Raul Gardini muore il 23 luglio del 1993, a Milano. Su dove e quando, nessun dubbio. Per quel che riguarda il come, invece, è tutt’altra storia. Suicidio o omicidio? Ecco, da questa domanda prende le mosse L’ultima notte di Raul Gardini, nuovo romanzo di Gianluca Barbera, edito da Chiarelettere.
Pur basato su fatti ampiamente documentati e discussi, su episodi e persone reali, va chiarito subito che il romanzo è una fantasia, l’esplorazione di un possibile mistero. Un’indagine, per dirlo in un’altra maniera. Un’indagine che ha il suo centro nella figura di uomo affascinante, imprenditore di successo, che ha attraversato un buon pezzo di storia recente italiana. E la cui morte è maturata nel contesto di uno dei periodi più oscuri e controversi degli ultimi decenni: Tangentopoli.
L’apertura del romanzo, come è giusto che sia, è tutta sul ritrovamento del cadavere. Il corpo di Gardini è in camera da letto, in testa un colpo di pistola, sparato a distanza ravvicinata. Dunque, l’ipotesi più probabile, parrebbe quella del suicidio. Anche perché proprio quel giorno Gardini sarebbe dovuto comparire davanti al pubblico ministero Antonio Di Pietro ed essere ascoltato in merito all’indagine sulla maxitangente Enimont. Colloquio, questo, che poteva essere il preludio a un arresto. C’è però qualcosa che non torna, fin da subito, piccoli dettagli che tra loro non combaciano, incongruenze. Mentre con una certa fretta si cerca di liquidare questa morte come suicidio, il giornalista d’inchiesta Marco Rocca si persuade che sotto ci sia qualcosa di diverso. Intuisce una verità più nascosta, segreta. Rocca è il vero e proprio protagonista del romanzo, a lui l’autore affida il ruolo del detective.
Man mano che la narrazione prende piede, la prospettiva degli eventi si allarga. Il romanzo procede, per così dire, in una doppia direzione. In avanti, seguendo il corso delle indagini, e indietro, recuperando il passato di Gardini e quello della dinastia dei Ferruzzi. Entrano in scena altri personaggi, c’è chi sostiene l’idea di un suicidio e chi invece no (Idina, per esempio, la moglie di Gardini, che si rifugia in convento e si dice certa dell’omicidio). Ma c’è anche chi crede possibile una terza via, una strada totalmente diversa. È Elisa Fusconi, la vedova di Serafino Ferruzzi, a sostenere l’esistenza di un’antica maledizione che grava sulla sua famiglia, maledizione di cui lo stesso Raul sarebbe caduto vittima.
È un romanzo veloce, questo, velocissimo. Per gran parte fatto di dialoghi, quasi una sceneggiatura cinematografica (e non è un caso che ne siano stati acquisiti i diritti per trarne una serie tv). A questa prima, evidente caratteristica, Barbera affianca anche una cura per la lingua che ne fa un testo di indiscutibile valore letterario. Costruisce il mistero con la stessa sapienza con cui, nei romanzi precedenti, ha saputo costruire l’avventura.
La vita di Raul Gardini – la sua ascesa e caduta – tra le mani abili di Barbera diventa mito. Ed è un’operazione, questa, che non è nuova per l’autore. D’altronde già gli splendidi Magellano e Marco Polo altro non erano che ricostruzioni immaginarie di vite realmente vissute. Certo, in questo caso a rendere le cose più complesse (e affascinanti) c’è la vicinanza nel tempo tra noi che leggiamo e la materia del racconto. Però ecco, è in questo che mi pare di intravedere uno dei grandi doni del Barbera narratore: la capacità di appropriarsi di un’esistenza e, attraverso quella, esplorare i confini della letteratura.
Edoardo Zambelli
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Gianluca Barbera, L’ultima notte di Raul Gardini, Chiarelettere, 2022, 324 pagine, 18,60 euro