Se almeno uno fra noi avesse trovato le parole, quelle giuste, per spiegarsi agli altri, forse non tutto ma qualcosa, quel tanto che basta, si sarebbe potuto salvare. Perché non avevano divorziato subito, dopo la faccenda del lago? E perché nostra madre quell’estate aveva deciso di raggiungerci in Calabria, dopo essere scomparsa due settimane in America tirandosi dietro soltanto un bagaglio a mano praticamente vuoto? Adesso conosco le parole che per anni mamma e papà si sono rifiutati di pronunciare’.
Piperita, Francesco Mila, Fandango Libri 2021.
Francesco Mila, classe 1996, con “Piperita” esordisce per Fandango Libri e ci regala un romanzo di una impressionante maturità stilistica. Una storia capace di raccontare un divorzio mancato e l’infanzia e l’adolescenza di due fratelli di fronte alla sfida di diventare adulti.
Lapo ed Emma, sono fratello e sorella, protagonisti di Piperita e figli di una coppia infelice che si ostina a restare insieme. Lucrezia, la madre, è una insegnante di inglese che sparisce di continuo dalle loro vite, mentre il padre, Gioacchino, medico oncologo di origini calabresi e trapiantato a Roma, è troppo chiuso nel suo silenzio e nella sua tosse nervosa da accorgersi che quel loro autodistruggersi sta trascinando i due ragazzini in un cono buio di dolore e male. Pochi anni di differenza separano i due fratellini Calippo, che crescono tra tradimenti e abbandoni, continui litigi e ripicche e scenate dei due genitori, urla e tentativi di fuga e suicidio. Accompagnati dalle letture dei Peanuts e dall’invenzione di mondi lontani in cui rifugiarsi, tentano, però, come possono, di darsi conforto e consolazione. Nell’infanzia di Lapo e Emma il coraggio e la forza per proseguire viene spesso dai racconti fantastici di lago e luccioli, di lische e bambini tedeschi annegati. Creano personaggi fantastici con i loro racconti dove Emma può semplicemente essere la “Piperita”, una ragazzina scaltra sposa del principe Arturo, una bambina avventurosa e invincibile, piena di amici e di ironia. Sono i racconti di una bambina Piperita, che già guardava il mondo dalla finestra invisibile di un oblò posizionato sulla pancia della mamma incinta, a dare forza soprattutto al bambino mentre il mondo e la felicità degli adulti va a sgretolarsi. Si fanno forza da soli i due fratellini, e si consolano per passare una notte in più, con una madre, da una parte, insoddisfatta e volubile, persa in una strana ossessione per gli attori hollywoodiani e il proprio aspetto fisico, e dall’altra con un padre passivo, assente, e carico di rabbia capace solo di prendere la via della coltivazione delle rose al lago e la via del divano con accanto cane Miele. Su tutta la famiglia troneggia l’impressionante egoismo di questa figura materna anaffettiva e capace di generare disagi e traumi insanabili. Con l’arrivo dell’adolescenza non muta la situazione a casa, ma ai tormenti e alla inadeguatezza soliti dell’età, e alla cronica inappetenza di Emma, si aggiunge l’incomunicabilità tra i due ragazzini. Si dissolve pure quella che poteva essere l’ancora di salvezza, la fratellanza, l’alleanza e quel patto, quel legame speciale e rafforzato fatto di parole e racconti. La scoperta per Lapo dell’amicizia per il disinvolto Amedeo, del sesso con Greta, del cinema e dei libri comporta un ulteriore allontanamento da Emma. Questa nuova distanza e questa incapacità di raccontarsi il dolore, di raccontarlo anche a Greta, diventa una ferita che si aggiunge a quelle inferte dalla crisi cronica dei due genitori. Con un Emma sempre più magra e un Lapo indolente e scontroso si arriva a un finale da ‘stiamo come stiamo’, con i genitori pronti a battagliare ancora ma i due fratelli abbracciati insieme. Chissà forse pronti a capire che insieme possono ancora farcela e, insieme, vedere sorrisi nel volto della mamma. Del resto, ‘i miracoli sono cose che non dovrebbero, però succedono.’
Un romanzo di formazione dove due mondi, quello degli adulti e quello dei bambini, si intrecciano, però, non si scontrano mai e fanno fatica a capirsi. Storia di due mondi che precipitano, storia di assenze e mancanze e cadute e riferimenti che saltano. Agli occhi del lettore è soprattutto la solitudine di questi due bambini in un mondo di adulti irrisolti a colpire: anche le gite al lago o le vacanze nel residence di Napizia, sperduto paesino della Calabria, sono vissute come il paradigma di un mondo che è finito, di un mondo costruito per essere trasmesso ai figli ma che è crollato e superato quando loro avevano solo pochi anni e quel divorzio mancato non ha fatto altro che amplificare insicurezze e fragilità. La tenuta della scrittura brillante del giovane Francesco Mila ci porta a provare quanto sia abissale la disperazione di Emma e Lapo, quanto sia immensa la solitudine in questa storia di segreti e abbandoni, quanto sia enorme lo spazio vuoto lasciato da genitori carenti. Assistiamo al disfacimento di un mondo all’interno di famiglie disfunzionali e dentro il quale i figli devono, comunque, cercarsi e crearsi una loro identità. Per descrivere questo disfacimento e gli abissi familiari e gli smarrimenti di queste due giovani anime Francesco Mila fa uso di uno stile personalissimo e di un lessico lineare e maturo, puntualissimo e nitido, ricco di dialoghi pacati e parecchio credibili. Parole e freschezza di dialogo che ben riescono a raccontare l’infanzia e l’adolescenza di Lapo e Emma. Non è semplice raccontare bene di bambini desiderosi di spensieratezza e svago e gattini da coccolare. Non è semplice raccontare di adolescenti alle prese con frange e caschetti e vestiti da indossare. Non è affatto semplice raccontare di adulti alle prese con drammi enormi e incapaci di contenere rabbia e urla. Francesco Mila riesce nell’impresa di raccontare tutto questo, con pudore e vergogna, all’interno di un romanzo coraggioso che tratta faccende delicate che riguardano e toccano molti di noi. Un libro coraggioso nato dal pudore e dalla vergogna di raccontare di sé, quella vergogna di cui parla Annie Ernaux in molti suoi libri. Da quel sentimento, da quel senso di tradimento e da quella necessità di confessione si inizia a scrivere. Ed è proprio da quella necessità che parte Francesco Mila regalandoci un libro vero per lettori veri.
Antonello Saiz