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Fulvio A. Loru. Il Presidente & Il Gladiatore

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Letto d’un fiato in ventisei ore le 441 pagine del romanzo Il Presidente & Il Gladiatore di Fulvio A. Loru edito da Albatros. Fulvio Loru è stato il regista di punta nella Rai negli anni ’90 sino al 2010 firmando programmi di successo come La vita in diretta, Italiani brava gente, Mi manda Rai tre, è stato anche direttore per 4 edizioni del Roma Fiction Festival. Qui racconta la sua amicizia con Piero Marazzo e di come ne abbia seguito l’ascesa politica alla Presidenza della Regione Lazio sino alle sue dimissioni a seguito di uno scandalo che imperversò per mesi in TV e nei rotocalchi nazionali. Ma il filo conduttore si propaga in una disamina schietta del sistema che regge la politica e la comunicazione politica, intrallazzi, corruzione, appropriazioni indebite, soldi in nero, clientelismo, senza alcun riguardo per la meritocrazia, per le capacità professionali, per le autentiche competenze, un resoconto puntuale di un girone infernale che fa strame del lavoro ben fatto ad ogni cambio di governo.

L’inizio ha qualcosa di folgorante, descrive la messa in scena di una puntata di Mi manda Rai tre, operatori, regista, tecnici del suono, truccatori parrucchieri, montatori, tutti in sincrono per l’immagine perfetta, quella che dovrebbe fare breccia sull’uditorio, quella che fa schizzare in alto gli indici di ascolto, tutto è calcolato, dal portamento del conduttore che scende dalla scalinata al dettaglio della mano alla lacrima della commozione. Da qui si dipana l’ascesa politica del personaggio che Veltroni vuole candidato alle elezioni regionali e di cui il regista qui narratore curerà ogni aspetto dell’immagine sino alla vittoria elettorale. Ma il romanzo si profila nel proseguo come la cronistoria di un’amicizia vera e lunga un quarto di secolo, dai successi alla Rai sino ai giorni trionfali della Presidenza del Lazio, approdando poi in un dramma personale, quando Piero viene incastrato da un filmato che lo mostrava in mutande in compagnia di un trans in via Gradoli con strisce di cocaina allineate sul tavolino, incastrato da Carabinieri ricattatori. Da qui ha inizio la caduta rovinosa di Marazzo e con lui della sua corte fidata.

Le questioni sollevate magistralmente dal libro riguardano a) il livello di corruzione e clientelismo con annessa la pratica ormai universale del voto di scambio, b) la discriminazione mass mediale ogni volta sia basata sui comportamenti privati di un politico, redarguibili o meno, certo non inquadrabili come comportamenti contrari alle leggi dello Stato. Vediamo più in dettaglio questi due aspetti.

Sul primo punto l’analisi vista dal di dentro del sistema lascia basiti perché mostra senza ombra di dubbio come le pratiche consociative e la corruzione abbiano invaso l’intero sistema politico italiano, di come questo andazzo che riguarda la destra come la sinistra abbia denaturato un sistema di regole etiche che ancora erano in vigore almeno sino alla sopravvivenza del maggior partito comunista europeo sino al 1989.

Sul secondo punto si evidenzia al di là della strumentalità dell’operazione scandalo a luci rosse che ha portato alla defenestrazione del Presidente della Regione Lazio la domanda su cosa sia oggigiorno reprensibile o meno in un clima esasperato da decenni da un laissez faire convulsivo in campo sessuale per cui tutto pare permissibile (bunga bunga, ricatti sessuali nel campo dello spettacolo, pedofilia negli ambienti ecclesiastici, meretricio come pratica usuale, diffusione capillare della pornografia).

In soldoni emerge la domanda: cosa sia oggi ammissibile in termini di onorabilità politica nelle varie sfaccettature dei gusti sessuali? Domanda ardua cui è più arduo dare una risposta che non offra l’impressione di un perbenismo forse obsoleto ma il cui rilievo pubblico dello scandalo serva comunque a delegittimare il soggetto politico e il cui senso precipuo evidenzi in realtà una cospirazione ai danni di quest’ultimo.

Ma l’essenza del romanzo si rileva in ultimo nel dilemma dell’amicizia, quella tra Fulvione e il Gladiatore Piero, il loro rapporto che comprende anche le rispettive famiglie, la delusione che la vanità insormontabile e schiacciasassi di Piero produrrà nel suo amico di sempre dopo lo scandalo, la fine di un amore insomma che non è causato dallo scandalo ma dalla pervicace riaffermazione delle priorità inalienabili di Piero, del suo protagonismo in culo a tutto e tutti, di questa prosopopea finalmente svelata e senza più filtri che sancirà la fine di un proficuo  sodalizio.

Ben scritto con una perizia registica impeccabile nella scansione degli eventi, con una trama avvincente ed amara di cosa sia il mondo dello spettacolo in Italia, lo stesso mondo dal quale Fulvione si sottrarrà consapevolmente e senza rammarichi .

Un lavoro insomma superbo di cui avrei scelto un altro titolo come ad esempio ‘Io e Marazzo’ con un suo fermo immagine nello studio di Mi manda Rai tre. Sperando che Fulvio A. Lori non si fermi a questo libro ma che riesca a proseguire nel lavoro narrativo per il quale possiede un indubbio talento balzacchiano.

Marcello Chinca

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