Può un singolo concerto, per di più violentemente depauperato nella sua interezza e funestato da un serie di circostanze che nulla hanno a che fare con le sette note, essere fondamentale nella storia della musica, anzi, nella storia della fruizione della musica di un Paese?
La risposta è sì, assolutamente sì.
Qui in Italia, quel concerto è stato quello tenuto dai Led Zeppelin il 5 luglio 1971 al Vigorelli di Milano. E a cinquant’anni dal suo drammatico svolgimento, se ne torna a parlare con l’uscita della nuova edizione di “Led Zeppelin ’71. La notte del Vigorelli” di Giovanni Rossi (Tsunami Edizioni, pp. 271, € 20), che ritrova posto sugli scaffali delle librerie in una versione aggiornata ed arricchita da un corposo, bellissimo apparato fotografico.
Il merito (non di poco conto) di quest’opera risiede nell’analisi a 360 gradi che l’autore ha svolto sull’evento. Un’analisi che non viene ingolfata da una tendenza eccessiva alla minuzia storiografica (nonostante le fonti, soprattutto quelle giornalistiche, siano state passate al vaglio in gran quantità), ma viene invece resa molto più “digeribile” in termini narrativi da diversi elementi: in primo luogo, come era pur lecito aspettarsi, da una manciata di capitoli dedicati alla fondazione e all’ascesa di Page e soci quale band di punta del rock mondiale dell’epoca (con una apprezzabilissima propensione alla sintesi e senza troppi indugi sugli aspetti “gossip” e scandalosi che sempre caratterizzano la letteratura fiorita intorno alla parabola del gruppo). In secundis, da una puntuale ricognizione sulla cornice socio-politica di quegli anni che, di lì a poco, saranno tristemente contraddistinti da un’aura plumbea di violenza e di “militarizzazione” della diversità di veduta ideologica. Infine, ed è forse questo l’aspetto più importante tra quelli presi in esame, da un’agevole quanto esaustiva descrizione del modo di concepire l’organizzazione dei concerti che imperava (letteralmente) in Italia fino a quel momento.
A ciò, si aggiungano le preziose testimonianze riportate, che spaziano da quelle di alcuni protagonisti dello show (meravigliose quelle rese da alcuni membri dei New Trolls, che, quel 5 luglio 1971, si trasformarono di fatto nell’opening act dei Led Zeppelin) a quelle fornite da semplici spettatori che, ognuna a suo modo, contribuiscono a creare nuove prospettive di considerazione sulla notte del Vigorelli.
Preme poi sottolineare l’apprezzabile neutralità di indagine e di schieramento intellettuale da parte di chi scrive, che dà ampio spazio a tutte le varie interpretazioni relative alle cause degli scontri e della sfiorata tragedia che si consumarono quel giorno, senza mai propendere per la “condanna” o per l’assoluzione di una delle due “fazioni” – Polizia e agitatori politicizzati – coinvolte nei fatti. Di più: si rileva infatti la costante propensione a evidenziare sopra ogni cosa le conseguenze strettamente legate al mondo dell’organizzazione dei live e della fruizione della musica cosiddetta “popolare” che si innescarono da quella data fatidica in avanti. Leggendo questo “Led Zeppelin ‘71” si riusciranno dunque a capire tante cose in questo senso e, soprattutto, si potrà finalmente avere tutta una serie di risposte sul perché un certo tipo di musica e di cultura musicale abbiano avuto una vita così difficile dalle nostre parti. Risposte a volte molto scomode e gravate da una serie di incontrollati furori politici e di arretratezze di visione che condannarono per lungo tempo l’Italia ad essere una “periferia estrema” del rock, ma anche una fucina sperimentale di “contro-allestimenti” concertistici (soprattutto nella seconda metà degli anni Settanta del secolo scorso) estremamente innovativi.
Sarebbe bello poter parlare per ore di questo libro, ma per chi, come il sottoscritto, crede che una recensione debba evitare di anticipare quanto più possibile i dettagli che sostanziano il piacere della lettura, a un certo punto si impone il silenzio. Non prima però di aver “profetizzato” il sicuro gradimento che queste pagine sapranno ottenere.
Pagine che, per chi avrà avuto la fortuna di leggerle, provocheranno quelle accesissime, amabili discussioni tra veri appassionati che si protrarranno per lunghe, interminabili ore davanti a un bicchiere di qualcosa nel vostro locale preferito o, per i più “salutisti”, nel corso di una amena passeggiata sotto l’ombra degli alberi o in riva al mare.
Non lasciatevelo sfuggire!
In occasione del cinquantesimo anniversario dell’ormai famoso primo ed unico concerto dei Led Zeppelin in Italia, è da poco tornato in libreria,
Ed è un ritorno quanto mai gradito, visto che quell’ormai lontano 5 luglio 1971 continua ad essere una data fondamentale nella storia della musica e, soprattutto, nella storia della fruizione della musica in Italia: da quel giorno in poi, come in modo estremamente dovizioso viene raccontato in queste pagine, nel Belpaese non furono più le stesse.
Domenico Paris