“Un fatto strano” di Giordano Criscuolo (Eretica Edizioni, 2023 pp. 102 € 10.00) è un libro che omaggia il fascino dell’enigma nella rete dell’inesplicabile e ripercorre l’estrazione seducente e avvincente dell’originale mistero racchiuso nella singolarità del fatto raccontato. Giordano Criscuolo addotta uno stile accattivante per descrivere ogni impronta di coinvolgimento, affina la suspense investigativa di una storia, nel ritmo complesso di una verità sospesa e ingannevole, incantata dalla presenza di elementi imprevisti ed eccezionalmente magici. L’autore espande l’intensità delle parole, a partire dal perfetto e carismatico calibro dell’antefatto, la morte di Antonio Maria Volpe, in un giorno afoso d’estate nel giardino, costruisce con generosa abilità una trama assillante intorno alle insolite rivelazioni dell’indagine, trascina ogni rivelazione improvvisa nell’essenzialità intrigante e ironica delle confessioni, sostenendo sempre con disinvolta efficacia letteraria la curiosità e lo stupore. “Un fatto strano” conferma l’abilità di Giordano Criscuolo nell’attirare il lettore in un intreccio dettagliato di ammalianti raggiri e di imponderabili combinazioni fortuite, nella esatta e brillante facoltà di illustrare l’anima contraddittoria dei personaggi, stregati dall’apparenza suadente della confusione e dalla corrispondenza di ogni tangibile segreto.
Il romanzo discioglie il flusso tortuoso del rebus attraverso l’atmosfera madida ed estenuante dell’intervallo oscillante del tempo, si snoda attraverso il confronto affaticato tra il passato e il presente, deposita l’assurda divergenza tra la certezza razionale e la pratica empirica del dubbio. Giordano Criscuolo presenta, nelle lucide e acute pagine del suo romanzo, l’interpretazione incisiva di una osservazione allegorica, in cui individua l’energia resistente di ogni significato recondito e sottinteso, animato dalla padronanza evocativa e suggestiva dello strumento espressivo, dilata la dinamica temeraria e audace della macchinazione cinica delle deposizioni, affida alla tessitura accurata e scrupolosa dell’arco narrativo il groviglio del disorientamento e il paradigma della perplessità. “Un fatto strano” insegue l’inquietante traiettoria dell’impulso malvagio inabissato nella magnetica e ombrosa corrente emotiva, registra la sfumatura interiore di ogni congiuntura umana, decifra le coordinate dei sospetti utili per districare il raggiro dei sentimenti, per ordire l’estensione del fascino indiziato dell’animo umano ed esplorare la quotidianità con il tratto distintivo di uno straniamento, nella distorsione di una dimensione altra, inedita, occulta e sorprendente, congiunge la bizzarra essenza della vita nella connotazione imprevedibile e inaspettata del finale. L’autore con uno stile brillante, provocatorio e carismatico insinua il motivo sconcertante e fortuito della traccia morale nel respiro ancestrale tra il bene e il male, nell’accenno velato tra l’adeguata e ragionevole intesa della coscienza e la sua attinenza scorretta. Tra oggettività e simulazione la storia confonde ogni aspettativa risolutoria e stimola in un accordo straordinario il profondo contenuto delle probabilità, interrotte e instabili, tra le citazioni dell’incertezza, nella volontà di manifestare l’esitazione di una cronaca che forse non spegne mai completamente il residuo inquisitorio.
Rita Bompadre