“La parola è breve, ma lo stato d’animo che descrive è prolungato…”
Scrive Georgi Gospodinov in un racconto dal titolo Grammatica della Malinconia, racchiuso in una curiosa e singolare raccolta di storie brevissime dal titolo Tutti i nostri corpi, storie brevi e superbrevi, edito da Voland, tradotto da Giuseppe Dell’Agata e illustrato da Luba Haleva, e la parola è tăgá, che in bulgaro significa malinconia.
Una malinconia antica, poetica, gutturale, che costringe a inghiottire.
Ogni pagina di questo libro è un piccolo sasso che l’autore ha lasciato alle sue spalle per non smarrirsi, per ritrovare il cammino.
Esso è uno scrigno, che racchiude il viaggio di tutti i suoi viaggi. Crescere, diventare adulti, invecchiare, significa passare da un corpo all’altro: trasmigrare.
Le pagine si scoprono come carte da gioco, tutte coperte sul palmo e non puoi fare a meno di scoprirne un’altra ancora per vedere cosa esce, cosa ti riserva il destino.
Leggerlo sarà un soffio leggero sui grani di un rosario.
I racconti sono pagine, a volte un rigo, tre parole. Più che la sperimentazione, Gospodinov celebra la brevità e si spinge poi oltre, come a voler capire fin dove si può togliere e comunque raccontare.
Mentre scrivo, piove, mia figlia riposa, mia moglie aspetta. Tutto è un corpo unico, come la vita rinchiusa in questo testo così singolare, che dentro ha tanti piccoli pezzi che si librano come faville dalle fiamme.
Guardo la pioggia, continuo a leggere e mi chiedo in quanti pezzi si dilania una granata, in quante gocce si scioglie il temporale, di quante foglie è composto l’autunno.
Gospodinov diventa ormai presente, con le sue storie appena accennate, surreali, ironiche, molte altre amare e io mi chiedo di quante storie è composto uno scrittore, e di quanti corpi un uomo.
“Ognuno di noi porta sulle spalle una casa abbandonata…”
Dice poi in Malinconia che passa il peso, e questa sua semplicità così evocativa mi ricorda le poesie di Charles Simić, il suo Hotel Insomnia, autori diversi – sebbene siano entrambi scrittori e poeti – che però hanno l’ambizione che la scrittura possa posarsi ovunque come petali di tarassaco. La stessa ossessione di Cărtărescu, di Kerouac, di Monterroso…
Un soffio solo, un pizzico di tăgá, e la vita svanisce – morendo d’immenso – come un urlo sulla ruota panoramica.
Pierangelo Consoli
Recensione a Tutti i nostri corpi, storie brevi e superbrevi di Georgi Gospodinov, Voland, 2020, pagg. 160, 14 euro.