Nulla è più inspiegabile della poesia, solo lo haiku.
Sarebbe come voler definire il fiato di un bambino mentre dorme, il profumo dei capelli di qualcuno che si ama, i petali del ciliegio mentre cadono.
Lo haiku è tutto ciò che ci rimane di un addio quando il treno è già partito.
Tutto ci sfugge perché cerchiamo il contesto, la spiegazione, cerchiamo di collocare il fiore reciso in un bosco, un prato, immaginario.
È tutto il nostro limite di occidentali.
Ci sono tre versi: un quinario; un settenario e un quinario a chiudere.
La difficoltà è condensare dentro diciassette sillabe tutto il discorso. Un po’ come chiudere una nebulosa in un barattolo.
Francesco De Girolamo in Luci segrete, edito da Il ramo e la foglia edizioni, si lancia in questa folle impresa tra oriente e occidente, tra il sussurro e il racconto. Lo aiutano i disegni di Laura Medei.
Sembra tanto semplice eppure nulla è più complicato delle cose lievi. Si tratta di generare fragilità. Costantemente alla ricerca di una confortante narrazione, questo componimento che ne è privo, riottoso al contesto come un pensiero, ci lascia un pezzetto di solitudine in più.
La prima volta che ne ho visto uno, era di Kerouac. Poesia degli ultimi americani, pag. 151: Alcuni haiku occidentali.
Allora ero un ragazzo, avevo gli occhi più grandi e faticai a capire. Con pochi anni alle spalle pretendevo di sapere con perseverante ottusità e cancellai quei versi con il tratto più spesso. Dopo arrivò Pound e non fu troppo diverso. Adesso che sento il sole più lontano adoro che tutto mi sfugga e non cerco spiegazioni. Di questi brevi versi rimane un profumo, si accende un ricordo teneramente vago e mi sembra che sia abbastanza per ringraziare.
Queste Luci segrete sono come lanterne che cercano in cielo il proprio posto e come scrive De Girolamo:
Niente traspare
questa notte nel buio:
solo un respiro.
Pierangelo Consoli
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Francesco De Girolamo, Luci segrete, Haiku, Il ramo e la foglia edizioni, Pp. 64, Euro 12.