È in uscita Nino Rota. Storia del mago doppio della fata Giglia, libro di Francesco Lombardi edito da Feltrinelli, che costituisce una straordinaria biografia del grande compositore, autore di oltre centocinquanta colonne sonore che hanno fatto la storia del cinema italiano e internazionale: dal Gattopardo a La dolce vita, dal Padrino a Romeo e Giulietta. Il racconto di Francesco Lombardi, musicologo e curatore di programmi radiofonici, ricostruisce la vita di un bambino prodigio, diventato allievo di grandi maestri, protetto di Arturo Toscanini e amico di Igor Stravinskij, che iniziò la sua carriera nei primi decenni del Novecento, in un’atmosfera fortemente segnata dalla avanguardie, ma fortemente indirizzato a viaggiare controcorrente, conquistandosi nel tempi un posto di assoluta preminenza. L’opera di Lombardi, tuttavia, non si limita alla narrazione del percorso musicale e professionale di Rota, ma approfondice in maniera puntuale e ricchissima anche gli aspetti della vita personale del compositore – attingendo anche a un vasto patrimonio di documenti e testimonianze in gran parte inediti – ricostruendone i legami familiari e i rapporti d’amicizia, oltre che gli importanti legami e le collaborazioni instaurati con i più grandi artisti del tempo: Federico Fellini, Luchino Visconti, Eduardo De Filippo Franco Zeffirelli, Maurice Béjart, Francis Ford Coppola.
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È sera tardi nella hall semideserta di un grande albergo di una famosa stazione termale. Un amico del regista che ne ha fatto la base per organizzare la produzione del suo nuovo film è seduto al pianoforte e suona, improvvisando, con una facilità e una naturalezza pari a quella con cui altri potrebbero conversare.
La sua giovane fidanzata è su un gradino dietro di lui, ha un drink in mano e l’aria di chi si sta annoiando. A un certo punto si alza di scatto e, abbracciandolo dalle spalle, gli chiede di suonare Mystification. Per rafforzare la sua richiesta gli dà un pugnetto affettuoso sulla testa. Insiste. Lui solleva per un attimo le mani dalla tastiera: “Non la so Mystification!” dice, riprendendo subito a suonare come se nulla fosse e continuando a seguire il filo della sua improvvisazione sui temi della colonna sonora del film.
Il titolo della canzone, così come questa piccola scena di contrappunto dentro al grande affresco cinematografico di 8 ½, sono parto della fantasia di Federico Fellini, mentre le musiche del film sono quelle dell’amico e collaboratore di una vita, Nino Rota.
[…] Per me Nino era uno dei tre o quattro musicisti contemporanei.
Era un musicista totale. […] Viveva nella musica con la libertà e la felicità di una creatura che viva in una dimensione che le è spontaneamente congeniale. […] ciò che di lui ricordo come la qualità che più gli apparteneva, che più lo contraddistingueva, era la sua lievità, una sorta di presenza-assenza.
[…] Per la prima volta ho avuto la sensazione che un uomo era scomparso. Non era morto, ma scomparso, come scompariva in vita. […]1
Nino Rota se ne era andato nel primo pomeriggio del 10 aprile 1979, stroncato da un infarto, mentre stava per lasciare la clinica romana dove si era sottoposto ad alcuni esami. Aveva sessantasette anni e soffriva da tempo di una grave cardiopatia. La sua scomparsa è, comunque, repentina e inaspettata.
Proprio nei suoi ultimi giorni di vita, il maestro aveva cominciato a dirigere al Teatro dell’Opera di Roma le prove per l’esecuzione della cantata sacra Mysterium, una delle sue opere extra cinematografiche più significative.
Il concerto, programmato il 9 maggio del 1979 per ricordare il primo anniversario dell’assassinio di Aldo Moro da parte delle Brigate Rosse, diventa così anche un tributo al compositore a un mese dalla sua scomparsa. La serata, trasmessa in diretta in televisione, si svolge in un clima plumbeo, davanti alle più alte cariche dello Stato protette da un imponente apparato di sicurezza. L’ancora giovane Repubblica italiana stava vivendo uno dei momenti più difficili dalla sua nascita, nel 1946.
