Fruttero & Lucentini hanno sempre viaggiato in direzione opposta rispetto alla letteratura italiana coeva, prevalentemente portata a puntare sulla preziosità dello stile, magari ignorando la fluidità del narrare e il disegno complessivo. Si sbaglierebbe, per esempio, se si pensasse che tutto il versante filosofico o «teologico» dei romanzi gialli scritti in coppia fosse da addebitare soltanto a Lucentini (bellissimo, al riguardo, il saggio di Domenico Scarpa dedicato a Lucentini e intitolato “Uno”). È anche vero che se Lucentini si rivelò prestissimo scrittore autonomo (con “I compagni sconosciuti” del ’51 e con “Notizie dagli scavi“ del ’64), Fruttero fu soprattutto scrittore in coppia, finché fu in vita la sua metà.
(Paolo Di Stefano, pag. 32, Corriere della Sera, 16-1-12)