“La consegna delle braci” di Giorgiomaria Cornelio (Luca Sossella Editore, 2021 pp.101 € 14.00) affida alla sacralità del testo poetico la regola propiziatoria della pietas umana, sostiene l’estrazione della coscienza, svincola il senso della colpa dalle suggestioni del preconcetto religioso e dell’ipotesi pagana, restituisce, attraverso l’esperienza della filologia e della accurata interpretazione, il lineamento della trascendenza, recapitando al lettore destinatario il principio della vocazione creativa. Il poeta pone il riconoscimento dell’uomo al centro della propria indagine, l’unità complementare nelle manifestazioni umane e divine, l’indagine del destino, il dominio della natura e il suo mutamento ermeneutico. I testi seguono l’esercizio del pensiero filosofico, la volontà originaria di una purificazione, evocano la ricerca estetica e catartica della conoscenza, l’ideale ascetico dell’insegnamento influenzato dall’espressione mistica della rinascita emotiva, rispondono alla contemplazione dello spirito e alla scintilla occulta e alchemica dell’essenza, sprigionano il residuo della bruciatura arsa dalla corruzione della materia, irradiano la sostanza primordiale dell’evoluzione interiore. Giorgiomaria Cornelio è profeta dell’iniziazione poetica e attraverso la profonda relazione speculativa con l’assoluto attua una espiazione esistenziale, concedendo alla propria padronanza umanistica la traduzione del possesso misterico di ogni abluzione devozionale. La benedizione della redenzione stilistica orienta il tono della salvezza, enfatizza la liberazione dalla sofferenza e lo slancio laico del linguaggio. La pratica votiva dell’opera indica la carità comprensiva contro la caducità e la provvisorietà delle disposizioni terrene, il cedimento della vanità e l’obiettività della misericordia. “La consegna delle braci” trasmette una dottrina escatologica nella finalità di esplorare il desiderio indulgente sovrumano, ricompone la documentazione intellettuale nella dialettica della letteratura sapienziale. La poesia di Giorgiomaria Cornelio consegna una confessione contratta, spiegata alla venerazione delle parole pronunciate, una funzione elegiaca di attrazione spirituale educata agli indizi meditativi del corpo e dell’anima, una solennità riflessiva, elegge il risveglio della reminiscenza, l’intensità immaginativa, biblica e allegorica, la tenacia della tangibilità nell’infuocata decorazione dell’iconografia e nell’osservazione della santificazione. Il prestigio suggestivo delle immagini riprodotte nel libro specifica l’esegesi letteraria nell’accordo di una simmetria tra il contenuto essenziale delle sentenze e il rilievo filologico del simbolismo. La poesia del silenzio elabora il tempo della propria espressione, suggerisce una liturgia del giudizio, congiunge l’interpretazione rivelatrice della realtà con l’esortazione dell’eloquenza, invoca il carattere dell’umanesimo per declinare l’equilibrio tra l’impulso e la ragionevolezza, inseguendo nella compiutezza del verso il distacco e la levità gregoriana del sentimento.
Rita Bompadre