“Un’Enciclopedia per la Postmodernità”. Così è titolata la prefazione (a opera di Andrea Virga) del lavoro che qui si recensisce e, se ci si spinge a fondo, fino al significato etimologico del termine, ben si comprende il perché, intendendosi per “enciclopedia” (termine latino derivante a sua volta dal greco enkyklios paideia) una istruzione, didattica, di tipo circolare che arrivi a comprendere molte discipline (fosse possibile, tutto lo scibile umano).
L’opera di Prati non ardisce, chiaramente, alla sistematizzazione di tutto, bensì soprattutto dei concetti di mito e simbolo (non per nulla, seconda parte del titolo è: Epos e Icona), tratti così essenziali nella vita di – ci spingiamo a dire – tutte le generazioni umane fuorché quella odierna, così calata nell’immanente, nell’usa e getta.
L’autore è certo ben conscio del fatto che la comprensione di determinate tematiche è ottenibile solamente in seguito a ciò che da lui stesso è definito “combattimento spirituale” e ci avvisa di ciò fin dalla titolazione del suo scritto, Mitogonia, neologismo da egli stesso coniato che sta a indicare quanto l’agoghè (lotta) sia necessaria al fine di far proprio il fascino del mythos.
La struttura di Mitogonia viene paragonata a quella di due oggetti d’uso mediamente comune, la scacchiera e le caselle del gioco dell’oca: così come sessantaquattro sono le caselle delle basi dei due passatempi, l’opera in questione è suddivisa in otto parti, con ciascuna che a sua volta si sviluppa in otto punti.
Tali le otto parti, di fatto i capitoli in cui questi due volumi sono suddivisi (Symbolica, Mytica, Epica, Mystica, Logica ermetica, Iconografia, Kosmica, Poetica), all’interno delle quali possono venire trattati anche i medesimi argomenti. Ma sotto i differenti punti di vista cui l’associazione ai diversi capitoli sopra citati (che l’autore definisce col termine di Arti, riecheggiando volontariamente le nove cui le Muse sono preposte e le sette Arti liberali medievali) rimanda.
Dunque, il lettore può scegliere se accostarsi all’opera in maniera lineare (stile gioco dell’oca), ovverosia leggendo il saggio continuativamente dall’inizio alla fine, oppure tematica (stile scacchi/dama) e cioè completando la lettura di ogni singolo tema, trattato sotto la lente d’ingrandimento di tutte le Arti, prima di passare al successivo.
Gli argomenti lambiti dalla narrazione di Prati – sì, perché, pur avendo l’opera un impianto decisamente saggistico, è scritta in uno stile talmente piacevole, denso ma non ridondante, che quasi, come si fosse in un romanzo, ci si chiede “Ma come andrà mai a finire?” e si decide di proseguire di un’altra pagina – sono tali e tanti che produrne qui un elenco completo è compito da cui ci esimiamo volentieri. A ogni modo, per darne un semplice assaggio, essi – scelti fra le tradizioni di ogni tempo (chiaramente tenendo in ben più alta considerazione il Tempo Mitico così come definito dal fenomenologo e storico delle religioni romeno Mircea Eliade rispetto a quello storico) e luogo geografico – vanno dalla tematica dell’allegoria (con particolare focus sulle tre fiere dantesche e la Cerva bianca del Petrarca) a una (ri) lettura mitica di Pinocchio, Sandokan e La fabbrica di cioccolato; dalla considerazione di Ezra Pound sì come un profeta greco fino a spingersi ai riferimenti ermetici insiti nelle opere dei principali artisti “nostrani”, a un ragionamento sulla figura della Vergine Maria, all’analisi del concetto di Graal dato dalle più disparate tradizioni e via discorrendo.
Pur nella diversità (dal punto di vista tematico e della modalità) degli argomenti trattati, tali due tomi possono essere “messi a confronto” con Le nozze di Cadmo e Armonia di Roberto Calasso (Adelphi, Milano 1988), anch’esso – a suo modo – saggio enciclopedico, che ci accompagna però alla scoperta delle pagine meno conosciute, più misteriose della mitologia/mitografia ellenica. Ma, tanto questo libro può risultare ostico alla lettura – perlomeno in certe sue parti, quanto quello di Giacomo Maria Prati, pur nella precisione che potremmo definire chirurgica nei rimandi e nelle citazioni, possiede una semplicità (che non è affatto semplicismo) di scrittura, e conseguentemente di lettura, che ce lo fa prediligere.
Come altro concludere se non con un mai banale: “Buona lettura”?
Tra l’altro, avvicinandosi le Feste, se farete trovare sotto l’albero (o dovunque vi piaccia mettere i regali) quest’opera a un appassionato agli argomenti ivi trattati, mettiamo tranquillamente la mano sul fuoco della vostra bella figura.
Alberto De Marchi
Recensione al libro Mitogonia. Epos e Icona, di Giacomo Maria Prati, AGA Editrice, 2020, 2 voll., pagg. 672, € 50.