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CLOSE ENCOUNTERS HERETICA Francesco Cane Barca. Strani soli

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C’è un tempo umido, c’è aria elettrica,

    il cielo è strano, sole, nuvolo,

        tutto lassù è mosso,

            guarda là.

Francesco Cane Barca pubblica la sua prima raccolta di racconti per la casa editrice modenese Zona42, specialista in nuovi generi e forme ibride di scrittura, uscita 24 novembre 2021, collana 42Nodi — che ospita nomi illustri come George Saunders (con Ghoul Accovacciato Numero Otto) o Brooke Bolander (con L’unica innocua meraviglia), Matteo Meschiari e Antonio Vena (con Imperium) et al.

Sono libricini, in realtà, grandi is/aspirazioni, formato mignon.

Cos’è Strani soli di questo autore molto giovane che scrive sotto pseudonimo, non vuole essere intervistato né visto (ma sono riuscita a strappargli qualche risposta in forma scritta), ha almeno 4 romanzi e altre dozzine di racconti nel cassetto (qui nella raccolta i racconti sono ‘solo’ quattordici) e si definisce “Il Pynchon dei poveri”, — per altro un ottimo pubblico — o forse “Un Pynchon dei poveri”?

Bè, visto che non ci è dato altro… è innanzitutto uno scrittore, che prima di arrivare a Zona42 ha pubblicato su tante riviste on line, come Carmilla – la creazione di Valerio Evangelisti et al … – o Postnarrativa/Postscrittura, Ilbestiario, Macaia, CarrascosaProject, progetti di scrittura collettiva e progetti di collettivi di scrittori che ha in parte ideato e navigato facendoli poi naufragare nel postweb, non avendo più pagato i diritti di sfruttamento dei vari domini. (perché se non paghi, muori anche sul web, non preoccupatevi)…

Strani Soli, sottotitolo: Racconti

Il primo racconto, Mutazioni e altre noie, inizia così:

GIORNO SETTE.

perché avevo da pensarci, dal primo giorno a oggi, una settimana, senza capirne, sono un balordo, mi vedesse crucciato mia madre: Mangi? Pettinati. Fai qualcosa. Fare. Qualcosa. Decimo inverno a Paremà, qui nella pianura padana, che lo vedi anche dallo spazio il suo scadimento, quella chiazza di robaccia nell’etere. Potevo stare meglio, al mare, non meno avvelenato, ma pur sempre mare, gettarsi, testa sotto, ti ci butti mal che vada, e non ci pensi più alla catastrofe, allo spirito del tempo, quello, robetta da ridere: Ah!

E non è che l’inizio… poi arriva la mutazione…

Cosa vediamo da questo inizio? Tante cose. Una scrittura in prima persona, ma è diretta? O finge- o cerca… – di esser diretta? Se è diretta, sembra comunque introversa, in dialogo coi suoi stessi dubbi ma la prima persona è la mano tesa verso il lettore, per definizione… troviamo un nome Paremà, che non ha corrispettivi reali, troviamo anche uno stile che usa idiosincrasie volute, ma forse corro troppo, avendo già letto tutto il libro, forse queste cose si acquisiscono mano a mano, con lo scorrere e lo svolgersi, obliquo, avvolgente, quasi rampicante (ma verso il sottosuolo, … vedendo il sole) del libro.

Racconto dopo racconto Cane Barca costruisce infatti un universo altro che come quello di Howard Philip Lovecraft (il primo nome che mi ha ricordato ma lui dice anche “l’universo Marvel”) è “come il nostro” ma non è il nostro, e qualcosa che viene dal profondo, o dall’inconscio, o forse dal futuro, preme in maniera più visibile e fa infine breccia tra noi.

Paremà, Genuaua, Rapalio… citazioni dal mito, uno stile che è sia forbito — bizzarro — che slang, che stream of consciousness, e lo scrittore — o il suo alter ego, come appunto in Lovecraft — che è sempre lì in prima persona, a raccontarti raccontarsi e raccontare e soprattutto scrivere… — perché Cane Barca potrebbe davvero uscire dalla pagina e diventare film per esempio? — la sua storia, accadimenti sempre straordinari, vissuti con acquiescenza, stanchezza, distacco, e infine totale coinvolgimento fino all’epilogo finale. Bum.

Di solito magari un altro distacco, o forse la morte, o ancora la comprensione. Ma mai totale. O sì?

Il secondo racconto

Zerodue

quattro mesi oggi nello spazio.

vai a sapere che è, se è fortuna illividire sotto queste lune, o iella.

ho le palpebre di legno, ferme aperte.

non so nulla di comete, intelligenza artificiale e terraformazione, vendevo fiori e robbume da giardino, e nemmeno quello sapevo fare molto, facevo i migliori mazzi in città e questo garantiva la buona clientela e il cibo in tavola, ma dell’infinito universo che devo saperne, e se qualche bullone salta, se qualche algoritmo balbetta o rigetta, non ne saprò mai niente.

cambiare stanza o cambiare giorno, qui è la stessa cosa.

quattro mesi oggi, a cercare un mondo nuovo.

