Pensando a uno scrittore amico uscito dall’ospedale mi vengono in mente due annotazioni di grandi autori che avevo scelto per una presentazione di un suo libro che poi non ho fatto, non c’ero, sono sempre da un’altra parte, non so, il primo è Giorgio Manganelli (che Iddio lo benedica ovunque egli sia!) e l’altro è Giacomino mio:
• Il matto viene prima dello scrittore, dell’astrologo, dell’alchimista; in qualche modo, è la figura archetipa, l’esempio che costoro imitano. È ovvio che non si valuta un matto: non si dice «costui è un matto ‘bravo’», non ci sono matti migliori di altri; un matto è un capolavoro inutile, e non c’è altro da dire. (Il rumore sottile della prosa).
• Se gli scrittori conoscessero personalmente a uno a uno i lor futuri lettori, è credibile che non si prenderebbero troppa pena di procurarsi la loro stima scrivendo accuratamente, né forse pure scriverebbero. Il considerarli coll’immaginazione confusamente e tutti insieme, è quello che, presentandoli loro sotto il collettivo e indefinito nome e idea di pubblico, rende desiderabile o valutabile la loro lode o stima ec. (10 marzo 1829)» (Zibaldone, 4471).