e la pietra

Nella sterminata produzione di poesia contemporanea poche sono le voci che si stagliano nitide e schiette, preda come siamo del cieco e vuoto virtuosismo per cui al significante non corrisponde un significato autentico. Tra queste segnalo la raccolta poetica della poeta e artista Francesca Cencetti, già preside del Liceo Artistico “Bernardino di Betto” di Perugia, inter alia, giurata del premio Campiello, “Il viola e la pietra” Ali&no 2022 con prefazione di Donato Loscalzo e nota di lettura di Marco Bussagli. In appendice Metamorfosi artistiche Opere pittoriche di artisti che si sono ispirati alle poesie.

Un libretto prezioso di 54 liriche senza maiuscole e punteggiatura perché il poetare è un fluire ininterrotto che non ha inizio né fine e ogni lirica è l’esternazione di un discorso interiore già iniziato nell’anima della poeta che trova lo spunto per esprimersi in input che nascono spontanei dall’osservazione della realtà o dal proprio vissuto. Il manierismo viene bandito perché la poesia della Cencetti sgorga pura come da fonte immacolata unendo immanenza e trascendenza: il viola che allude al colore da lei preferito che è anche nella splendida copertina che presenta un suo dipinto e che fa vagolare nel mondo del sogno con gli occhi acuti di civetta. La pietra ci connette con questa realtà, attaccati alla terra, ma evoca anche il sacro delle chiese, cui la poeta si ispira esattamente in quel punto in cui il divino incrocia l’umano. “archi sognanti /le orme si imprimono/accanto alle colonne/lo sguardo assorbe/i capitelli/i ciclamini bianchi/l’olio per infermi racchiuso/nella nicchia aperta/le ombre fuggono attorno all’altare /scendono le scale dell’iconostasi/volgendosi alle capriate/agli archi sognanti/all’acqua della cripta/il chiavistello chiude il buio/ode i sussurri/delle invocazioni al sacro/con mani colme di vuoto/la polvere succhia/i cerchi bianchi/gocce di cera sparse dal piede.” Pietra quindi non rinvia solo alla realtà immanente ma è anche pietra sacra su cui si squaderna lo spirito mistico nell’acqua della cripta e negl’archi sognanti.

Il viola e la pietra diventa in sinestetica tensione “pietra viola” laddove le due dimensioni si sovrappongono in congiunzione astrale: “il viola e la pietra/tu mi hai detto scegli un colore/ho guardato la tua barba bianca/ho pensato al viola dei drappeggi di Vermeer/ho scelto il viola che mi conduce ai teatri/a noi attori delle nostre vite/aggrappati ad aste di legno/a conchiglie profumate di mare/a simmetrie di spazi/di attimi consumati nei ricordi/la tua vita trascorsa ad osservare la follia/…alla ricerca di una pietra viola.” Ecco, qui c’è il focus della silloge: la poesia come tensione, ricerca, punto di incontro tra reale e immaginario, transeunte ed eterno, immanente e trascendente. La poesia come apertura di senso, varco, porto, approdo, àncora, salvezza, diliquio dei sensi che si scorano mentre la ragione resta salda a controllare l’impalcatura dei versi. Sublime kantiano, dunque, sentimento misto: i sensi svengono, collassano, ma la ragione funge da arbitro a dominare la realtà. C’è un garbato controllo stilistico nei versi della Cencetti, che resta compos sui anche quando i sentimenti appaiono forti. Non si lascia travolgere perché così è anche la persona: sempre sul limitar della commozione e pur padrona di sé.

Che il centro del suo poetare sia in questo punto di incontro tra ciò che c’è e ciò che viene evocato, tra interno ed esterno, tra realtà e sogno, finito e infinito, immanenza e trascendenza si registra anche nella nota di lettura di Marco Bussagli: “L’autrice, come chi scrive, è interessata ad indagare quel punto di sutura che, nella vita, sta tra la dimensione spirituale, assoluta, e quella contingente e quotidiana che, non di rado, ha a che vedere con la nostra condizione di “creature”, di esseri limitati, proiettati però verso l’infinito.”

Per me, l’unica poesia che ancora oggi possa dirsi universale è quella che si interroga sul senso, sul mistero della vita, che sa guardare oltre la semplice contingenza, dispiegando le ali in un’infinita tensione verso l’ Assoluto. In questa tipologia, erede dei grandi, da Leopardi a Ungaretti, si colloca la poesia della pietra viola. In effetti, in questa silloge rintracciamo i binomi oppositivi su cui viaggia la poesia dei grandi, soprattutto del genio di Recanati: Finito/infinito, in primis

Chiosa il prefatore Donato Loscalzo:” Nei luoghi dove la luce filtra creando la sistole e la diastole dello spazio, la parola poetica segue un percorso di ricerca, mai convenzionale, attraverso una collaborazione quasi costante con la pittura. E’ la poesia delle metamorfosi artistiche”. Conferma, quindi, la caratterista precipua della silloge: la poesia come ricerca mai paga del punto di approdo, ma sempre tesa a spiccare di nuovo il volo in un costante rimodellamento del vissuto interiore e della memoria perché l’Essere della Cencetti è costante eracliteo “Divenire” altro da sé in rimandi stilistici di figure retoriche, tra cui primeggia la metafora.

La maestria con cui viene trattata la parola poetica rivela anche un certo divertissement, in cui la poeta si rende consapevole delle sue abilità e si diverte a giocare con le parole, perché sa che queste la condurranno a uno stato di grazia: “ lasciati legare al mare/a quest’estate ardente/irta di lame e di sole/lo senti/abbiamo la consistenza degli dei/lascia che ti offra acqua/in una coppa lucente/con vesti gonfie di aria/ e di grazia/ forse è questa l’immortalità/non lasciarsi sfuggire la gioia.”. Senza voler scomodare Saffo, consapevole che avrebbe raggiunto l’immortalità perché conosceva “le rose della Piéria”, la Cencetti avverte un fremito di consistenza divina quando si avvede che la parola poetica può colmare il vuoto esistenziale. Il carattere giocoso della raccolta si legge anche in questa lirica: “forse è questa l’immortalità/non lasciarsi sfuggire la gioia.”

Aggiungo, a conclusione, che in questo secolo di poesia atteggiatamente tenebrosa, fa piacere leggere questa voglia di uscire dal “male di vivere” e ritrovare il vitalismo in una caleidoscopica fusione di colori, suoni, odori, profumi, oggetti materiali trapuntati di infinito.

Giovanna Albi

#

Francesca Cencetti

Il viola e la pietra

Ali&no 2022

16 euro

Click to listen highlighted text!