“Il segreto del Gran Maestro” di Gianluca Barbera (Chiarelettere, 2023 pp. 304 € 19.00) esce nelle librerie il 17 gennaio. Il libro è una straordinaria e perversa documentazione intorno al vertice gerarchico della rispettabile “fratellanza”, un viaggio lungo l’indecifrabile ed enigmatico potere delle ramificazioni illegali. Una ricerca intensa e assillante, tracciata dentro le torbide e occulte tortuosità della cronaca italiana, nel corrotto intreccio delle facoltà velate dei misteri italiani. Gianluca Barbera ripercorre l’inquietudine del male attraverso un romanzo denso, pieno di attrazione irresistibile per la coinvolgente qualità narrativa, supporta la disinvolta naturalezza delle parole con il ritmo arbitrario di una seducente confessione, coglie la scrupolosa e attendibile testimonianza dell’urgenza rivelatoria, insegue la correlazione impenetrabile e incontrollabile dei segreti della Repubblica Italiana. Trascina sapientemente il lettore nella riservatezza lucida e scaltra delle sconcertanti dichiarazioni, nelle vertiginose conferme di un resoconto contaminato dall’inviolabile protezione di documenti scottanti. “Il segreto del Gran Maestro” è un libro imperdibile, è un impressionante dinamica coraggiosa delle vicende descritte, contribuisce a far luce sui terribili fatti di cronaca e sulla loro indagine iniziatica, sui dettagli della paura e dell’orientamento conoscitivo dell’animo umano. Lo stile incalzante riempie la traiettoria risoluta delle pagine nella necessaria narrazione e annuncia la significativa e ininterrotta influenza della massoneria e della sua insondabile potenzialità. Gianluca Barbera, abile scrittore, esamina l’intricata e ambigua materia senza preconcetti, da voce alla spietata e diabolica libertà di espressione, nel requisito strategico del racconto, lasciando decantare la figura del protagonista G. come il personaggio essenziale che consegna, nel flusso ininterrotto del rendiconto, tutto ciò che nasconde dentro di sé. Il protagonista G. infatti rappresenta un’espressione di un destino che rintraccia la via dell’adattamento complice e spregiudicato con riferimento al contesto vissuto. G. indossa tante maschere, rappresenta l’accortezza rovesciata delle molteplici identità, è una lunga e inafferrabile ombra di tensione adagiata sugli imperscrutabili complotti e imprigionata nei pericolosi scandali e nei cupi avvenimenti. Il libro accoglie l’incontro sigillato e insistente tra G. e il giornalista d’inchiesta Marco Sangiorgi, impegnato in un docufilm sulla Loggia P2, con la stesura accattivante di una prolungata intervista. L’intelligente e acuta registrazione scritta del dialogo tra i due reinterpreta la perspicacia di ogni complicata e disarmante verità, incrocia le vite di entrambi nella svolta inattesa e insospettata di ogni depistaggio della storia. Gianluca Barbera dona un’efficace e ordinata chiarezza al messaggio criptico di ogni tentacolare controllo autorevole, sospende il giudizio, conduce un’equilibrata ricostruzione del silenzio nella corrispondenza colpevole degli interessi umani, sostiene l’uso della segretezza come dominio ponderato della comunicazione, la linearità palese dei collegamenti, mostra la disposizione della potenza sotterranea, inattaccabile, trafitta da sinistre simbologie. Affida alla frase finale del libro la sentenza neutrale, la profondità di una consapevolezza, nascosta nell’attitudine umana di deviare ogni conseguenza criminosa: “Nobody is blameless”.(Nessuno è senza colpa)
Rita Bompadre
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“Mi trovo concorde con Popper e con la sua conspiracy theory, secondo la quale, se non ricordo male, la tendenza di alcuni a spiegare i fenomeni sociali individuando uomini o gruppi d’interesse che, ottenendo un proprio tornaconto dal verificarsi di un determinato evento, abbiano cospirato per promuoverlo, sarebbe semplicemente ridicola. Il bisogno di credere che qualunque cosa avvenga nella società – guerre, disoccupazione, povertà, carestie, epidemie – sia il risultato di diretti interventi occulti di alcuni individui e potentati non è altro che una forma nuova di teismo (ossia di bisogno di una spiegazione divina, ultraterrena), oltre che un sintomo di immaturità e arretratezza personali e sociali, riducendo fenomeni complessi alla tipica situazione da capro espiatorio. Pasolini lo disse ancora più chiaramente: il complotto ci libera dal peso di avere a che fare con la verità. Aggiungo io: specie quando la verità ci racconta che i nostri guai derivano da un fallimento personale invece che da cause esterne, anche se è piuttosto comodo e consolante crederlo”.