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Gian Luigi Piccioli. Tempo grande

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Tempo grande dell’abruzzese Gian Luigi Piccioli è stato rieditato dalla Galaad edizioni nel dicembre del 2018, con la curatela del critico letterario e giornalista Simone Gambacorta. Ambientato a Roma, specie Piazza di Spagna, sede dello studio televisivo dove lavorano il conduttore Marco Apudruen e lo scrittore Gigi Insolera, vede spostare la sua azione e ambientazione nei capitoli finali del romanzo nel cratere di Ngorongoro in Tanziania, teatro di un colpo di scena che imprime una svolta nella storia. I due protagonisti sono abissalmente diversi: cinismo, freddezza, ambizione, autocrazia caratterizzano il primo; sensibilità, delicatezza e introversione il secondo.

Nel bel mezzo del sodalizio irrompe la fascinosa fotoreporter Marianna Estensi e qui il plot si fa più denso e intrigante, portando alla luce le contraddizioni, i retroscena e , in primis, il cinismo della “ società dello spettacolo”, determinando una crisi di questa amicizia che all’inizio pareva solida. Testo intenso, dunque, che come dice Simone Gambacorta,”parla di paure, passioni, speranze, dolori, ipocrisie, tradimenti. E contempla, non a caso, il topos del triangolo amoroso…”.

La dimensione drammaticamente sentimentale, scatenata dalla bella Marianna Estensi, si colloca nel mondo dello spettacolo, delle cui dinamiche l’opera è denuncia senza mera condanna. E’ il mondo dei media l’oggetto dell’analisi, in particolare del medium, la televisione, anticipando profeticamente l’epoca del live e del reality, i cui meccanismi oscuri vengono portati alla luce. La prima edizione per la Rusconi è del 1984, che ci richiama ad Orwell e al Grande Fratello, e “Tempo grande è- così dice l’autore- l’implosione degli eventi di tutto il mondo contemporaneo in uno studio televisivo romano, a piazza di Spagna, e coinvolge la condizione esistenziale di chi ci lavora. A tale implosione corrisponde l’esplosione del potere totalizzante della tv”. Un romanzo quindi di estrema attualità, che anticipa infatti lo strapotere del medium televisivo, con tutte le dinamiche sottese. “Il tempo grande del titolo -afferma Simone Gambacorta- è un tempo che si è ingrandito, è il tempo della mutazione in atto, di una frontiera che si sposta, come un perimetro che scoscende e sfuma nell’evoluzione continuata(e anche metamorfica) di se stesso. E’ un tempo ignoto che porta in sé altro. E’ della contendibilità dei duplicati audiovisivi del reale, è il tempo di un potere che si afferma”. Mai parole potrebbero essere più opportune ed efficaci per cogliere la sostanza di questo trascurato contributo dello scrittore, cui pur è arriso il Premio Scanno 1984, che profeticamente anticipa i nostri tempi, in cui trasmissioni alla presenza di spettatori(reality e live) fanno leva su una emotività camuffata, in questo allarmante deserto emotivo nichilistico, denunciato da più parti della filosofia contemporanea. Un libro da leggere per riflettere, ma anche per lasciarsi catturare dal plot intrigante e dallo stile duttile che ben esprime le peculiarità dei personaggi stessi in una Roma che ora esalta, ora opprime. Leggete con me l’incipit che è”lezione di sapienza scrittoria”: “Da Porta Pinciana Gigi Insolera scese via Veneto lasciandosi alle spalle Villa Borghese, pensile sui muriccioli e appena bagnata dal sole. All’ingresso della metropolitana esitò; il divertente tapis roulant in pochi minuti lo avrebbe lasciato davanti agli studi televisivi della TDN, dove lavorava, a piazza di Spagna. Proseguì nell’aria trasparente tra i tavolini appena lavati di Harry’s. La libreria era aperta , e il suo ultimo romanzo non era più in vetrina”. Da qui possiamo desumere manzonianamente le caratteristiche del personaggio e il suo destino, perché la duttilità dello stile mimetico è la cifra di questo romanzo da rivalutare.

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