“E’ un’antologia di esistenze. Vite di qualche riga o di qualche pagina, innumerevoli avventure e sventure, racchiuse in una manciata di parole. Vite singolari, divenute, per non so quale caso, strani poemi: è quanto ho voluto raccogliere in una sorta di erbario”.
Michel Foucault, La vita degli uomini infami
“Un diario, un taccuino di lavoro, un romanzo totale in cui ogni frammento di vita è raccolto e restituito alla parola. Una miniera smagliante, dove può essere trovato di tutto: visioni, riflessioni sullo scrivere, aforismi, disarmanti confessioni, romanzi di una frase, esercizi di parodia”
Dal risvolto di copertina di La storia della matita di Peter Handke, Guanda, 1992.
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Gilberto Arruda, celebre medium di Rio de Janeiro, in gioventù era un buon meccanico di automobili, poi decise di mettersi ad aggiustare anime afflitte specializzandosi in “chirurgia spirituale”.
Nelle sessioni cosiddette di materializzazione, lo spirito di Frederick von Stein, un criminale nazista, aiutava il medium brasiliano a far vedere luci e persino oggetti ai suoi pazienti. Chi poi voleva essere “operato spiritualmente” contro malocchi o depressioni, doveva prendere appuntamento il mercoledì, e sdraiarsi su un lettino insieme ad altre trenta persone.
E’ stato ucciso nella notte tra giovedì e venerdì scorsi – giugno 2015 – nel centro che gestiva alla periferia della città carioca. Non si sa perché. La polizia crede al delitto passionale, ma non si esclude un gesto di intolleranza religiosa. Un altro tempio spiritista in città, la “Casa do Mago”, sempre nei giorni scorsi, era stato attaccato a pietrate da un gruppo di persone, le quali – secondo testimoni – avevano in mano una Bibbia.
(cfr. Rocco Cotroneo, Corriere della Sera, lunedì 22 giugno 2015).
“Erano venuti a Verona alcuni gentiluomini veneziani, per diportarsi negli aprici e amenissimi luoghi del limpidissimo e lieto lago di Garda, da dotti detto Benaco, ove il valoroso e magnanimo signor Cesare Fregoso molti dì li festeggiò nell’una e nell’altra riva d’esso lago, con ogni sorta di piaceri possibili a darsi in simili luoghi, ora pescando, ed ora diportandosi per quei bellissimi ed odorati giardini di aranci, limoni ed odoriferifferissimi cedri,nei boschi di pallenti e grassi olivi”.
Da una lettera di Matteo Maria Bandello al conte Bartolomeo Canossa.
Ci sono poetastri e pseudo prosatori, forse eredi della mentalità degli scrittori “cannibali”, che – imitando la peggiore oralità – espongono una lingua sgangherata, da periferia, e sintatticamente maldestra. Forse vogliono rendersi accessibili agl’idioti.
Nanni Cagnone, “Pangea”, dicembre 2020
Danila Medvedev e Valerija Pride, partner nella vita e confondatori di Kriorus, sono anche condirettori del Movimento Transumanista russo.
Credono che la morte sia un sonno dal quale la medicina attuale non riesce a svegliarci e che non sia necessario congelare il corpo intero perché la psiche e la memoria di un uomo risiedono nel cervello.“Tra trenta o sessant’anni potremo essere svegliati e diventare immortali”, spiega Valerija Pride. “La crionica è solo un punto di partenza, ti permette di aspettare questo momento”.
Tra i cacciatori d’immortalità che riposano nei contenitori dewar KrioRus vi sono anche due italiani, un uomo di cui non si conosce l’identità e Cecilia Iubei, una donna di Capranica, in provincia di Viterbo.
Colpita da un ictus nel 2006 e morta la primavera scorsa a 86 anni, aveva sempre espresso il desiderio di essere crioconservata. Un sogno realizzato grazie all’impegno del figlio Fabrizio Baldi e della nuora Gloria Canfora, autori del blog “Sconfiggere la morte”, e alla collaborazione di Filippo Polistena, titolare di un’azienda di pompe funebri a Mirandola e delegato di KrioRus in Italia.