C’è persino la rima, sembra una canzone, ed è tutto minuscolo. Come trasporre per immagini un racconto estremamente visionario — nel proseguimento si scopre che il protagonista è su un’astronave pilotato da un A.I. con nome e voce femminili – perché la Terra – il mondo – sta per saltare in aria – e la macchina, forse per caso, ha scelto lui – e lui ha scelto altre 50 persone – da portare nello spazio per far proseguire l’umanità – la macchina ha anche un corrispettivo in carne e ossa ma soprattutto… – l’idea di fantascienza — potrebbe aver sbagliato, non si sa bene se il mondo finirà davvero, forse ha rapito tutte quelle persone per niente…

Ma dicevo, 

pur essendo l’idea – certo, molto Space Odissey — molto visuale (in tanti altri dettagli che ho forzatamente omesso), come trasporre questo stile così originale in un film?

Forse non è la domanda giusta, ma mi è venuto da pensarlo durante l’intera lettura.

Gli editori, che insieme a Chiara Reali, curatrice della collana, scelgono questa copertina lisergica e dark e anche molto classica, scrivono, per lanciare il testo, della “genealogia complessa” e “ricca di riferimenti e aspirazioni” della scrittura a forte impatto stilistico di Cane Barca:

“dalle fiabe della tradizione popolare a Julio Cortazar, da Calvino a Borges fino alla lunga scia di autori americani che hanno accompagnato le letture di F C Barca: da Edgar Allan Poe a Jonathan Lethem, da Emily Dickinson a Bret Easton Ellis a Thomas Pynchon” (impoverito da una peste finanziaria però….)

Come non convenirne. “Un Buzzati lisergico,” proseguono, suggerito loro dalla dark lady pink eminenza grey? della letteratura ed editoria italiana Veronica Raimo. Un ottimo suggerimento…

Il settimo racconto

La peste finanziaria

Gaush! È il verso di morte per chi se la becca, per chi si ammala di Peste Finanziaria. O Peste Capitale, o più breve, PFI. Gaush!

ma prima: i nervetti dolevano come mordicchiati tutti assieme precedendo di qualche minuto un rapido soffocamento e in fine si faceva il: Gaush!

i primi sintomi si verificavano a due anni dal contagio: qualche doloretto, fittine all’orecchio sinistro, le unghie diventavano bluacce, PFI si poteva rilevare subito, e così l’infetto passava due anni sapendo della morte prossima, della vita che sarebbe terminata in un: Gaush!

Vi ricorda qualcosa? Certo fa molto fumetto, no, non il covid, che per altro è evocato ante litteram (perché la maggior parte dei racconti sono stati scritti in epoca pre-covid, rivela lo scrittore, facendo parte della sua cospicua — letteraria…), ma una cosa molto più semplice e di tutti i giorni:

Cane Barca torna al primo anello della catena: se la maggior parte delle guerre e delle diseguaglianze e degli orrori del nostro sistema socio-politico sono mossi dalla sete di soldi, cosa succederebbe se il denaro – tecnicamente – uccidesse davvero? Fa molto Carpenter… Se lo tocchi muori. Ma se l’avevo già toccato? Eh. Vai a sapere. Leggete e scoprite l’ironico Cane Barca, con un passato nella militanza studentesca.

Le idiosincrasie che mi sono piaciute: “tanto il mondo sta finendo”, “non sono pazzo”, “non sto a dire” “non sto a dire”, “ho altro a cui pensare” [….] e stavo per dimenticare un elemento importante, in ogni racconto (forse a esclusione della Peste) di Cane Barca c’è l’amore.

Il suo, a differenza di quello di Lovecraft, e come quello Marvel, è un universo innamorato. Un nome ritorna qua e là, Catalina, Catalinaaa, Catalì, Cata. E altri… Giocare coi nomi, giocare con le parole. Ed essere seri coi sentimenti, giocare con l’amore. Un classico…

fuori c’è una nebbia tutta nuova, l’avevo notata nei giorni addietro… gialla, penosa, che infetta e che lascia una cremina sulla pelle, è notizia di ieri, , …Cata, vedo un poco giallo, tu no?

Il primo libro di Francesco CANE BARCA, visto che siamo a fine anno, ed è persino tempo di classifiche, è il mio consiglio più spassionato per la fine (sic) del 2021.

Silvia Lumaca

Francesco CANE BARCA

Strani Soli

Zona42

Costo 9,90, euro

Epub 4,99 euro (scaricabile qui: http://www.zona42.it/wordpress/strani-soli-di-francesco-cane-barca/)

 

editore Zona42

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