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Francis Scott Fitzgerald anteprima. I grandi racconti

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Confessioni piacevoli: «Non so cosa ci sia che non va, in me. Ieri notte credevo di essere innamorata di un uomo e stanotte credo di essere innamorata di te…».

Una vita assaporata: “A diciassette anni esatti, era già sazia di tutto. Aveva già destato scalpore e scandalo; aveva già fatto perdere la testa a uomini maturi; aveva – si diceva – fatto venire un infarto al nonno, ma essendo lui più che ottantenne, forse era semplicemente morto. Disseminati per tutto il Middle West c’erano dei puntini scoraggiati che, a un più attento esame, si rivelavano essere i giovani che un tempo si erano persi nei suoi occhi verdi e malinconici”.

La gioventù fuggita: “Ormai lui era lontano, e non sarebbe più tornato indietro. Le porte erano chiuse, il sole era tramontato e non c’era più nessuna bellezza se non quella, d’acciaio grigio, che resisteva a tutto. Anche tutto il dolore che poteva aver sopportato adesso era finito ed era rimasto laggiù, nel paese delle illusioni, della gioventù, della ricchezza della vita, dove erano sbocciati i suoi sogni invernali”.

È in libreria I grandi racconti di Francis Scott Fitzgerald pubblicati per la prima volta tutti insieme in Italia (Minimum fax 2024, pp. 1380, € 30,00, con traduzioni di Luca Briasco, Luca Merlini e Giuseppe Culicchia).

Francis Scott Fitzgerald è uno dei più grandi autori del Novecento. Minimum fax ha ripubblicato diverse sue opere, tra cui Il grande Gatsby, Tenera è la notte, Racconti dell’età del jazz e Belli e dannati, tradotte da scrittori italiani contemporanei.

Hemingway, nel suo memoir Festa mobile, racconta come Fitzgerald disprezzasse i racconti pubblicati sulle riviste, spesso scritti in fretta per guadagnare rapidamente e mantenere il suo stile di vita eccentrico.

Fitzgerald scrisse 178 racconti in due decenni, ma solo una quarantina furono inclusi nelle raccolte pubblicate durante la sua vita, selezionate attentamente per qualità e coerenza tematica. Minimum fax ha deciso di pubblicare questi racconti seguendo l’ordine delle raccolte: Maschiette e filosofi (1920), Racconti dell’età del jazz, All the Sad Young Men (1926) e Taps at Reveille (1935).

Ad accompagnare i racconti, una selezione di lettere scritte al celebre editor e amico, Maxwell Perkins, in cui Fitzgerald spiega i suoi criteri di selezione, le connessioni tra racconti e romanzi, e la sua consapevolezza del percorso artistico intrapreso.

Nel libro si trovano anche momenti di autocritica dell’autore: «Guadagno 2000 dollari a racconto e la qualità continua a peggiorare: la mia ambizione è arrivare a un punto nel quale potrò scrivere solamente romanzi. L’ultimo anno ho scritto almeno dieci autentiche porcherie, e senza neppure la spontaneità delle mie prime cose». Ma accanto a racconti brevi spesso superficiali e stereotipati, Fitzgerald scriveva anche storie complesse e sfumate, caratterizzate da un ritmo unico, ironia e elementi quasi surreali.

Una bella occasione per riscoprire ed apprezzare un grande autore che sapeva cantare l’amore con le note del suo cuore disperato.

Carlo Tortarolo

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Partite da un individuo e, prima ancora di rendervene conto, scoprirete di aver creato un tipo; partite da un tipo ed ecco che scoprirete di aver creato… niente. Questo perché siamo tutti dei pesci strani, più strani dietro la nostra facciata e le nostre voci di quanto ci piaccia far credere agli altri, o di quanto siamo disposti ad ammettere con noi stessi. Ogni volta che sento qualcuno dichiarare di essere una «persona normale, onesta e aperta», ho la certezza pressoché automatica che il soggetto in questione abbia qualcosa che non va, forse qualcosa di terribile che cerca in ogni modo di tenere nascosto, e che definirsi normale, onesto e aperto è il suo modo di ricordare a se stesso l’inganno che ha appena compiuto.

Non esistono tipi, e non esiste una pluralità. C’è un singolo ragazzo ricco e questa è la sua storia, non quella delle persone come lui. Ho vissuto per una vita intera tra gente simile. Ma lui è stato un mio amico. E poi, se scrivessi della gente come lui, dovrei cominciare l’opera smascherando tutte le menzogne che i poveri hanno detto sul conto dei ricchi e che i ricchi hanno detto sul conto di se stessi: un cumulo di fantasie così folle che, quando prendiamo in mano un libro che parla dei ricchi, un istinto ci predispone a fare i conti con l’irrealtà. Anche giornalisti intelligenti e appassionati hanno reso irreale il mondo dei ricchi, manco fosse il paese delle favole.

Lasciate che vi parli di chi è veramente ricco. Sono persone diverse da voi e da me. Imparano presto a possedere le cose e a goderne i frutti, e questo li rende in qualche modo diversi: malleabili quando noi siamo irremovibili, cinici laddove noi siamo creduloni, in un modo che riesce davvero difficile comprendere, a meno che non si sia nati ricchi. Loro pensano, nel profondo del cuore, di essere migliori di noi, perché a noi è toccato procurarci da soli di che vivere e un posto dove campare. Anche quando si immergono totalmente nel nostro mondo o sprofondano ancora più in basso, continuano a essere convinti della loro superiorità. Sono diversi. L’unico modo in cui posso descrivere il giovane Anson Hunter consiste nell’accostarmi a lui come se fosse un perfetto estraneo, e rimanere tenacemente aggrappato al mio punto di vista. Se dovessi assumere il suo, anche solo per un istante, sarei rovinato… Non riuscirei a mettere in scena null’altro che un film totalmente privo di senso.

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Traduzione di Luca Briasco

© minimum fax, 2024

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