Il 3 dicembre del 1911, quando Giovanni “Nino” Rota viene al mondo, è domenica. La casa natale, in via Volta 20 a Milano, si trova in una zona a quel tempo prossima al centro della città. “[…] Il bambino è grasso e rosso, la testa grossa (me ne sono accorta) un po’ di traverso per forcipe: due occhi cerulei e una fisionomia da viola del pensiero. Un bambino insolito, si vede subito. […]”.2
Milano conta 600.000 abitanti, circa 50.000 in più di Roma, la capitale del Regno d’Italia che, proprio nel 1911, festeggia i primi cinquanta anni di vita. A dispetto delle radici storiche millenarie, l’Italia unita sotto la monarchia sabauda è un Paese giovane e scarsamente popolato. I circa trentacinque milioni di abitanti, fra i quali corrono abissali disparità, ampliate
da un elevatissimo tasso di analfabetismo e vaste sacche di vera e propria miseria, subiscono un’imponente emorragia migratoria verso le Americhe. Il giovane Regno d’Italia nutre ambizioni coloniali e vuole “un posto al sole” come le altre grandi nazioni europee.
Nel vicino Nord Africa è impegnato in una guerra contro la Turchia per il controllo della Libia. Il 3 dicembre 1911 il “Corriere della Sera”, il quotidiano milanese già allora considerato il più autorevole organo di informazione italiano, dedica l’intera prima pagina agli eventi bellici. Al suo interno, nell’inserto domenicale, il giornale pubblica a puntate le Canzoni delle gesta d’oltremare, composte da Gabriele D’Annunzio e intese a celebrare l’impresa coloniale italiana.
Quel 3 dicembre è il turno della Canzone d’Elena di Francia (Elena d’Orléans, duchessa d’Aosta, imbarcata come crocerossina su una nave ospedale a supporto delle truppe). Si tratta
di un poema che esibisce un sovrabbondante profluvio di retorica patriottica e pari erudizione esotericamente sottesa.
Stelle dell’Orsa, Guardie dei piloti,
e voi, Pleiadi, lacrime divine
d’amori eterni e di dolori ignoti; […]3
Quella domenica milanese del 1911 il Teatro alla Scala è chiuso, ma il Dal Verme, secondo teatro lirico della città, prevede la doppia rappresentazione festiva. In cartellone, Tristano e Isotta di Wagner per la matinée, e Aida di Verdi per lo spettacolo serale.
1 Federico Fellini, L’amico magico, “Il Messaggero”, 13 aprile 1979, in Fra cinema e musica del Novecento: Il caso Nino Rota, a cura di Francesco Lombardi, Olschki, Firenze 2000, pp. 203-204.
2 Ernesta Rota Rinaldi, Diario, 3 dicembre 1941, ricordo della nascita del figlio in occasione del suo trentesimo compleanno, Fondo Nino Rota, Fondazione Giorgio Cini.
3 Gabriele D’Annunzio, La Canzone d’Elena di Francia, “Corriere della Sera”, inserto domenicale del 3 dicembre 1911; poi in Laudi del cielo del mare della terra e degli eroi, Treves, Milano 1912.
Bambino prodigio, allievo di illustri maestri, protetto di Toscanini, amico di Stravinskij e altre stelle del firmamento musicale internazionale, Nino Rota è un protagonista senza pari della musica italiana del ventesimo secolo. In un contesto musicale – quello dei primi decenni del Novecento – molto sensibile alle avanguardie allora in voga, Rota sembra nuotare da solo controcorrente e guarda con piacere indietro, più che avanti. A differenza di altri compositori, accetta senza troppe opposizioni le esigenze e i limiti imposti dalla committenza cinematografica. Ne nascono più di centocinquanta colonne sonore, alcune delle quali hanno fatto la storia del cinema italiano – La dolce vita, Il Gattopardo – e internazionale – Il padrino, Romeo e Giulietta. La sua musica da concerto e le sue opere liriche, la cui inattualità è spesso rimarcata con astio dalla critica a lui contemporanea, hanno ancora oggi un posto stabile nel repertorio mondiale.
La vita di Rota è stata intensissima, fatta di legami familiari molto forti, rapporti d’amicizia strettissimi e collaborazioni con alcuni dei maggiori artisti del suo tempo, da Fellini e Visconti a De Filippo, Béjart, Coppola e Zeffirelli. Animato da scrupolosità, competenza e passione, Francesco Lombardi la attraversa in questo volume avvalendosi di documenti e testimonianze per lo più inediti che ricostruiscono la parabola di un artista leggendario.
La grande avventura artistica e umana di una leggenda della musica del Novecento: Nino Rota.