(Rosalba Castelletti, “La Repubblica”, giovedì 27 luglio 2017).
Pur di guadagnarsi un tozzo di pane col mestiere della penna, Sebastian B. – piccolo letterato di grandi aspirazioni – bussò alla porta di innumerevoli giornali e riviste, nazionali e locali: da “L’Agricoltore ticinese” (il foglio dell’Unione Agricoltori del Ticino) fino a “Aria alla rapida!”, una pubblicazione semestrale a cura dei sommergibilisti italiani.
Baudelaire e un commerciante di maiali
Così Marco Cicala su Baudelaire (vedi “Il Venerdì”/La Repubblica, 5 marzo 2021):
Il 15 marzo del 1866, mentre visita una chiesa gesuita a Namur, in Belgio, un nuovo colpo apoplettico lo sdraia definitivamente. Lo rimpatriano semiparalizzato e afasico. Fino alla morte, l’unica parola che riuscirà a pronunciare sarà un’imprecazione/bestemmia: “Crénom” (all’incirca: “Sacro nome d’iddio”). “Crénom! Crénom!”ringhia schiumante.
Sempre in quello stesso numero del “Venerdì” – e sempre a proposito del “maledettismo” in letteratura – Raffaella De Santis aggiunge e conclude: “La maledizione bohémienne oggi appare anacronistica. Il maledettismo classico, quello ottocentesco della triade Baudelaire – Rimbaud – Verlaine, è qualcosa che appartine al passato, morto forse per mancanza di tabù da infrangere, probabilmente per overdose di edonismo. (…) Nel suo prossimo saggio, Contro l’impegno, che uscirà per Rizzoli in primavera, Siti parlerà anche di questo. C’è chi ritiene Siti stesso un maledetto, ma lui si smarca. “Io’ tuttalpiù potrei essere un commerciante di maiali della Bassa modenese. Ci sto bene al mondo, mi piace mangiare, amo la buona compagnia”.
Achille Campanile: è il genere di molti altri umoristi, sì, ma anche di altri che una volta si dicevano “poligrafi”, che era come dire “scrittori di varietà”.
“Era” giacché la qualifica è caduta in disuso e non perché di poligrafi non ce ne siano più, bensì perché non c’è più chi non lo sia. Sono giornalisti, pubblicitari, sceneggiatori, parolieri, enigmisti, compilatori di oroscopi per i quali il sadismo degli apologeti postumi affila strumenti come l’aggettivo “onesto” e il sostantivo “artigiano”. Certo su una locuzione come “onesto artigiano della penna” sarebbe bello leggere qualche glossa del medesimo Campanile.
(Stefano Bartezzaghi, “Robinson”/La Repubblica del 23 maggio 2020).
“Qui alla Scala”, mi confida un critico musicale di cui sono amico, “ognuno fa il suo mestiere e sta al posto suo, ci mancherebbe!”
“E quindi mai e poi mai”, aggiunge, “potrebbe accadere che il direttore artistico o il tesoriere oppure la guardarobiera entrino in scena al posto dei cantanti o dei ballerini. Cosa che invece da te, in ambito editoriale, succede di norma. Anzi, direi che è una pratica quotidiana essendo – quello dell’editoria italiana – un piccolo clan vagamente incestuoso e onanista in cui dal direttore generale fino all’ultimo magazziniere altro non si fa, da mane a sera, che travestirsi da romanzieri per esibirsi sui palcoscenici mediatici grandi e piccini”.
Affabulazione
Organizzazione di un soggetto in favola, cioè in un intreccio adatto alla rapresentazione scenica. Per estensione, successione di episodi di un sogno o di un’immaginazione fantastica. Con significato più generico, invenzione favolosa, costruzione di fantasia più o meno inverosimile: tanta suggestione hanno dunque su di te le affabulazioni di un grafomane ? (Italo Calvino)
Un riformatore della Chiesa, non un eretico, è il Savonarola che questo libro ci propone, un intransigente rigorista che, come gli rimproverano i nemici, vuol far vivere Firenze in una specie di Quaresima permanente.
