“Non ci si deve fidare di questi tipi così affabili. Sono abitati da istinti sanguinari”.
Il mio attaccamento alla casa editrice Prehistorica continua a crescere senza sosta, come stanno facendo in questi ultimi mesi i mercati finanziari. Le borse continuano a salire, alla faccia di una possibile imminente terza guerra mondiale. E letterariamente parlando Gianmaria Finardi è un vero guerrafondaio, senza dimenticare che dietro questo grande uomo, ci sono ben due, grandi donne.
Detto questo sto per raccontarvi la mia personale lettura del nuovo libro pubblicato da questa preziosa casa editrice, “Colpo gobbo”, scritto da Franz Bartelt, autore francese prolifico (per fortuna nostra di lettori) e pluripremiato, che Gianmaria ha abilmente individuato e ora ci propone. Concludo le lodi nominando i due traduttori, una coppia che garantisce una qualità sopraffina, Giuseppe Girimonti Greco e Ezio Sinigaglia. Se tutto questo non vi basta, non andate avanti a leggere.
Quest’opera di Franz Bartelt credo di poter dire che esce un po’ dai canoni di Prehistorica, rispetto a tutto quanto finora pubblicato, oppure apre un nuovo percorso. Non ha molta importanza quale sia la risposta giusta. “Colpo gobbo” è un’opera di ricchezza incredibile, una ricchezza di elementi, di contenuto, di pensiero, di struttura e stile. “Colpo gobbo” è una vera miniera d’oro anche per chi studia come scrivere un buon romanzo, perché a mio parere da esso si possono trarre indicazioni di grande valore.
Di poco valore appare invece colui che dà vita a tutta la storia, un uomo di grande povertà intellettuale e morale, che vive di espedienti, truffe e furtarelli, condividendo la vita con una signora i cui unici scopi paiono essere lo shopping sfrenato, e il sesso ancor più sfrenato. Il protagonista di questo strano rapporto a due si reca come di consueto in un locale, dove un ubriaco sta facendo il suo personale show. Quest’ultimo parla e straparla di un sacco di denaro a sua disposizione, e vuoi che il nostro protagonista non si faccia attrarre da una tale esca? Lo segue quando esce dal bar, lo spia dalla giusta distanza mentre si avvicina ed entra nella sua abitazione. Aspetta cautamente che spenga le luci, e quindi si appresta ad entrare di soppiatto per approfondire le chiacchiere di un ubriacone, e soprattutto verificare la reale esistenza di tutto quel denaro.
Avete già inteso che sembra tutto troppo facile? Non è tutto come sembra? E invece sì. Come recita il titolo del libro di un mio carissimo amico, “Tutto è come sembra”, una volta aperta la porta del lussuoso appartamento, e non solo per ciò che riguarda il denaro anzi, ci sono ben altri aspetti che segneranno il prossimo futuro del nostro protagonista.
Da qui in poi, e siamo solo al principio della storia, sarà una sorpresa dopo l’altra, qualcosa di inimmaginabile ad ogni giro di pagina, e anche quando suggerirete a gran voce al vostro attore preferito, lui non vi ascolterà e farà di testa sua, generando svolte impensabili. Una storia originale, in certi momenti paradossale, in altri esilarante, in altri ancora eccitante, mai davvero drammatica, nonostante la presenza di più di un cadavere.
“È tutto falso in questa casa…È concepita come un teatro. C’è un corridoio che fa tutto il giro. Si può uscire da una porta e rientrare da un’altra, salire di un piano e scendere senza farsi notare. Era pensato bene”.
Ci sono due elementi su cui si fonda a mio parere questo romanzo, e che danno poi vita a tanti altri, a formare quella ricchezza infinita di cui già dicevo, e sono: il luogo ove tutto il romanzo si sviluppa, salvo pochissimi altri momenti, e i personaggi, sostanzialmente due. Altri girano intorno ai due principali, contribuiscono a dare senso all’impianto globale, ma Jacques l’ubriaco, e il suo ospite inatteso, saranno gli organi vitali della storia.
Questa storia si svolge tutta fra “quattro mura”, ma sono mura che contengono vite, che sono impregnate di caratteri e stili, modi di vivere che hanno infestato tutti i componenti delle famiglie ivi presenti, e ne hanno imbevuto drammaticamente gli animi. E chiunque acceda in quei luoghi, è come fosse avvolto, circuito, asfissiato da quell’aria soffocante che lo annienta. Leggendo, io sono entrato con l’immaginazione in tutte le stanze, in cucina, in cantina, nella stanza da letto, e anche negli angoli più remoti dove mi sono nascosto. Si possono fare grandi riflessioni a partire da questa storia, sulla casa come rifugio, come luogo di sicurezze intoccabili, ma anche come prigione dei propri pensieri che rischiano di non prendere mai aria, rischiano di ammuffire, di credersi eterni e giusti.
Anche il denaro, la brama di ricchezza utilizza questo metodo: abbaglia, attrae, avvolge, e infine ti stritola, spesso senza via di scampo, chiunque tu sia, che tu sia di destra o di sinistra, e capirete perché quasi subito, questo rimando alla politica che alimenterà con discreta costanza, e mio grande godimento, la componente ironica del romanzo.
“Colpo gobbo” è una specie di giallo, una specie di noir, una specie di analisi di personaggi degni di studi approfonditi. “Colpo gobbo” è un romanzo piacevolissimo, carico di ironia, ma nello stesso tempo serissimo e concentrato sull’analisi psicologica degli attori coinvolti, che potremmo essere ciascuno di noi.
Perché tutto questo? mi chiedo ancora oggi, a distanza di molti giorni dalla lettura del romanzo. Perché questi due uomini sono così diversi e così uguali?
Divertitevi, leggete questa opera sublime, leggete Prehistorica.
Claudio Della Pietà
“Quando qualcuno parla bene di me, io tendo subito a credergli sulla parola, e all’improvviso mi viene da pensare che forse mi sono sempre sbagliato sul mio conto, e che sono stato troppo severo con me stesso, per un patologico eccesso di modestia”.
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Colpo gobbo
Franz Bartelt
Prehistorica Editore
Collana Ombre Lunghe
Traduzione di Giuseppe Girimonti Greco e Ezio Sinigaglia
Pag. 198
Euro 17,00