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Francesco (Jorge Mario Bergoglio) e Fabio Marchese Ragona. Life. La mia storia nella Storia

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Domande cruciali: «Accetti la tua elezione canonica a Sommo Pontefice?» e «Con quale nome vuoi essere chiamato?».

Il ricordo delle parole di Papa Pio XII: «Nulla è perduto con la pace. Tutto può esserlo con la guerra. Ritornino gli uomini a comprendersi. Riprendano a trattare. Trattando con buona volontà e con rispetto dei reciproci diritti si accorgeranno che ai sinceri e fattivi negoziati non è mai precluso un onorevole successo».

La testimonianza di Hiroshima: “In un certo senso, pur essendo fisicamente lontano, ho vissuto quella tragedia da vicino grazie ai racconti di padre Pedro Arrupe, che si trovò a passare per l’Argentina diversi anni dopo, quando io ero un giovane studente gesuita. Lui era missionario a Hiroshima, rettore del noviziato della Compagnia di Gesù, e miracolosamente era scampato all’esplosione insieme ai trentacinque giovani che vivevano nell’istituto e agli altri gesuiti. Ma lui non disse mai che fu un miracolo, nonostante la bomba fosse stata sganciata molto vicino alla struttura della Compagnia di Gesù!”

In questo libro Papa Francesco ripercorre la storia della sua vita scandita dai fatti storici che lo hanno più colpito. Dall’infanzia alla dittatura di Videla, a Maastricht, all’11 Settembre fino ad arrivare al Covid.

Dal libro traspare la ricerca di un cristianesimo essenziale che mette al centro la figura di Gesù Cristo e la sua libertà di uscire dalla Chiesa per andare a recuperare le pecore che si sono smarrite.

Le impressioni e i ricordi della prima formazione sono vivi e fecondi: “il collegio creava, attraverso il risvegliarsi della coscienza nella verità delle cose, una cultura cattolica che non era bigotta o disorientata. Si viveva anche la pietà verso gli altri, ed era reale! Questo formava abitudini che, nel loro insieme, plasmavano un modo di essere, seguendo appunto gli insegnamenti cattolici. Lì, per esempio, ho imparato ad aprirmi agli altri, a privarmi di alcune cose per darle a persone più povere di me. Dopotutto, il sudario non ha le tasche, ricordate?”.

Troviamo l’altissimo rispetto per la vita del Pontefice: “dobbiamo difendere sempre la vita umana, dal concepimento fino alla morte; non mi stancherò mai di dire che l’aborto è un omicidio, un atto criminale, non ci sono altre parole: significa scartare, eliminare una vita umana che non ha colpe. È una sconfitta per chi lo pratica e per chi si rende complice: dei killer prezzolati, dei sicari! Mai più aborti, per favore! È fondamentale difendere e promuovere sempre l’obiezione di coscienza”.

Essere vicini agli altri significa pure abbattere tutti i muri: “quando non siamo in pace con qualcuno, lì c’è un muro che ci divide. Quanto sarebbe bello un mondo con tanti ponti al posto delle barriere: la gente potrebbe ritrovarsi e vivere insieme nel segno della fratellanza, diminuendo le disuguaglianze e accrescendo libertà e diritti. Dove ci sono i muri, invece, proliferano le mafie, la criminalità, i disonesti che approfittano della debolezza del popolo, sottoposto a paura e solitudine. Siamo cristiani! Per questo dobbiamo amare il prossimo senza riserve, senza frontiere, senza alcun limite, andando oltre i muri degli egoismi e degli interessi personali e nazionali”.

L’esperienza come arcivescovo di Buenos Aires ha permesso a Papa Francesco di incontrare il popolo di Dio in tutte le sue sfumature trovando il volto di Cristo in ogni fratello più piccolo: “donne a cui era stata rubata la dignità, volti di padri terrorizzati e volti di madri martoriate dall’indifferenza. Volti di bambini e bambine a cui era stato rubato il futuro”.

Troviamo l’importanza di cercare Dio tra i poveri: “È un dono, tutti devono saperlo, tutti devono provarlo: sporchiamoci le mani, diamo un senso alla nostra esistenza cercando Dio in mezzo ai poveri, toccando le loro mani, guardandoli negli occhi. Stando in mezzo agli invisibili delle nostre città, accogliendoli e sostenendoli, troveremo giovamento e la nostra vita diventerà migliore!”.

Il pontefice comprende i drammi legati al fallimento del nostro modello economico ormai insostenibile dove l’ascensore sociale è andato fuori uso e si interroga sull’ urgenza di: “ripensare il modello economico e di ripensare noi stessi, provando a guardare tutto con gli occhi dei poveri e degli scartati, pensando a come combattere l’aumento delle disuguaglianze e a come superare l’indifferenza verso queste persone che sono nostri fratelli e sorelle”.

E allora nasce l’esigenza di rimettere in discussione il nostro modello economico per costruire un mondo più giusto per tutti: “per sperare nel futuro, insieme ai giovani, dobbiamo elaborare un modello economico diverso, basato sull’equità e sulla fraternità; un modello economico che faccia vivere le persone anziché ucciderle, che non punti a speculare sulle loro vite, ma che le metta in primo piano; un’economia che sia inclusiva, che umanizzi, che si prenda cura del creato e che non lo depredi”.

Nel discorso prima della sua elezione pensando al nuovo Papa auspicava: “un uomo che, attraverso la contemplazione di Gesù Cristo e l’adorazione di Gesù Cristo, aiuti la Chiesa a uscire da sé stessa verso le periferie esistenziali, che la aiuti a essere la madre feconda che vive della “dolce e confortante gioia dell’evangelizzare”.

È un libro importante dove il Papa si racconta attraverso le sue esperienze, i suoi incontri e il suo desiderio di essere quel pastore che esce dal recinto per riunire il gregge su cui deve vegliare.

Caro Tortarolo

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Life. La mia storia nella Storia di Francesco (Jorge Mario Bergoglio) e Fabio Marchese Ragona, (Harper Collins 2024, pp. 336 € 19,00)

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