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Giuliana Zeppegno. La luce che pioveva

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La luce che pioveva” è il romanzo d’esordio di Giuliana Zeppegno (L’Orma Editore 2022, pp. 168 € 18.00). Un libro che avvia la superficie elegiaca del tempo, incoraggia l’evoluzione della nostalgia, conferma l’intimità della corrispondenza materna, nell’accoglienza confidenziale di una eredità esclusiva e privata. L’autrice riceve la consuetudine affettiva di una figlia nei confronti della madre, orienta il senso della biografia familiare, ascolta l’insegnamento trasmesso attraverso la testimonianza del racconto e degli episodi che contraddistinguono l’appartenenza delle dinamiche spirituali ed esistenziali. Il libro ripone tra le pagine i delicati segreti della vita, accarezza la lusinga delle vicende, imprevedibili e improvvise, maturate con la saggezza dell’esperienza, elabora il riconoscimento della partecipazione sentimentale. Giuliana Zeppegno approfondisce la solidarietà di un legame prezioso, distingue l’espressività di un linguaggio narrativo dotato di eleganti e scrupolose descrizioni, realizza il contenuto dell’estensione poetica e suggestiva, padroneggia l’intensità esclusiva dei paesaggi, l’indagine emotiva delle sfumature e la tangibilità manifesta del profumo della continuità. La scrittura di Giuliana Zeppegno, elaborata con la fermezza delle immagini, racchiude il coinvolgimento dell’energia generazionale, genera l’ispirazione struggente e l’infinita fedeltà del passato, rafforza la riflessione sull’intermittenza delle occasioni, protegge la rappresentazione del ritratto umano del cuore. Conserva la memoria, concede il privilegio di sostenere, intorno alla svolgimento dei rapidi e incisivi capitoli, una documentazione sensibile. “La luce che pioveva” indica la traduzione distintiva del patrimonio immaginario dell’amorevole commozione, consegna la grazia delle parole, donate per proseguire la loro volontà di durare, abita una voce postuma, educa al sentimento della viva presenza, avvince l’incanto stabile del vissuto, percepisce la friabilità della realtà, suggerisce il vincolo evocativo di un cammino ultimato con la condivisione degli intenti appassionati, implica la persistenza dell’identità. La congiunzione singolare della maturità, oltre le difficoltà e le incertezze, trova il suo principio consistente nell’umanità di un linguaggio puro e lirico, allena l’accordo celebrativo dell’anima in relazione all’educazione con il mondo, analizza, oltrepassando la soglia della saggezza, il tramite essenziale della coscienza nella cognizione della stabilità interiore. Giuliana Zeppegno protegge il significato dei ricordi, accetta il privilegio di perdonare, la necessità della sopravvivenza, ricostruisce ogni accadimento autenticamente trascorso e sofferto contro la condizione della provvisorietà, illumina l’esecuzione della tenerezza, mantiene l’equilibrio della libertà. L’approfondimento della rigenerazione spirituale esorta la vitalità della ragione nelle seguenti parole: “La vita non è quella vissuta, ma quella che si ricorda e come la si ricorda per raccontarla.” (Gabriel Garcia Márquez)

Rita Bompadre

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