Negli ultimi anni, fra il 1496 e il ’98, mette in scena nelle vie e nelle piazze della città un vero e proprio contro Carnevale, affidato alle “falangi angeliche” dei fanciulli, che culmina, il martedì grasso, nel rogo delle vanità, dove insieme ai peccaminosi ornamenti delle donne e agli strumenti del gioco vengono bruciati libri e quadri. Fra questi, alcune opere di Botticelli che, invece di indignarsi, si convertirà al messaggio di Savonarola.
(cfr. Lina Bolzoni, Il Sole 24 Ore, 12 luglio 2020 a commento del libro di Marco Pellegrini, Savonarola, profezia e martirio nell’età delle guerre d’Italia, Salerno editrice, 2020.
Il porto di Toledo è il colpo di grazia per la Ortese, che in quel 1975 si fa quasi monaca di clausura a Rapallo, insieme alla sorella, convinta definitivamente di essere “uno scrittore inutile”, “uno scrittore che viene dal nulla e torna nel nulla, uno scrittore non accettato”.
Quanto alla sua vita privata, a Dario Bellezza confesserà (lettera dell’11 luglio 1986) che “la solitudine e il dolore quasi mai li ho sopportati bene, voglio dire con vero coraggio e dignità”. Mentre a Sandra Petrignani confiderà, nel 1984:: “Ho conosciuto giorni di collera, e insieme di annientamento. Una brutta vita, direi”.
Estratto da: Anna Maria Ortese. Cassandra abita qui di Piergiorgio Paterlini, “la Repubblica”, 1 agosto 2020.
Nell’archivio delle Assicurazioni Generali di Trieste giace, tra mille altre, questa “domanda d’impiego un poco sbiadita, risalente al 1907. Uno scarno curriculum, poche righe per presentarsi e dire ‘conosco bene la stenografia’: così franz Kafka si proponeva alla Compagnia come impiegato. Stipendio: 80 corone. Venne assunto a Praga, ma si dimise dieci mesi dopo. Per ‘disturbi nervosi’ e oggi un po’ lo comprendiamo” Così ci informa Roberta Scorranese, in “Il Corriere della Sera” di giovedì 25 febbraio 2021.
Il sapore della prosa di Arbasino
“Ero molto amico di Arbasino (nel senso di una confidenza intellettuale giornaliera) iniziata qualche tempo prima dei Fratelli quando l’uscita di Piccole vacanze immediatamente mi sorprese inducendomi a scrivere un pezzo (che pubblicai su “Palatina”) in cui tra gli aspetti notevoli denunciai uno straordinario linguaggio (scrittura) brillante e cupo, contrastato e scorrevolissimo, marcescente e dolce che (conclusi) sapeva un po’ di “merda” come capitava alla più raffinata cucina francese. E’ su questa battuta che Arbasino mi chiamò ringraziandomi felice. (…) Ma il vero autore che Arbasino ritiene di essere (insieme a Gadda) all’origene della sua scrittura è Flaubert. O meglio i due scrivani (Bouvard e Pecuchet) impegnati a riscrivere i vocabolari del mondo scoprendone la miseria e l’imbecillità”. (Angelo Gugliemi, “L’Immaginazione”, 298, marzo – aprile 2017)
Dal Diario di Vitold Gombrowicz: “La critica letteraria non equivale al sentenziare di un uomo sul conto di un altro uomo (chi mai ti ha dato questo diritto?), ma è invece lo scontro di due personalità con diritti esattamente uguali”.
La prima notte di matrimonio la prese con lo stesso furore di una bestia in calore, diciamo pure more bestiarum!
N.B. rintracciare dove l’ ho letto e a chi si riferiva … Era forse una giovane di buona famiglia data in sposa a un vecchio e ricco satiro?
Francesco Permunian